Bonino e Anselmi: un confronto sul ruolo della donna tra anni ’70 e ’80

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

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Un saluto al pubblico OPPP!

Alla luce della fervente ripresa del dibattito sulle questioni di genere, questa settimana proponiamo l’analisi di una coppia di discorsi che riguardano il ruolo e le libertà femminili. Confrontiamo un comizio tenuto nel 1976 dall’Onorevole Emma Bonino del Partito Radicale, e un discorso tenuto in Aula nel 1989 dall’Onorevole Tina Anselmi, Democrazia Cristiana. Il confronto, sia quantitativo che qualitativo, rivela significative differenze tra i due testi.

Il discorso di Bonino presenta una serie di richieste politiche a tutela delle donne (alle quali si rivolge direttamente, esortandole a partecipare attivamente alla vita politica del Paese e quindi ai processi decisionali), e di attacchi agli avversari, e in particolare alla DC. Il discorso, che in proporzione fa maggiore uso di strategie implicite, è caratterizzato da un’alta frequenza di implicature e presupposizioni, come nei seguenti esempi: “Innanzitutto, noi speriamo che dopo il 20 giugno Zaccagnini non abbia più nessun titolo per proporre assolutamente niente, né alle donne, né ai cittadini in generale e a nessuno mai”, dove implica che Zaccagnini sia persona inadeguata addirittura a svolgere qualsivoglia incarico o azione. Riferendosi alla proposta di creazione di un ministero sulla condizione femminile dice: “con un po’ di burocrazia in più, vediamo di risolvere il problema. E così tentano di rimetterci in un altro ghetto, questa volta un ghetto parlamentare”, presupponendo che le donne siano state già messe in un ghetto, e implicando che la DC con la sua proposta mostri di volere isolare i problemi femminili invece che risolverli – e che quindi non abbia a cuore gli interessi delle donne. 

Le implicature veicolano spesso attacchi nella forma di frasi ironiche, piuttosto frequenti nei comizi, nei quali i politici cercano di stabilire una certa vicinanza con il loro pubblico: “Sapete, […] che Saragat in un discorso ufficiale (tanto per dirvi l’acume dei nostri dirigenti politici, eh), in un discorso ufficiale dice che lui capisce il problema delle donne, anzi non ci dorme notte e giorno. Noi lo invitiamo magari a bere un po’ meno, a pensare altrettanto meno alle donne”; o ancora: “Forse Saragat, che è sicuramente un esperto di vini, che può fare delle enciclopedie bellissime sulle annate del Barolo, io non credo che abbia niente da dire, ma proprio niente, alle donne”. Parlando nello specifico dell’aborto, dichiara poi: “Prima c’erano i tre medici, il tribunale dell’Inquisizione, poi dice che tre medici son troppi allora uno, il quale, novello Sherlock Holmes della situazione già non sa fare il medico, si inventava addirittura poliziotto e in una settimana controllava dalla portinaia se le condizioni economiche che noi dichiaravamo erano veramente gravi”.  

Nel discorso rivolge anche un’accusa a Tina Anselmi stessa, sempre veicolato in forma di implicatura ironica: “Bene, amico Zaccagnini, proprio non ce ne frega niente di avere un altro ghettino, con un ministro donna a capo di questo Ministero della condizione femminile. Non a caso questa proposta, però, è stata subito accolta molto bene da Tina Anselmi, che ha dichiarato ufficialmente che lei prima di essere donna è democristiana. È nata così, eh! Prima di nascere era democristiana, poi si è scoperta donna.”

 
Il discorso di Tina Anselmi si presenta invece come un’esposizione più generica sulla situazione del welfare, con particolare focus su questioni economiche, e tocca in maniera molto mitigata la questione dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro e delle politiche sociali necessarie a promuoverlo. Difatti, la strategia di implicitazione prevalente qui è quella della vaghezza, tratto caratteristico della retorica politica della prima repubblica, cioè del politichese, che il Grande Dizionario dell’Uso di De Mauro nel 1999 definisce come gergo deliberatamente oscuro, tecnico, per lo più incomprensibile, utilizzato dai politici. Retorica in cui Tina Anselmi si inserisce perfettamente dal punto di vista cronologico.

Vediamo alcuni estratti in cui la politica si avvale di vaghezza, per lo più, secondo noi, per mitigare e non far trapelare l’eventuale affinità ideologica che avrebbe legato il suo discorso a quelli dei suoi avversari di sinistra, che ad esempio chiedevano a gran voce fondi per l’istituzione di scuole della prima infanzia:
“[…] il dovere di pensare alle politiche che guardano al futuro, in modo da consegnare il Paese alle generazioni che verranno in una situazione non compromessa , e una concezione delle riforme che riguardano le condizioni   fondamentali dei cittadini che tenga conto   della necessità di equilibrare maggiormente le situazioni, più che provocare differenze incolmabili”.  Anselmi lascia molto vago di quali riforme e differenze incolmabili ci si debba occupare. O anche: “In secondo luogo, alcuni servizi sociali permettono di agevolare l’ accesso di entrambi i coniugi, e in particolare della donna, al lavoro extradomestico, con   conseguente beneficio per il reddito familiare”. Di quali servizi si parla? Resta piuttosto oscuro. Probabilmente in funzione di mettere maggiormente in focus gli aspetti più economici della questione femminile – ovvero il fatto che se la donna lavora conviene a tutti, a tutta la famiglia – piuttosto che l’aspetto legato a un effettivo avanzamento sociale e culturale del ruolo della donna, come rimarcato, tra l’altro, in un commento finale: “Il tutto poi deve necessariamente tenere conto che il 95 per cento degli italiani vive nell’ ambito di una convivenza di tipo familiare, e quindi le misure da proporre devono essere finalizzate alla famiglia, che è, e rimane, l’ unità fondamentale di   riferimento, anche dal punto di vista che stiamo trattando”.

Quello della vaghezza è un tratto che non caratterizza affatto il discorso di Bonino, la quale invece, come visto, si esprime in maniera molto diretta sia per quanto riguarda le misure politiche e sociali che richiede, sia per quanto riguarda i personaggi politici che critica, come ad esempio: “Ma dobbiamo andare a chiedere a Fanfani sul serio, ancora, se per favore possiamo usare la pillola?” 

Alla luce del dibattito in corso, abbiamo ritenuto interessante notare le differenze tematiche, sia esplicite che implicite, tra i due discorsi: uno in cui si sentono le accuse (talvolta implicite) e le richieste di una donna politica di sinistra alla fine degli anni ’70, uno in cui si sentono quelle (non troppo chiare) di una donna politica di centro-destra nel 1989.

Compagne , io non so se avete letto il settimanale " Tempo " questa settimana .

Se non l' avete letto , vi comunico una proposta Zaccagnini per le donne .

Innanzitutto , noi speriamo che dopo il 20 giugno Zaccagnini non abbia più nessun titolo per proporre assolutamente niente , né alle donne , né ai cittadini in generale e a nessuno mai .

Questa è la prima speranza .

In secondo luogo , decliniamo fin d' ora l' offerta Zaccagnini , che è questa .

" Care donne , siete cresciute , siete in tante , mannaggia a voi siete anche 2 milioni in più degli elettori maschi , quindi bisogna fare i conti con voi .

E allora noi vi diciamo che dopo il 20 giugno la Democrazia Cristiana vi fa una proposta .

Offre per le donne un Ministero da costruire , il Ministero sulla condizione femminile " .

Oh !

Guido , con un po ' di burocrazia in più , vediamo di risolvere il problema .

E così tentano di rimetterci in un altro ghetto , questa volta un ghetto parlamentare .

Siamo sempre state in un ghetto della società , in due locali più servizi , in scuole solo per le donne , le scuole femminili , adesso ci danno anche un ghetto in Parlamento .

Così lo intitoliamo " uteri e affini " , ci litighiamo magari tra di noi però non rompiamo gli accordi , in generale .

Bene , amico Zaccagnini , proprio non ce ne frega niente di avere un altro ghettino , con un ministro donna a capo di questo Ministero della condizione femminile .

Non a caso questa proposta , però , è stata subito accolta molto bene da Tina Anselmi , che ha dichiarato ufficialmente che lei prima di essere donna è democristiana .

È nata così , eh !

Prima di nascere era democristiana , poi si è scoperta donna .

E anche Tullia Carrettoni , indipendente di sinistra , ha subito detto che in fondo è un' idea .

Bene , noi diciamo che non è un' idea manco per niente , che il problema è quella della presenza delle donne in tutti i posti di responsabilità politica .

Ma che cosa volete che ce ne importi di questo ghettino dove trattiamo i nostri problemi ?

Quello che ci interessa è , per esempio , essere presenti al Ministero della Sanità , per fare in modo che le donne sappiano dove partorire invece di partorire in piedi .

Per fare in modo che gli ospedali funzionino , che le cliniche private non siano in mano ai preti o al Vaticano .

Perché , se non aboliamo il Concordato , nessuna riforma sanitaria è possibile !

Se noi non riusciamo a gestire e a controllare queste case di cura private dove però dentro si fanno aborti a settecentomila lire con la benedizione del prete presente , perché si compra tutto e magari ti danno anche l' indulgenza , capito , come quelle che si vendevano all' anno Santo .

Diecimila , indulgenza firmata dal Papa .

Cinquemila , indulgenza firmata dal vescovo che conta un po ' meno .

Ecco .

Allora , noi diciamo : " E perché l' abrogazione del Concordato è un tema , compagne , che ci tocca così da vicino ? " .

Perché non sarà possibile nessuna riforma sanitaria , se non toglieremo le cliniche private che sono in mano al clero .

Non sarà possibile nessuna riforma della scuola , se noi i nostri figli a casa cerchiamo di educarli in qualche modo , ma poi vanno alla scuola materna dove ci son sempre le suore che gli insegnano tutt' altro , dove cominciano da piccole a fargli vedere la Madonna e noi veniamo su sempre così , con due ruoli ben precisi .

Sapete , forse l' ho già detto l' altra volta , a Piazza Navona , che Saragat in un discorso ufficiale ( tanto per dirvi l' acume dei nostri dirigenti politici , eh ) , in un discorso ufficiale dice che lui capisce il problema delle donne , anzi non ci dorme notte e giorno .

Noi la invitiamo magari a bere un po ' meno , a pensare altrettanto meno alle donne , non ce ne frega niente .

Bene , ma che in fondo noi donne abbiamo sbagliato modello , perché la nostra vera liberazione passa attraverso l' imitazione della Madonna .

Bene .

Allora , noi di imitare la Madonna , indistintamente , tutte , ci abbiamo anche provato sempre , eh .

Non c' è verso , perché così ci insegnano da piccole .

Ma che è un simbolo così lontano dai nostri problemi di ogni giorno , è una donna che ha così rifiutato il suo corpo e la sua sessualità che è madre vergine , l' unica al mondo , poi non è mai più successo .

Perché i nostri problemi sono completamente diversi .

Noi vogliamo una sessualità libera , una sessualità nostra , controllata e gestita con la contraccezione .

E proprio della Madonna , nulla .

Ma tutta la mariologia è così .

Guardate , la dottrina che ci insegnano ha come donne solo due ruoli .

O la Madonna , moglie e madre vergine ( se non riusciamo a essere madri vergini ci assolvono , pazienza ) , l' altra figura della donna è solo la Maddalena , la puttana .

E ti insegnano da piccola che o ti inserisci in questa situazione di istituzione di moglie e madre , oppure non c' è alternativa , non c' è nessun'altra possibilità .

Bene .

Forse Saragat , che è sicuramente un esperto di vini , che può fare delle enciclopedie bellissime sulle annate del Barolo , io non credo che abbia niente da dire , ma proprio niente , alle donne .

Per non parlare di Tanassi , che sa tutto sugli aeroplanini , quelli che volano , certo , e che alle donne ha solo da proporre di abortire in aereo per unire l' utile al politico , ma che non ha nient'altro da dirci .

Bene , io credo che lo sforzo di tutte noi deve essere quello di mandare in pensione questa gente .

Ladri , truffatori , speculatori , sulla nostra pelle e sulla nostra vita .

Dobbiamo riprenderci la vita .

E , quando io dico " riprenderci la vita " , dico anche riprenderci la politica .

Perché la vita è politica e la politica è vita .

Io spesso mi sento dire , dalle donne come dagli uomini : " Io non mi interesso di politica , perché la politica è una cosa sporca " .

Ebbene , compagne , proprio quando non ci siamo mai interessate di politica , non è vero che non abbiamo fatto politica .

L' abbiamo fatta sempre , ma come maggioranza silenziosa , come supporto elettorale di un regime che ci ha oppresse e che continua a opprimerci .

E allora è vero che noi abbiamo sempre votato per suggerimento .

Dell' amico , del fratello , del padre , del marito , del figlio e , in mancanza di tutti questi , o in aggiunta di tutti questi , per consiglio del prete , che è un' altra figura che c' è sempre .

E abbiamo sempre delegato ad altri i nostri problemi .

Io penso che sia venuto il momento di riprenderci in mano queste cose .

Ma guardiamo quest' anno , la nostra esigenza di liberazione , quando dicevamo basta con l' abuso speculativo , quando dicevamo basta all' aborto clandestino , quando noi dicevamo aborto libero per non morire , ma abbiamo detto da vent'anni contraccezione per non abortire , bene , che cosa hanno fatto i partiti politici ?

Il PSI per non rompere col PCI , il PCI perché non deve rompere con la DC : " Care compagne , arrangiatevi " .

Questo è poi il discorso .

Perché fino a un mese fa che quegli stessi partiti che adesso ti vengono a chiedere il voto , bene , fino a un mese fa delle nostre esigenze di liberazione ne hanno fatto solo il tema di compromessi più o meno vergognosi per la nostra dignità , ma di noi si sono assolutamente scordati .

Prima c' erano i tre medici , il tribunale dell' Inquisizione , poi dice che tre medici son troppi allora uno , il quale , novello Sherlock Holmes della situazione già non sa fare il medico , si inventava addirittura poliziotto e in una settimana controllava dalla portinaia se le condizioni economiche che noi dichiaravamo erano veramente gravi .

Bene , noi diciamo che questi medici , tutori della moralità pubblica e in particolare della moralità delle donne , che poi sono quelli che fino a ieri ti hanno fatto abortire a mezzo milione , che fino a ieri ti han dato della puttana perché chiedevi la pillola , adesso improvvisamente diventano i tutori nostri .

Bene , diciamo : " No grazie , ci gestiamo da noi " .

Eppure , in tutto il Parlamento , compagne , solo il compagno Fortuna , socialista e radicale , con un gesto esibizionistico , come è stato definito , ha saputo far saltare questo compromesso .

Bene , allora io dico che se qualche volta serve essere esibizionisti , pronti .

Siamo anche folkloristici .

Ben , benissimo .

Dicono che facciamo le battaglie in odore di santità .

Bene , se così piace sfottere , d' accordo .

Sicuramente non le facciamo in odore di petrolio , sicuramente non sappiamo di zucchero , sicuramente non sappiamo di aeroplani , ma combattiamo con le nostre forze e anche con la nostra povertà , con la nostra mobilitazione di tutti i giorni .

" Eppure , adesso no , adesso in campagna elettorale , care donne , cercate di starvene buone che ci pensiamo noi " .

E ti vengono a chiedere il voto .

Bene , compagne , io dico che non dobbiamo più delegare , in un contesto più generale .

Parliamo un attimo di questa famosa proposta di governo di emergenza .

Allora , pare che dopo il 20 giugno andiamo a un tavolino tutti insieme .

Fanfani , per favore venga anche lei , che già è molto brutto ma non fa niente .

Saragat , venga a bere un goccettino con noi .

Tanassi , per carità , venga anche lei perché altrimenti i nostri rapporti con gli Stati Uniti come li teniamo ?

La Malfa , ci venga a proporre la prossima sventura .

Visto che le prepara lei , le sa senz' altro , quindi ci venga a dire le prossime .

Si accomoda anche De Martino e magari papà Berlinguer .

Bene , compagne ma cittadini tutti , in un governo di questo tipo , ma che cosa crediamo di poter far passare ?

Guardate , noi abbiamo chiesto , in cinque anni , alla Democrazia Cristiana due riforme civili senza spesa .

Il divorzio e poi l' aborto .

Senza spesa , non costano niente a nessuno .

Servono solo alla felicità della gente e a una vita meno traumatica .

Bene , i seguaci paolini ci hanno risposto no , brutalmente .

E allora , quando chiederemo le prossime riforme che invece costeranno miliardi ai ladri democristiani , quando noi chiederemo la riforma sanitaria che significherà miliardi , quando noi chiederemo la riforma fiscale che costerà miliardi a chi ha rubato finora , quando noi proporremo la riforma tributaria , la riforma delle Società per azioni , bene , come speriamo che possano passare ?

Non son passate le riforme senza spese e speriamo che passino le riforme dove i ladri che ci hanno affamato finora devono restituire un po ' di miliardi ?

È chiaro che sarà un governo fissato in un immobilismo assurdo .

Ma io chiedo solo una cosa .

Proprio non capisco perché si debba rincorrere sempre la DC .

Perché pare che in Italia senza Moro non si vive più .

Ma proviamo a dire che forse senza Moro si vive meglio , che la sinistra deve trovare il coraggio di governare , e che non si può fare un pateracchio astorico invece del compromesso storico .

Che , se si va a votare ...

Io nella mia ingenuità politica , pensavo che , quando cade una legislatura e uno va a votare , va a votare per cambiare , o no ?

Perché se dobbiamo andare a votare per non cambiare , allora tanto voleva non andarci .

Allora , se vogliamo andare a votare per cambiare , che cosa vorrà dire un governo d' emergenza ?

Ma che cosa vorrà dire che ci ritroviamo tutti quanti insieme ?

Gli oppressori e gli oppressi , tutti quanti .

Cosa pensiamo di fare ?

Sarà un altro governo assurdo .

E allora noi diciamo da dieci anni " unità e alternativa delle sinistre " per cambiare la vita , e anche per cambiare la qualità della vita .

E io credo che noi donne , solo all' interno di questo tipo di alternativa , avremo forse la speranza di avere degli spazi , di portare avanti autonomamente il nostro discorso .

Ma dobbiamo andare a chiedere a Fanfani sul serio , ancora , se per favore possiamo usare la pillola ?

Oppure telefoniamo direttamente a Paolo Sesto : " Ci dica , per favore , secondo lei che facciamo ? " .

Oppure , per controllare un attimo questa speculazione enorme che avviene negli enti inutili gestiti dalla DC e dai preti , ecco , per sciogliere questi enti , chiediamo il permesso a Moro o andiamo direttamente dal cardinal Benelli ?

Allora , pensiamoci un attimo , pensiamo un attimo a cosa vuol dire .

Onorevole presidente , onorevole ministro , onorevoli colleghi .

Le difficoltà che il nostro Paese è chiamato a superare esigono certamente che il parlamento si muova nell' ambito delle proprie prerogative e competenze , avendo chiara la necessità di selezionare in modo prioritario le diverse spinte che vengono dal Paese .

La solidarietà , il superamento della disuguaglianza , il concetto di bene comune sono i principali parametri attraverso i quali occorre che il potere legislativo compia le necessarie scelte .

È in momenti come quelli che stiamo affrontando che si misurano le capacità del potere normativo di cogliere le effettive esigenze della popolazione .

A questo vanno uniti le necessità di compiere scelte che ci permettano di rimanere al livello dei Paesi più avanzati , il dovere di pensare alle politiche che guardano al futuro , in modo da consegnare il Paese alle generazioni che verranno in una situazione non compromessa , e una concezione delle riforme che riguardano le condizioni fondamentali dei cittadini che tenga conto della necessità di equilibrare maggiormente le situazioni , più che provocare differenze incolmabili .

Tutte queste necessità vanno certamente inquadrate in una visione più generale dello stato sociale , come noi lo dobbiamo intendere .

La profonda crisi che caratterizza in questi ultimi tempi il welfare state deve impagnarci più concretamente a proporre e portare avanti soluzioni ai problemi che interessano da vicino tutti i cittadini .

La crisi dello stato sociale , da un lato , ha certamente un carattere economico , a causa della gestione della spesa pubblica e dei suoi effetti inflazionistici , ma anche un marcato carattere ideologico , in quanto tale concezione incontra sempre più crescenti difficoltà nel garantirsi il consenso dei cittadini .

Tale aspetto deriva dal fatto che il welfare state è sempre più percepito come degenerazione assistenzialistica del sistema sociale e non come correttamente dovrebbe essere interpretato , e cioè come lo stato dei servizi sociali .

Per questo è giusto che il parlamento , massima espressione della rappresentanza popolare , si sforzi di supportare le proprie decisioni verificando l' impatto sociale che i propri provvedimenti comportano nei riguardi dei cittadini .

Gli obiettivi fondamentali che il parlamento deve proporsi nel valutare le conseguenze del proprio agire sulle situazioni sociali dovranno essere essenzialmente incentrati nel superamento di una concezione residuale e riparatoria dell' assistenza e sulla promozione dell' autosufficienza della persona e della solidarietà dei gruppi .

Il motivo fondamentale che ci deve guidare nel portare avanti gli impegni che la mozione in discussione ci indica , è quello del superamento delle disuguaglianze che ancora esistono in modo così massiccio nella nostra società .

La crescita della ricchezza , il miglioramento del tenore di vita , la diffusione dei consumi opulenti , rischiano di far dimenticare le persistenti disugualianze nella distribuzione di quelle risorse che concorrono a determinare la qualità della vita , e cioè l' istruzione , il lavoro , il reddito , la funzione dei servizi sociali , le condizioni abitative eccetera .

C' è da dire che sulla disuguaglianza è in atto un processo culturale e psicologico tendente a rimuovere il fenomeno e a minimizzarne la portata .

Un primo aspetto di questa tendenza è costituito dalla concentrazione dell' attenzione sulle nuove povertà , le povertà postmateriali , indipendentemente dalla mancanza di reddito .

Nel contempo si tende a considerare superata la vecchia povertà , quella economica , o quanto meno a sottovalutarne l' entità .

Al massimo si riconosce che situazioni di povertà economica sono presenti nel Mezzogiorno .

Un secondo aspetto della tendenza citata consiste nel ridurre la realtà della disuguaglianza all' esistenza , alle opposte estremità , di una fascia di poveri e di una fascia di ultraricchi , e nel collocare la grande maggioranza dei cittadini in una vasta area di ceti intermedi che non presenterebbe al suo interno rilevanti differenze nelle condizioni di vita .

Questa tripartizione della società non trova riscontro nella realtà .

I dati in nostro possesso , così come illustrati dal rapporto sulla povertà del 1985 della commissione Gorrieri , ci dicono che le situazioni reali sono ben differenti .

Esiste nella nostra società una fascia altamente privilegiata , comprendente il 15 per cento degli italiani .

Esiste una fascia del 47 per cento che viene considerata intermedia .

E vi è infine un 38 per cento di cittadini rappresentanti l' area del disagio economico , più o meno grave , comprese le situazioni di vera e propria povertà .

È quindi un panorama molto variegato quello che ci si presenta , e che mette in luce situazioni per le quali gli interventi devono necessariamente essere differenziati .

Un analogo quadro ci viene offerto anche da altre indagini , anche più recenti .

Mi riferisco alla relazione del CENSIS del 1987 e alle varie indagini della Banca d' Italia sui consumi delle famiglie italiane .

In questa situazione , un processo redistributivo di ampio respiro , quale è imposto da queste gravi disuguaglianze che ancora solcano la società italiana , deve investire innanzitutto risorse fondamentali , quali l' istruzione e il lavoro , l' una e l' altro concepiti nel loro duplice significato di fattori di promozione umana e di mezzi che permettono di procurarsi reddito .

Non rientra ovviamente nell' ambito di una riforma delle prestazioni monetarie il tema della promozione , dell' incremento , della redistribuzione delle due risorse citate .

Ma è bene avere sempre presente che gli strumenti di redistribuzione monetaria del reddito debbono svolgere una funzione complementare rispetto all' obiettivo primario di assicurare a tutti adeguati livelli di istruzione generale e di specifica formazione professionale , e all' obiettivo parimenti primario , di offrire a tutti la possibilità di accedere a proficuo lavoro .

Un terzo obiettivo deve proporsi una politica tendente al superamento delle disuguaglianze : quello di assicurare , in tutte le aree geografiche , un' adeguata offerta di servizi sociali .

Problema che chiama in causa l' efficienza e la efficacia di servizi di carattere generale , quali ad esempio quelli sanitari , ma che investe anche la dotazione di una rete di servizi sociali diretti a rispondere a specifiche e diversificate esigenze della persona e della famiglia .

La politica sociale deve proporsi la diffusione di uno standard minimo di servizi in tutte le aree del Paese , parte delle quali oggi ne sovrabbondano , rispetto alla domanda , mentre altre ne sono gravemente carenti , specie nel Mezzogiorno .

Non è superfluo sottolineare l' importanza dei servizi sociali , prima di tutto per la loro funzione , di per se stessa fondamentale , di sostenere e , ove occorra , surrogare l' opera di assistenza nei confronti dei più deboli , svolta dalla famiglia e dalle reti informali , che vanno da parenti e vicini a varie forme di volontariato e di semivolontariato .

In secondo luogo , alcuni servizi sociali permettono di agevolare l' accesso di entrambi i coniugi , e in particolare della donna , al lavoro extradomestico , con conseguente beneficio per il reddito familiare .

Infine i servizi possono svolgere una rilevante funzione redistributiva se , ferma restando l' offerta universalistica a tutti i cittadini , si estende la diversificazione dellecquote di concorso nei costi secondo fascecsociali di reddito familiare , da tempo praticata dai comuni di varie regioni , soprattutto del nord .

La politica dell' istruzione , dell' occupazione e dei servizi non sempre è risolutiva nella lotta contro la disuguaglianza .

In particolare , la diffusione dell' occupazione , che potrebbe esser determinante per la disponibilità di reddito , non è facile da realizzare con effetti immediati .

Inoltre , esistono , e purtroppo continueranno ad esistere , situazioni di povertà e di disagio economico derivanti da circostanze varie e complesse della vita .

Per questi motivi , uno stato democratico ha il dovere di intervenire , anche sul terreno della distribuzione monetaria del reddito .

Le decisioni in proposito sono spesso turbate dalla diversità di opinioni , che talora si manifestano in forme estremizzate , a favore o contro la cosiddetta monetizzazione degli interventi .

La linea cattolica sulla funzione della famiglia , e in essa della donna , assegna la priorità alle prestazioni monetarie .

La cultura nord-europea del welfare state , con le accentuazioni introdottevi dai movimenti femminili , ha puntato invece al massimo trasferimento possibile delle funzioni della famiglia a carico dei servizi pubblici .

La situazione di emergenza più sopra descritta esige uno sforzo di ricerca di soluzioni ragionevoli , il più possibile libere da condizionamenti ideologici .

Una soluzione ragionevole e rispondente alla domanda reale dalla gente deve basarsi su un mix di interventi , che comprenda l' uso combinato e complementare della politica dei servizi e della redistribuzione monetaria .

In particolare , la redistribuzione monetaria , fisco e trasferimenti , attuabile a livello nazionale deve proporsi un intervento di zoccolo , tendente a garantire il raggiungimento di un minimo di reddito spendibile a tutti coloro che dispongono di un reddito insufficiente per vivere .

L' intervento di zoccolo deve essere integrato , a livello locale , da un' ampia , diversificata ed elastica offerta di servizi , capace di rispondere in modo mirato alla varietà e specificità dei bisogni che emergono nelle realtà territoriali da parte di particolari gruppi sociali , nonché di singole persone o famiglie .

Questa , del resto , è la linea unanimemente proposta dalla commissione d' indagine sulla povertà , istituita presso la presidenza del consiglio .

Il tutto poi deve necessariamente tenere conto che il 95 per cento degli italiani vive nell' ambito di una convivenza di tipo familiare , e quindi le misure da proporre devono essere finalizzate alla famiglia , che è , e rimane , l' unità fondamentale di riferimento , anche dal punto di vista che stiamo trattando .

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