La lite sul Mes Meloni – Conte

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

Confrontiamo due discorsi tenuti in aula da due dei massimi rappresentanti della scena politica italiana contemporanea. Da una parte, il cliccatissimo discorso tenuto nel luglio 2020 da Giorgia Meloni contro l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dall’altra parte, un recente intervento di Conte che, con fermezza, ribalta le accuse ricevute da Meloni e le rinvia al mittente. Gli accesi scontri tra i due sono ormai regolare oggetto di cronaca, e recentemente hanno portato alla richiesta da parte di Conte di istituire un Giurì d’onore per verificare le accuse ricevute sul tema del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) proprio da Meloni.

Oltre alla specularità dei ruoli istituzionali ricoperti dai due politici al momento dei discorsi, i due testi mostrano una serie di similarità, tematiche e retoriche. Entrambi i discorsi sono caratterizzati da una critica notevolmente aggressiva, sia nei contenuti (impliciti ed espliciti) sia nei modi di espressione (i due politici gridano in più punti fino a perdere quasi la voce). Vediamo nel dettaglio alcuni contenuti veicolati implicitamente.

Il discorso di Meloni critica la gestione della pandemia da parte del Governo Conte II, e in particolare la proposta di prorogare lo stato di emergenza. Molti degli attacchi presenti nel discorso veicolano contenuti discutibili in maniera implicita, come ad esempio: “la sfrontatezza con la quale lei viene nel Parlamento della Repubblica italiana a spiegare a dei legislatori che, senza la proroga dell’emergenza, non potrebbe fare cose che lei può fare tranquillamente con strumenti ordinari”, dove si presuppone e si implica che Conte stesse facendo una richiesta sfrontata, politicamente ingiustificata (e quindi mossa da interessi personali). 

O anche: “Come se non esistessero i decreti-legge, che avete usato per fare qualunque cosa in Italia, e quindi ci spiega che noi le dobbiamo dare dei poteri speciali. Forse si sente ormai così importante, così potente, da poter venire qui a deridere il Parlamento della Repubblica”, dove si implica che Conte abbia abusato dello strumento del decreto-legge (lasciando però vago a quali casi ci si riferisca), e che stia avanzando una richiesta oltraggiosa. 

Una serie di implicature veicola poi degli attacchi diffamatori tramite domande retoriche (uno strumento che osserveremo anche nel discorso di Conte con toni molto simili): “Davvero lei crede a quello che ha detto, presidente Conte? Davvero lei crede che non comporterà un problema al nostro turismo dire al cospetto del mondo che l’Italia ha ancora una situazione di emergenza […]? Davvero lei pensa che gli investitori che vorrebbero mettere i loro soldi in Italia continueranno a farlo se noi diciamo che questa nazione ha un’emergenza? […] Davvero lei pensa quello che ha detto? Perché io non posso credere che lei lo pensi davvero. Quello che io devo credere è che non le interessa”.

Il punto di massima escalation nel discorso di Conte (quantitativamente molto meno implicito di Meloni) presenta un meccanismo retorico simile: “Oggi avete portato alla chetichella in fretta e furia la votazione sul Mes, che nascondevate nei meandri delle commissioni. Oggi siete qui, e che pensate che gli italiani siano così stupidi che col voto di oggi, semmai sarà un no immaginiamo, voi mascherate i vostri fallimenti sull’immigrazione, sulla stabilità e crescita? Ma che avete preso gli italiani, per un popolo di stupidi?”. In questo passaggio Conte implica che il governo Meloni stia prendendo in giro i cittadini usando strategicamente la votazione sul Mes, e presuppone (ovvero fa passare come un dato di fatto già noto a tutti) che il governo abbia fallito ripetutamente su immigrazione, stabilità e crescita. 

In un altro passo del suo discorso, sempre parlando del Mes, Conte lancia un attacco agli ex oppositori del suo governo: “Noi lo abbiamo rifiutato quando tutti lo volevano. Quando tutti volevano costringere l’Italia a prendere questo strumento costruito per shock asimmetrici che assolutamente non serviva in pandemia”. L’espressione veicola contenuti discutibili presupposti (grazie alla subordinata “quando…”) e vaghi: infatti solo con molta approssimazione si può dire che tutti lo volessero – la realtà sarà stata verosimilmente più articolata. 

In un attacco di Meloni troviamo la stessa combinazione di strategie implicite: “Il Ministero della Verità. Una serie di esperti nominati per dirci che le verità che racconta chi si permette di contestare il governo (presupposizione + vaghezza) sono delle menzogne e le menzogne che racconta il governo (presupposizione + vaghezza) invece sono verità.

Politicamente diversi, ma forse retoricamente non così distanti… OPPP! Continuerà a tenerli d’occhio.

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Ogni contenuto discutibile è evidenziato con un colore diverso che corrisponde al tipo di implicito linguistico usato dal parlante in quell’occasione. Il tipo di implicito è indicato nell’etichetta che compare al passaggio, e che ne esplicita anche la funzione comunicativa.

Ogni contenuto implicito serve a realizzare un certo obbiettivo nella comunicazione: cioè, è dotato di una Funzione comunicativa. Ad esempio: Autoelogio, Elogio di altri, Attacco, Difesa e Opinione personale. 

La Presupposizione è un contenuto presentato come se i destinatari ne fossero già al corrente: in questo modo non sono indotti a metterlo in discussione.

L’Implicatura è un contenuto che non è detto esplicitamente, ma è lasciato intuire. Poiché lo implica lui, il destinatario si accorge di meno che gli è stato trasmesso dall’emittente. 

Un’Espressione vaga è compatibile con molti diversi contenuti concreti, per cui è difficile accorgersi se essa sia falsa o esagerata.

Un Topic, per i linguisti, è un’informazione presentata come se se ne stesse già parlando, quindi come se fosse già abbastanza accettata nel discorso.