La lente di OPPP! questa settimana si sposta sui grandi cartelloni pubblicitari promossi da Regione
Liguria, raffiguranti splendidi paesaggi coronati dallo slogan: “La Liguria è un’altra cosa.”
I lettori più attenti avranno già indovinato che la prima strategia di implicitezza in azione è la
vaghezza, che in questo caso si manifesta – in primo luogo – con l’eliminazione di un elemento sintattico e logico obbligatorio. Infatti, dicendo che la Liguria è “un’altra cosa” si omette deliberatamente il termine di paragone: un’altra cosa rispetto a cosa? Al nostro afoso bilocale vista tangenziale o a un
lussureggiante atollo della Polinesia Francese? In secondo luogo, che cosa significa “Liguria”? Non è tutta uguale, quindi di quale sua parte stiamo parlando? La baia di Portofino o la periferia degradata di Genova?
Ragionando in questi termini, si vede che la vaghezza maschera un altro meccanismo persuasivo, che si basa su un’evidenza nota a tutti: ogni entità geografica è un’entità a sé. Pertanto, a rigor di logica, ogni parte della Liguria è un’altra cosa rispetto a qualsiasi termine di paragone si voglia immaginare. Il contenuto dello slogan è dunque vago, ma anche tautologico, e porta quindi all’attivazione di una implicatura conversazionale: cioè a spiegare l’apparente scarsa informatività del messaggio.
Se la Regione Liguria ci tiene ad informarmi che la Liguria è un’altra cosa – riflette inconsciamente
il destinatario – è perché vuole dirmi che la Liguria non è solo diversa: è meglio. Ma, di nuovo, di quale parte di Liguria stiamo parlando, ed è meglio di cosa? Gli scenari raffigurati nei cartelloni e un po’ di conoscenza del mondo portano i destinatari a capire che ciò di cui si sta parlando sono le mete delle vacanze estive. L’informazione che alla fine passa è che: “le località turistiche della Liguria sono meglio delle località turistiche concorrenti, come ad esempio la Versilia, la costa romagnola o il litorale veneto”.
Se il cartellone avesse asserito esplicitamente questo contenuto, i destinatari ne avrebbero
immediatamente notato la vaghezza (meglio da che punto di vista?), l’antipatica supponenza, e
soprattutto la faziosità: che le spiagge liguri siano “meglio” delle altre località turistiche italiane è tutto da
dimostrare. Invece, attraverso uno slogan vago, la pubblicità riesce a “contrabbandare” gli stessi
contenuti nella mente del destinatario mettendosi al riparo da tutti gli effetti avversi.