Questa settimana, la lente di Oppp! si sposta su un fatto di cronaca avvenuto in occasione dell’apertura della stagione operistica al Teatro alla Scala di Milano. Secondo quanto riportato dalla stampa, dopo la rituale esecuzione dell’inno nazionale, dalla galleria è echeggiato il grido “Viva l’Italia antifascista!”. Come conseguenza, il signore responsabile dell’esternazione si è visto raggiungere dagli agenti della Digos, che hanno proceduto all’identificazione.
Ma perché un’affermazione non offensiva né violenta, di contenuto perfettamente legittimo, ha richiesto – nientemeno – l’appello alle forze dedicate al terrorismo e alle azioni eversive? Evidentemente, il problema non è la frase in sé. Se un sindaco o anche un comune cittadino, durante le celebrazioni per la festa del 25 aprile, proclamano con voce squillante “Viva l’Italia antifascista”, la conseguenza è generalmente un applauso. L’Italia è antifascista per Costituzione, e le esternazioni patriottiche non comportano di solito la convocazione dei nuclei antiterrorismo. La chiave dell’interpretazione di quanto accaduto è nel contesto, grazie al quale si coglie il contenuto implicito inteso dal presunto “sovversivo”.
Poiché, normalmente, a teatro il pubblico si attiene a un religioso silenzio, se qualcuno apre bocca non si può pensare che lo faccia per trasmettere un’informazione ovvia e irrilevante (“L’Italia è antifascista e io amo questo Paese”). Se lo fa, è perché quella frase nasconde un contenuto implicito, per la cui decodifica è di nuovo rilevante un elemento contestuale. In questo caso, non può sfuggire che nel palco d’onore sedevano tra gli altri il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il Ministro Matteo Salvini. Non è mistero che alcuni avversari politici e parte dell’opinione pubblica accusino gli esponenti della maggioranza di un orientamento destrorso un po’ troppo estremo, talvolta etichettato appunto come “fascista”. In questo contesto, il signore che grida “Viva l’Italia antifascista” sta di fatto intendendo o implicando, cioè trasmettendo per vie indirette: “Abbasso l’attuale maggioranza fascista!”. Questo contenuto è stato perfettamente interpretato dai responsabili della sicurezza che, vedendo in esso una possibile minaccia alle istituzioni, hanno preferito andare sul sicuro.
Un’interessante proprietà delle implicature è del resto la loro cancellabilità: il protagonista dell’episodio non ha dichiarato pubblicamente quello che probabilmente era il suo reale intento comunicativo. Alla stampa egli si è detto “sorpreso che per aver detto una frase costituzionale sia arrivata la Digos”, raccogliendo la compiaciuta solidarietà di una larga parte della sinistra, molto probabilmente consapevole del “gioco di impliciti” in corso. Stavolta i meccanismi impliciti non sono quindi stati sfruttati a fini persuasivi dai professionisti della propaganda, ma da un privato cittadino, che ha voluto approfittare di un’ottima occasione per esprimere la propria opinione politica ai diretti interessati senza incorrere in conseguenze troppo gravi.