Giuseppe Conte (2020) e Mario Monti (2011) di fronte a crisi nazionali

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

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Questa settimana abbiamo messo a confronto il ricorso agli impliciti linguistici nei discorsi tenuti da due premier italiani in occasione di momenti di crisi attraversati dal nostro Paese. Vi presentiamo l’analisi degli impliciti nel discorso con cui Giuseppe Conte l’11 marzo 2020 ha annunciato l’inizio del lockdown per fronteggiare l’epidemia di Covid-19, e l’analisi degli impliciti di un frammento del discorso tenuto da Mario Monti al Senato il 18 novembre 2011, giorno dell’insediamento del suo governo, voluto dalle forze politiche per fronteggiare la crisi economica. Buona lettura!

Vorrei cominciare ringraziando prima di tutto, ancora una volta, i medici, gli operatori sanitari, i ricercatori, che semmai anche in questo momento che vi parlo stanno lavorando senza sosta negli ospedali per combattere l’emergenza sanitaria, per curare i nostri malati.

Il mio grazie va anche a tutti voi, che state rispettando le misure che il governo ha adottato per contrastare la diffusione del virus.

Vi ringrazio, so che, perché so che state cambiando le abitudini di vita, state compiendo dei sacrifici, e so che non è facile, ma sappiate che queste vostre rinunce – piccole e grandi – stanno offrendo un grande contributo prezioso al paese.

L'Italia, possiamo dirlo forte, con orgoglio, sta dando prova di essere una grande nazione, una grande comunità, unita e responsabile.

In questo momento tutto il mondo ci guarda: certamente ci guardano per i numeri del contagio, vedono un paese che è in difficoltà.

Ma ci apprezzano anche perché stiamo dando prova di grande rigore, di grande resistenza.

E io ho una profonda convinzione, vorrei condividerla con voi.

Domani non solo ci guarderanno ancora, e ci ammireranno, ci prenderanno come esempio positivo di un paese che, grazie al proprio senso di comunità è riuscito a vincere la sua battaglia contro questa pandemia.

Siamo, lo ricordo, il paese che per primo, in Europa, è stato colpito più duramente dal coronavirus, siamo anche quelli però che stanno reagendo con la maggior forza, con la massima precauzione, diventando giorno dopo giorno un modello anche per tutti gli altri.

Governare significa avere una visione a 360 gradi.

Questa sfida, ormai lo sappiamo bene, riguarda la salute dei cittadini, è una sfida che mette a dura prova il nostro sistema sanitario nazionale, ma riguarda anche la tenuta della nostra economia, del nostro tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese.

Nelle scelte che ho fin qui assunto abbiamo tenuto conto, insieme a tutti i ministri, di tutti gli interessi, di tutti i valori in gioco.

Ho fatto un patto con la mia coscienza.

Al primo posto c’è e ci sarà sempre la salute degli italiani.

Soli pochi giorni fa vi ho chiesto di cambiare le vostre radicate abitudini di vita, rimanendo a casa il più possibile, uscendo solo lo stretto necessario.

La stragrande maggioranza di voi italiani ha risposto, lo devo dire, in modo straordinario.

Quando ho adottato queste misure – che limitano anche alcune delle nostre amate libertà - ero consapevole che si trattava di un primo passo e ragionevolmente non sarebbe stato l'ultimo.

Oggi, è chiaro, siamo consapevoli che in un paese grande, moderno, complesso, come il nostro, bisogna procedere gradualmente affinché tutti possano comprendere il difficile momento che stiamo vivendo e anche predisporsi per accettare i cambiamenti richiesti.

Ora, questo è il momento di compiere un passo in più.

Quello più importante.

L’Italia rimarrà sempre una zona unica.

L’Italia protetta.

Ma ora disponiamo anche la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione dei negozi di generi alimentari, di prima necessità, delle farmacie e delle parafarmacie.

Nessuna corsa, attenzione, non è necessario fare nessuna corsa quindi per acquistare cibo nei supermercati.

Chiudiamo però negozi, bar, pub, ristoranti, lasciando la possibilità di fare consegne a domicilio.

Chiudono anche parrucchieri, centri estetici, chiudono i servizi di mensa che non garantiscono la distanza di un metro di sicurezza.

Per quanto riguarda le attività produttive e professionali, va attuata il più possibile la modalità del lavoro agile, vanno incentivate le ferie, i congedi retribuiti per i dipendenti.

Restano chiusi i reparti aziendali non sono indispensabili per la produzione.

Industrie, fabbriche, potranno ovviamente continuare a svolgere le proprie attività produttive a condizione che assumano protocolli di sicurezza adeguati a proteggere i propri lavoratori al fine di evitare il contagio.

Sono incentivate le fabbriche e le industrie a predisporre misure che siano adeguate per reggere questo momento.

Quindi regolazione dei turni di lavoro, ferie anticipate, chiusura dei reparti non indispensabili.

Resta ovviamente garantito lo svolgimento dei servizi pubblici essenziali tra cui i trasporti, dei servizi di pubblica utilità, dei servizi bancari, postali, finanziari, assicurativi, nonché di tutte quelle attività necessarie, comunque accessorie, rispetto al corretto funzionamento dei settori rimasti in attività.

Saranno garantite le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare, comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività, quindi continueranno le loro attività nel rispetto ovviamente della normativa igienico-sanitaria.

La regola madre rimane la stessa.

Dobbiamo limitare gli spostamenti alle attività lavorative, per motivi di salute, o per motivi di necessità come il caso di fare la spesa.

È importante essere consapevoli che abbiamo cominciato da poco a cambiare le nostre abitudini, l’effetto di questo nostro grande sforzo potremo vederlo solo tra poche settimane, un paio di settimane.

Nessuno quindi deve pensare che già domani, nei prossimi giorni, potremo misurare l'impatto di queste misure.

Per avere un riscontro effettivo dovremo attendere quindi queste... un paio, come dicevo, di settimane.

E questo è molto importante.

Quindi lo voglio dire.

Se i numeri dovessero continueranno a crescere – cosa niente affatto improbabile - non significa che dovremo affrettarci a varare nuove misure.

Non dobbiamo fare una corsa cieca verso il baratro, dobbiamo essere lucidi, misurati, rigorosi, responsabili.

A breve nominerò anche un commissario delegato per potenziare la risposta delle strutture ospedaliere a quest'emergenza sanitaria.

Sarà un commissario che avrà ampi poteri di deroga, che lavorerà per rafforzare soprattutto la produzione, la distribuzione di attrezzature per terapie intensive e sub-intensive.

Avrà anche il potere di creare nuovi stabilimenti, di impiantare nuovi stabilimenti per la produzione di queste attrezzature e per sopperire alle carenze sin qui riscontrate.

La persona che nominerò sarà il dottor Domenico Arcuri, che è amministratore delegato di Invitalia, e si avvarrà di questa struttura già consolidata, già esperta nel settore industriale.

Si coordinerà con il dottor Borrelli e con la struttura attuale della Protezione Civile.

Permettetemi di aprire una parentesi e di ringraziare tutte le donne e gli uomini della Protezione Civile, e il dottor Borrelli per l'incredibile lavoro che stanno sin qui facendo.

Voglio dirvi un’ultima cosa.

Se saremo tutti a rispettare queste regole, usciremo più in fretta da questa emergenza.

Il paese ha bisogno della responsabilità di ciascuno di noi, della responsabilità di 60 milioni di italiani che quotidianamente compiono piccoli grandi sacrifici.

Per tutta la durata di questa emergenza.

Siamo parte di una medesima comunità.

Ogni individuo si sta giovando dei propri ma anche degli altrui sacrifici.

Questa è la forza del nostro paese, una "comunità di individui" come direbbe Norbert Elias.

Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani.

Tutti insieme ce la faremo.

Signor presidente , onorevoli senatrici , onorevoli senatori .

È con grande emozione che mi rivolgo a voi come primo atto del percorso rivolto ad ottenere la fiducia del Parlamento al governo ieri costituito .

L' emozione è accresciuta dal fatto che prendo oggi la parola per la prima volta in quest' Aula , nella quale mi avete riservato , qualche giorno fa , un' accoglienza che mi ha commosso .

Sono onorato di entrare a far parte del Senato della repubblica .

Desidero rivolgere un saluto deferente al capo dello stato , presidente Napolitano , che con grande saggezza , perizia e senso dello stato ha saputo risolvere una situazione difficile in tempi ristrettissimi nell' interesse del paese e di tutti i cittadini .

Vorrei anche rinnovargli la mia gratitudine per la fiducia accordata alla mia persona , per il sostegno e la partecipazione che mi ha costantemente assicurato nei miei sforzi per comporre un governo che potesse soddisfare le richieste delle forze politiche e , al contempo , dare risposte efficaci alle gravi sfide che il nostro paese ha di fronte a sé .

Rivolgo il mio saluto ai presidenti emeriti della repubblica , ai senatori a vita e a tutti i senatori .

Mi auguro di poter stabilire con ciascuno di voi anche un rapporto personale come vostro collega , sia pure l' ultimo arrivato .

Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di governo , lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica .

Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l' azione quotidiana di ciascuno di noi dignità , credibilità , autorevolezza .

Da parte mia , da parte nostra , vi sarà sempre una chiara difesa del ruolo di entrambe le Camere quali protagoniste del pubblico dibattito .

Un ringraziamento specifico e molto sentito desidero , infine , esprimere al vostro , al nostro presidente .

Il presidente Schifani ha voluto accogliermi , fin dal primo istante di questa mia missione - come potete immaginare , non semplicissima - , svoltasi , in gran parte , a Palazzo Giustiniani , con una generosità e una cordialità che non potrò dimenticare .

Rivolgo , infine , un pensiero rispettoso e cordiale al presidente , onorevole dottor Silvio Berlusconi .

Mio predecessore , del quale mi fa piacere riconoscere la , l' impegno nel facilitare , in questi giorni , la mia presa di successione a lui .

Il governo riconosce di essere nato per affrontare in spirito costruttivo e unitario una situazione di seria emergenza .

Io vorrei usare questa espressione : governo di impegno nazionale .

Governo di impegno nazionale significa assumere su di sé il compito di rinsaldare le relazioni civili e istituzionali , fondandole sul senso dello stato .

È il senso dello stato , è la forza delle istituzioni che evita la degenerazione del senso di famiglia in familismo , dell' appartenenza alla comunità di origine in localismo , del senso del partito in settarismo .

E io ho inteso fin dal primo momento il mio servizio allo stato non certo con la supponenza di chi , considerato tecnico , venga per dimostrare una asserita superiorità della tecnica rispetto alla politica .

Al contrario , spero che il mio governo e io potremo , nel periodo che ci è messo a disposizione , contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente - permettetemi di usare questa espressione - i cittadini e le istituzioni , i cittadini alla politica .

Io vorrei , noi vorremmo aiutarvi tutti a superare una fase di dibattito - che fa parte , naturalmente , della vita democratica - molto , molto acceso , e consentirci di prendere insieme , senza alcuna confusione delle responsabilità , provvedimenti all' altezza della situazione difficile che il paese attraversa , ma con la fiducia che la politica che voi rappresentate sia sempre più riconosciuta , e di nuovo riconosciuta , come il motore del progresso del paese .

Le difficoltà del momento attuale : l' Europa sta vivendo i giorni più difficili dagli anni del secondo dopoguerra .

Il progetto che dobbiamo alla lungimiranza di grandi uomini politici , quali furono Konrad Adenauer , Jean Monnet , Robert Schuman e vorrei molto sottolineare Alcide De Gasperi , e che per sessant'anni abbiamo perseguito , passo dopo passo , dal Trattato di Roma - non a caso di Roma - all' atto unico , ai Trattati di Maastricht e di Lisbona , è sottoposto alla prova più grave dalla sua fondazione .

Un fallimento non sarebbe solo deleterio per noi europei .

Farebbe venire meno la prospettiva di un mondo più equilibrato in cui l' Europa possa meglio trasmettere i suoi valori ed esercitare il ruolo che ad essa compete , in un mondo sempre più bisognoso di una governance multilaterale efficace .

Non illudiamoci , onorevoli senatori , che il progetto europeo possa sopravvivere se dovesse fallire l' Unione Monetaria .

La fine dell' euro disgregherebbe il mercato unico , le sue regole , le sue istituzioni .

Ci riporterebbe là dove l' Europa era negli anni cinquanta .

La gestione della crisi ha risentito di un difetto di governance e , in prospettiva , dovrà essere superata con azioni a livello europeo .

Ma solo se riusciremo ad evitare che qualcuno - con maggiore fondamento , con minore fondamento - ci consideri l' anello debole dell' Europa , potremo ricominciare a contribuire a pieno titolo all' elaborazione di queste riforme europee .

Altrimenti ci ritroveremmo soci di un progetto che non avremo contribuito ad elaborare , ideato da paesi che , pur avendo a cuore il futuro dell' Europa , hanno anche a cuore i loro interessi nazionali , tra i quali non c' è necessariamente un' Italia forte .

Il futuro dell' euro dipende anche da ciò che farà l' Italia nelle prossime settimane .

Anche : non solo , ma anche .

Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico .

Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo .

Quel rapporto è oggi al medesimo livello al quale era venti anni fa ed è il terzo più elevato fra i paesi dell' OCSE .

Per raggiungere questo obiettivo , intendiamo far leva su tre pilastri : rigore di bilancio , crescita ed equità .

Nel ventennio trascorso l' Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici , sebbene alzando l' imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese , più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente .

Tuttavia , quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita .

L' assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti .

Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio , sulla discesa del rapporto fra debito e PIL .

Ma non saremo credibili , neppure nel perseguimento e mantenimento di questi obiettivi , se non ricominceremo a crescere .

Ciò che occorre fare per ricominciare a crescere è noto da tempo .

Gli studi dei migliori centri di ricerca italiani avevano individuato le misure necessarie molto prima che esse venissero recepite nei documenti che in questi mesi abbiamo ricevuto dalle istituzioni europee .

Non c' è nessuna originalità europea nell' aver individuato ciò che l' Italia deve fare per crescere di più .

È un problema del sistema italiano riuscire a decidere e poi ad attuare quelle cose che noi italiani sapevamo bene fossero necessarie per la nostra crescita .

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni .

Anzitutto permettetemi , e mi sentirete dire spesso questo : non c' è un loro e un noi .

L' Europa siamo noi .

E sono per lo più - quelli che poi ci vengono in un turbinio di messaggi , di lettere e di deliberazioni dalle istituzioni europee - , sono per lo più provvedimenti volti a rendere meno ingessata l' economia , a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita , migliorare l' efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche , favorire l' ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne , le due grandi risorse sprecate del nostro paese .

L' obiezione che spesso si oppone a queste misure è che servono , certo , ma nel breve periodo fanno poco per la crescita .

È un' obiezione dietro la quale spesso si maschera - riconosciamolo - chi queste misure non vuole , non tanto perché non hanno effetti sulla crescita nel breve periodo - che è vero che non hanno - , ma non vuole perché sono , perché si temono che queste misure , si teme che queste misure ledano gli interessi di qualcuno .

Ma , evidentemente , più tardi si comincia , più tardi arriveranno i benefici delle riforme .

Ma soprattutto : le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate sì da convenienze finanziarie immediate , ma - mettiamocelo in testa - sono guidate dalle loro aspettative su come sarà l' Italia fra dieci , vent'anni , quando scadranno i titoli che acquistano oggi .

Quindi non c' è iato tra le cose che dobbiamo o fare oggi o avviare oggi , anche se avranno effetti lontani , perché anche gli investitori , che ci premiano o ci puniscono , agiscono oggi ma guardano anche agli effetti lontani .

Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita , influendo sulle aspettative degli investitori , possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse , con conseguenze positive sulla crescita stessa .

I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi .

Maggiore sarà l' equità , più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia - mi auguro - sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere .

Equità significa chiedersi quale sia l' effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società , quelle che hanno la forza di associarsi , ma anche sui giovani e sulle donne . Dobbiamo renderci conto che se falliremo , se non troveremo la necessaria unità di intenti , la spontanea evoluzione della crisi finanziaria ci sottoporrà tutti , ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione , a condizioni ben più dure .

La crisi che stiamo vivendo è internazionale , questo è ovvio ma conviene ripeterlo ogni volta , anche ad evitare demonizzazioni .

È internazionale - lo sto dicendo a tutti - ma l' Italia ne ha risentito in maniera particolare .

Secondo la commissione europea , al termine del prossimo anno il prodotto interno lordo dell' Italia sarebbe ancora quattro punti e mezzo al di sotto del livello raggiunto prima della crisi .

Per la stessa data , l' area dell' euro nel suo complesso avrebbe invece recuperato la perdita di prodotto dovuta alla crisi .

Francia e Germania raggiungerebbero questo traguardo , di riportarsi al livello pre-crisi , nell' anno in corso .

La relativa debolezza della nostra economia precede l' avvio della crisi .

Tra il 2001 e il 2007 il prodotto italiano è cresciuto di 6,7 punti percentuali , contro i 12 della media dell' area dell' euro , i 10,8 della Francia , gli 8,3 della Germania .

I risultati sono deludenti al Nord come al Sud .

E non vi propongo un paragone con la Cina o con altri paesi emergenti , ma con i nostri colleghi e amici stretti della zona euro .

La crisi ha colpito più duramente i giovani .

Ad esempio , nei 15 paesi che componevano l' Unione europea fino al 2004 , tra il 2007 e il 2010 il tasso di disoccupazione nella classe di età 15-24 anni è aumentato di 5 punti percentuali , in Italia di 7,6 punti percentuali .

Il nostro paese rimane caratterizzato da profonde disparità territoriali .

Il lungo periodo di bassa crescita e la crisi le hanno accentuate .

Esiste una questione meridionale : infrastrutture , disoccupazione , innovazione , rispetto della legalità .

I problemi del Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più , ma di una razionale modulazione delle risorse .

Esiste anche una questione settentrionale : costo della vita , delocalizzazione , nuove povertà , bassa natalità .

Il riequilibrio di bilancio , le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali .

Occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali , nel duplice binario di responsabilità e di reciprocità .

In quest' ottica , per richiedere - per rispondere , scusate - alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali , che ho ascoltato con molta attenzione , devo ...

PRESIDENTE : Per cortesia .

È meglio che ...

Se dovete fare una scelta - mi permetto di rivolgermi a tutti - , ascoltate , non applaudite !

Non ripeto il valore costituzionale delle autonomie speciali perché se no arrivano di nuovo applausi , ma l' ho già detto e lo avete ascoltato .

In quest' ottica , per rispondere alla richiesta formulata dalle istituzioni territoriali nel corso delle consultazioni , ho deciso in questa prima fase di assumere direttamente le competenze relative agli affari regionali .

Spero in questo modo di manifestare una consapevolezza condivisa che il lavoro comune con le autonomie territoriali debba proseguire e rafforzarsi , nonostante le difficoltà dell' agenda economica .

In tale prospettiva , si dovrà senza indugio operare per un uso efficace dei fondi strutturali dell' Unione europea .

Sono consapevole che sarebbe un' ambizione eccessiva da parte mia , da parte nostra , pretendere di risolvere in un arco di tempo limitato , quale è quello di questa fine legislatura , problemi che hanno origini profonde e sono radicati in consuetudini e comportamenti consolidati .

Ciò che ci prefiggiamo di fare è impostare il lavoro , mettere a punto gli strumenti che permettano ai governi che ci succederanno di proseguire un processo di cambiamento duraturo .

Per questo il programma che vi sottopongo oggi si compone di due parti , che hanno obiettivi e orizzonti temporali diversi .

Da un lato , una serie di provvedimenti per affrontare l' emergenza , assicurare la sostenibilità della finanza pubblica e restituire fiducia nelle capacità del nostro paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata .

Dall' altro , delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali , in modo da ampliare le opportunità per le imprese , i giovani , le donne e tutti i cittadini , in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale .

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