Napolitano (2013) e Mattarella (2015) nei discorsi di insediamento alla Presidenza della Repubblica

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

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Il settennato volge al termine e diventa sempre più pressante il rebus dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Nel clima di indecisione e mancato accordo tra le parti politiche, voci sempre più numerose chiedono la rielezione di Sergio Mattarella, che però ribadisce il proprio parere contrario. I protagonisti del confronto di oggi sono proprio Mattarella, con il discorso di insediamento pronunciato nel 2015, e Giorgio Napolitano, con il discorso pronunciato nel 2013 in occasione del primo e finora ultimo caso di rielezione del Capo dello Stato al secondo mandato .

Quello di Napolitano è un discorso molto severo, pieno di dure critiche rivolte alla classe politica e al Parlamento stesso, in parte dovute proprio alla stessa rielezione, che il Presidente ha cercato in ogni modo di evitare. Se alcune accuse sono esplicite, molte sono invece caratterizzate dal ricorso a strategie implicite: nel testo notiamo infatti diverse implicature e presupposizioni, ma ciò che più salta all’occhio è la presenza di numerosi esempi di vaghezza sintattica, che permettono di denunciare un comportamento negativo senza nominare il responsabile. Napolitano ricorre, ad esempio: a frasi passive prive di complemento di agente (“Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato.”), a complementi di causa efficiente (“L’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo“), a espressioni nominali che permettono di omettere le persone coinvolte (“Quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità.”, “Hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi“).

Il discorso di Mattarella ha invece un tono molto più pacato, non contiene attacchi e in generale si caratterizza come discorso istituzionale con pochi contenuti impliciti. Tra questi, vi facciamo solo notare un paio di implicature conversazionali che suggeriscono che il clima politico e civile in Italia non sia il migliore possibile. Mattarella dice: “La prospettiva di una vera unione politica va rilanciata senza indugio“, implicando che al momento non vi sia unione politica. Poco dopo aggiunge: ” [Vogliamo] Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace”, implicando che il popolo italiano attualmente non si senta comunità.

Tra poche settimane potremo ampliare il confronto con il discorso di insediamento di un nuovo Presidente (o forse con un’altra severa reprimenda del secondo Presidente rieletto?).

Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle regioni.

Lasciatemi innanzitutto esprimere, insieme con un omaggio, che in me viene da molto lontano, alle istituzioni che voi rappresentate, la gratitudine che vi debbo per avermi, con così largo suffragio, eletto Presidente della Repubblica.

È un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze, e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia.

So che in tutto ciò si è riflesso qualcosa che mi tocca ancora più profondamente, e cioè la fiducia e l’affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l’istituzione… E verso l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, di italiani, uomini e donne di ogni età e di ogni regione, a cominciare da quanti ho incontrato nelle strade, nelle piazze, nei più diversi ambiti sociali e culturali, per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale.

Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica.

Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l'autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è l'alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica.

Avevo egualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato.

A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi, dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso, dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni.

Ed è vero che questi mi sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi al livello delle istituzioni locali, maggiormente vicine ai cittadini, benché ora alle prese con pesanti ombre di corruzione e di lassismo.

Istituzioni che ascolto e rispetto, signori delegati delle Regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già presente nel Risorgimento e da perseguire finalmente con serietà e coerenza.

È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato.

Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare, per quanto potesse costarmi l'accoglierlo, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese.

La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato, come si è significativamente notato, schiusa una finestra per tempi eccezionali.

Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale.

Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato.

Senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente.

Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi, passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia.

È a questa prova che non mi sono sottratto.

Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità.

Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna.

Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti, che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale, non si sono date soluzioni soddisfacenti.

Hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi.

Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento.

Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato, e l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono.

Attenzione.

Il vostro applauso, quest'ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme.

Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005.

Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all'attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.

La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento.

Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.

Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario.

Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale.

Ma ho il dovere di essere franco.

Se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese.

Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana.

Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011, volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stato unitario, l'impegno a trasmettere piena coscienza di quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e delle grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo.

E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto.

Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando.

Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile.

Ecco, posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità, fuori di ogni banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti, sia per introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico, più equo e sostenibile.

È un discorso che, anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio, posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso, documenti di cui non si può negare, se non per gusto di polemica intellettuale, la serietà e concretezza, anche perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche non solo delle istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre istituzioni e associazioni qualificate.

Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare in sede politica ai fatti.

Se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive e si può naturalmente andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.

Vorrei solo formulare, a commento, due osservazioni.

La prima riguarda la necessità che al perseguimento di obiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici e di riforma delle istituzioni rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e Governo, tra Stato e regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato.

A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni e non occorre perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di Forze armate o di forze dell’ordine, della magistratura o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi.

Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti.

Signora presidente della Camera dei Deputati , signora vice presidente del Senato , signori parlamentari e delegati regionali .

Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea , ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle regioni , qui rappresentate .

Ringrazio la presidente Laura Boldrini e la vice presidente Valeria Fedeli .

Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto .

Un pensiero deferente ai miei predecessori , Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano .

Essi hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari .

A loro va l’ affettuosa riconoscenza degli italiani .

Al presidente Napolitano che , in un momento difficile , ha accettato l’ onere di un secondo mandato un ringraziamento particolarmente intenso .

Rendo omaggio alla Corte Costituzionale , organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale , al Consiglio Superiore della magistratura , presidio di indipendenza e a tutte le magistrature .

Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato .

La responsabilità di rappresentare l’ unità nazionale , innanzitutto .

L’ unità che lega indissolubilmente i nostri territori , dal nord al Mezzogiorno .

Ma anche l’ unità costituita dall’ insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini .

Questa unità rischia di essere difficile , fragile , lontana .

L’ impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze .

La lunga crisi , prolungatasi oltre ogni limite , ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo .

Ha aumentato le ingiustizie .

Ha generato nuove povertà .

Ha prodotto emarginazione e solitudine .

Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi .

Il lavoro che manca per tanti giovani , specialmente nel Mezzogiorno , la perdita di occupazione , l’ esclusione , le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali .

Sono questi i punti dell’ agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo .

Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione .

Per uscire dalla crisi , che ha fiaccato in modo grave l’ economia nazionale e quella europea , va alimentata l’ inversione del ciclo economico , da lungo tempo attesa .

È indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita , da articolare innanzitutto a livello europeo .

Nel corso del semestre di presidenza dell’ Unione Europea appena conclusosi , il governo - cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro - ha opportunamente perseguito questa strategia .

Sussiste oggi l’ esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna ...

Quel patto impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’ eguaglianza .

L’ urgenza di riforme istituzionali , economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità , risposte adeguate alle sfide , alle sfide che abbiamo di fronte .

Esistono , nel nostro paese , energie che attendono soltanto di trovar modo di esprimersi compiutamente .

Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito .

Penso alle imprese , piccole , medie e grandi che , tra difficoltà rilevanti , trovano il coraggio di continuare a investire , a innovare e a competere sui mercati internazionali .

Penso alla Pubblica Amministrazione , che possiede competenze di valore , ma che deve declinare i principi costituzionali adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini , che chiedono partecipazione , trasparenza , semplicità degli adempimenti , coerenza nelle decisioni .

Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro , ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana .

Parlare di unità nazionale , allora , significa ridare al paese un orizzonte di speranza .

Perché questa speranza non rimanga un’ evocazione astratta , occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società .

A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità , in patria come all’ estero .

Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso .

Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro paese .

La strada maestra di un paese unito è quella che indica la nostra Costituzione , quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali , corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica .

La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione , mentre dalla società emergono , con forza , nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati , avvertibili nella politica e nei suoi soggetti .

Condizione primaria ...

Era ...

Mi sarebbe ...

Mi sarebbe mancato un passaggio importante .

Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento .

La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari .

Un risultato prezioso ...

Si tratta di un risultato prezioso , che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti .

I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei .

Rappresentano inoltre , con la capacità critica e persino di indignazione , la voglia di cambiare .

A loro , in particolare , chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale , non dimenticando mai l’ essenza del mandato parlamentare .

L’ idea , cioè , che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari , ma si è rappresentanti ...

Si è , in queste aule , rappresentanti dell’ intero popolo italiano e , tutti insieme , al servizio del paese .

Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità .

Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio del bene comune , patrimonio ... patrimonio di ognuno e di tutti .

È necessario ricollegare alle istituzioni quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee .

La democrazia non è una conquista definitiva , ma va inverata continuamente , individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi .

È significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per compiersi il percorso di un’ ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione .

Senza entrare nel merito delle singole soluzioni , che competono al Parlamento nella sua sovranità , desidero esprimere l’ auspicio che questo percorso sia portato a compimento , con l’ obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia .

Riformare , cioè , la Costituzione per rafforzare il processo democratico .

Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo , bilanciando l’ esigenza ... bilanciando l' esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare .

Come è stato più volte sottolineato dal presidente Napolitano , un’ altra priorità è costituita dall’ approvazione di una nuova legge elettorale , tema sul quale è impegnato il Parlamento .

Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello stato nel ruolo di un arbitro , di garante della Costituzione .

È un' immagine efficace .

All’ arbitro compete la puntuale applicazione delle regole .

L’ arbitro deve essere - e sarà - imparziale .

I giocatori lo aiutino con la loro correttezza .

Il presidente della Repubblica è garante della Costituzione .

La garanzia più forte della Costituzione consiste , peraltro , nella sua applicazione , nel viverla giorno per giorno .

Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi , in una scuola ... il diritto allo studio in una scuola moderna , in ambienti sicuri .

Significa garantire il loro diritto al futuro .

Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro .

Significa ...

Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza , anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale .

Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici .

Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace .

Significa garantire i diritti dei malati .

Significa ...

Significa che ciascuno concorra , con lealtà , alle spese della comunità nazionale .

Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi .

Significa ...

Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni .

Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità .

Significa sostenere la famiglia , risorsa della società .

Significa garantire l’ autonomia e il pluralismo dell’ informazione , presidio di democrazia .

Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti ... ricordare il sacrificio di tanti che , settant'anni fa , liberarono l’ Italia dal nazifascismo .

Significa libertà .

Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili , nella sfera sociale come in quella economica , nella sfera personale e affettiva .

Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un forte senso di legalità .

La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute .

La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile .

Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini .

Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato .

Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci .

L’ attuale Pontefice , Francesco , che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi ...

Francesco ha usato parole severe contro i corrotti : " Uomini di buone maniere , ma di cattive abitudini " .

È allarmante la diffusione delle mafie , antiche e nuove , anche in aree geografiche storicamente immuni .

Un cancro pervasivo , che distrugge speranze , impone gioghi e sopraffazioni , calpesta diritti .

Dobbiamo incoraggiare l’ azione determinata della magistratura e delle forze dell’ ordine che , spesso a rischio della vita , si battono per contrastare la criminalità organizzata .

Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi .

Penso , tra gli altri , a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino .

Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste , competenti , tenaci e una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere .

Altri rischi minacciano la nostra convivenza .

Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa , seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti .

Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi , dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa , fino ai tragici fatti di Parigi .

Il nostro paese ha pagato più volte , in un passato non lontano , il prezzo dell’ odio e dell’ intolleranza .

Voglio ricordare un solo nome : Stefano Taché .

Stefano Taché è rimasto ucciso nel vile attentato alla Sinagoga nell' 82 , a Roma .

Aveva solo due anni .

Era un nostro bambino , un bambino italiano .

La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo chiuso della storia , da tempo .

Va condannato e combattuto chi strumentalizza ai fini di dominio il proprio credo , violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa .

Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe , io credo , un grave errore .

La minaccia è molto più profonda e più vasta .

L’ attacco è ai fondamenti di libertà , di democrazia , di tolleranza e di convivenza .

Per minacce globali servono risposte globali .

Un fenomeno ...

Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli stati nazionali .

I predicatori di odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati , che sfuggono , per la loro stessa natura , a una dimensione territoriale .

La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse .

Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica , esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione .

La lotta al terrorismo va condotta con fermezza , intelligenza , capacità di discernimento .

Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza .

Lo stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura .

Il sentimento della speranza ha contrassegnato l’ Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino .

Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra , speranze di affermazione dei valori di democrazia dopo l' 89 .

Nella nuova Europa l’ Italia ha trovato l’ affermazione della sua sovranità , un approdo sicuro , ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali .

L’ Unione Europea rappresenta oggi , ancora una volta , una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera unione politica va rilanciata senza indugio .

L’ affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà , sicurezza e giustizia .

Le guerre , gli attentati , le persecuzioni politiche , etniche e religiose , la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi .

Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case , che cercano salvezza e futuro proprio nell’ Europa del diritto e della democrazia .

È questa un’ emergenza umanitaria , grave e dolorosa , che deve vedere l’ Europa più attenta , l' Unione Europea più attenta , impegnata e solidale .

L’ Italia ha fatto ...

L' Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori , ai vari livelli , per l’ impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo .

A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace , che vede impegnati i nostri militari in tante missioni , deve essere consolidata con un’ azione di ricostruzione politica , economica , sociale e culturale , senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi .

Alle Forze Armate , sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza , rivolgo un sincero ringraziamento , ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’ assolvimento del proprio dovere .

Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina , Massimiliano Latorre e Salvatore Girone , trovi al più presto una conclusione positiva , con il loro definitivo ritorno in patria .

Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati , in zone spesso rischiose , nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo .

Di tre italiani , padre Paolo Dall’ Oglio , Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate .

A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano , insieme all’ augurio di fare presto ritorno nelle loro case .

Onorevoli parlamentari , signori delegati , per la nostra gente , il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni : l ’ ospedale , il municipio , la scuola , il tribunale , il museo .

Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi , con fiducia , i volti degli italiani : il volto spensierato dei bambini , quello curioso dei ragazzi , i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre , dei malati , e delle loro famiglie , che portano sulle spalle carichi pesanti .

Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto .

Il volto di chi ha dovuto chiudere l’ impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi .

Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri .

Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione , di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto .

Storie di donne e di uomini , di piccoli e di anziani , con differenti convinzioni politiche , culturali e religiose .

Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero , sicuro e solidale .

Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace .

Viva la Repubblica , viva l’ Italia !

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