L’implicito di questa settimana è dedicato alla questione di cui si sta molto discutendo nelle ultime ore: l’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza del Senato.
In un tweet molto chiacchierato, Enrico Letta sfrutta varie strategie implicite per attaccare dei colleghi: vediamo quali. L’espressione nominale con frase relativa “quei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà” presuppone, grazie alle proprietà dell’aggettivo dimostrativo “quei”, che esistano dei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno la maggioranza. Si tratta di un contenuto effettivamente vero, che Letta può presupporre, perché i voti dei soli senatori di maggioranza – considerata l’astensione di Forza Italia – non avrebbero permesso l’elezione di La Russa. Tuttavia, la formulazione di Letta riesce a inglobare anche un implicito tendenzioso. “Una maggioranza già divisa e in difficoltà” presuppone che la maggioranza sia divisa e in difficoltà: una versione dei fatti che corrisponde all’opinione di Letta, e che molti della destra negherebbero.
Nella seconda parte del tweet osserviamo poi la somma di tre contenuti impliciti: il verbo “certificare”, che appartiene alla categoria dei predicati fattivi, ha il potere di presupporre il contenuto che segue. L’espressione “certifica che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza” sottrae al vaglio critico dei destinatari il contenuto della frase subordinata, dando per scontato che sia vero che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza. L’espressione è anche vaga: se Letta dà per vero che una parte dell’opposizione sta mettendo in atto un comportamento truffaldino e irresponsabile, lascia indovinare ai suoi lettori di quale parte dell’opposizione sta parlando. Il contenuto è trasmesso solo per implicatura: qual è infatti la parte dell’opposizione che Letta vuole attaccare? Non il M5S o il gruppo Misto – nei confronti dei quali l’atteggiamento di Letta è neutro – ma il Terzo Polo di Calenda e Renzi. Benché implicito, l’attacco non è infatti sfuggito a Calenda, che pochi minuti dopo la pubblicazione del tweet di Letta lo riprende, difendendosi esplicitamente dall’attacco implicito, e dimostrandocene così tutta l’efficacia: