Questa settimana abbiamo deciso di calarci nell’atmosfera festiva inaugurando una serie di confronti su alcuni memorabili messaggi di fine anno tenuti dai Presidenti della Repubblica.
Cominciamo oggi con il messaggio del 1983 di Sandro Pertini e quello del 1991 di Francesco Cossiga.
Il discorso di Pertini è incentrato su drammatiche questioni di politica internazionale: la guerra in Libano, l’insuccesso dei negoziati di Ginevra che dovevano alleviare la tensione della Guerra Fredda e di quelli di Atene che avrebbero dovuto accelerare il processo dell’unificazione dell’Europa. Si tratta di un discorso piuttosto esplicito, esemplificativo dello stile diretto e sincero che ha reso Pertini uno dei Presidenti più apprezzati di sempre.
In un passaggio, vi è però un interessante esempio di implicatura topicalizzata, una strategia con con cui si dà per scontato un contenuto non asserito esplicitamente. Parlando di USA e URSS dice: “Se veramente i due blocchi, le due superpotenze vogliono la pace, devono giungere a questa conclusione: disarmo totale controllato”. In questo modo Pertini lascia intendere che vi sia la possibilità che le due superpotenze mentano quando dicono di volere la pace.
Il discorso di Cossiga del 1991, in pieno scandalo Tangentopoli, è uno dei più famosi della storia: in 3 minuti e mezzo, il Presidente dice che non ha intenzione di dire niente. Il breve intervento – globalmente piuttosto diretto – non è del tutto privo di impliciti: alcuni fatti che suggeriscono al Presidente la scelta del silenzio sono lasciati vaghi, mentre altri sono presentati come noti a tutti attraverso la strategia della presupposizione. Infatti, Cossiga dichiara di tacere “non certo per mancanza di coraggio, o resa verso le intimidazioni“, presupponendo che vi siano state delle intimidazioni nei suoi confronti, fatto che all’epoca non era di dominio pubblico.