Francesco Rutelli (1993) e Virginia Raggi (2016) durante la campagna elettorale per le amministrative a Roma

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

Mentre a Roma si sta aprendo la campagna elettorale per le amministrative del prossimo anno, abbiamo voluto mettere a confronto alcuni storici comizi tenuti dai sindaci della capitale. Questa settimana iniziamo con un discorso del 1993 di Francesco Rutelli e uno del 2016 di Virginia Raggi.

È interessante osservare come, a distanza di 23 anni, 7 tornate elettorali e 5 sindaci, i temi della campagna elettorale presentino significative affinità: la necessità di adeguamento agli standard internazionali e di innovazione, ma soprattutto la polemica contro le amministrazioni precedenti, che hanno infangato, inquinato e screditato la città, e contro la partitocrazia, il lobbismo, gli sprechi, l’ingiusto potere di chi agisce per i propri comodi contro l’interesse dei cittadini. Nel caso di Virginia Raggi, questa tematica – del resto leitmotiv di tutta la propaganda Cinque Stelle – è un fil rouge che si ripropone per tutta la durata del lungo discorso. Nel comizio di Rutelli, invece, oltre alla critica verso le amministrazioni passate c’è spazio anche per quella rivolta al contendente, il candidato di destra Gianfranco Fini.

Dal punto di vista degli impliciti linguistici, i discorsi di campagna elettorale si caratterizzano per il frequente ricorso alla strategia della vaghezza: le promesse e gli ideali propugnati tendono a essere piuttosto fumosi, in modo da attenuare la reazione critica che farebbe seguito a una maggiore ricchezza di dettagli. Anche le critiche e gli attacchi risultano spesso vaghi, perché rivolti a soggetti non facilmente identificabili. In questo caso, la vaghezza è una strategia che permette ai parlanti di “salvarsi la faccia”, evitando di esporsi a un confronto diretto con soggetti chiamati in causa in modo esplicito.

Cari amici e compagni, cittadini di Roma.

Stamattina parlando con Carlo Leoni, con Goffredo Bettini ho detto: «Speriamo che passi un po' di freddo» perché se no la campagna elettorale, gli ultimi tre giorni sono importanti, la gente che viene a San Giovanni non si può mettere a letto, tornando a casa stasera.

Quindi, resistete perché è arrivata pure la pioggia, ne prendiamo l'aspetto di buon augurio sulla nostra campagna elettorale, ma non vi ammalate, che dobbiamo prendere ancora un sacco di voti.

Vedete, io dirò poche parole di ringraziamento e di incoraggiamento.

Di ringraziamento a voi, e a tutti noi.

Perché in questi mesi abbiamo imparato a conoscerci meglio, a lavorare insieme, e io lo voglio dire a Goffredo Bettini, a Carlo, e a tutti gli altri compagni, abbiamo imparato a volerci bene, a sapere che abbiamo creato un sodalizio, che andrà avanti negli anni, nella nostra città, per il progresso, per il cambiamento, per fare affermare quegli ideali per cui assieme ci siamo battuti in formazioni diverse negli anni passati e che oggi ci vedono assieme, e insieme ci vedranno nei prossimi anni, con grande lealtà, convinzione e amicizia.

Vi ringrazio per questo, perché abbiamo imparato tutti.

Forse anche voi, un po', dall'esperienza delle forze che assieme con noi hanno fatto questa campagna elettorale, questa battaglia nel consiglio comunale, questo scontro nella città, che non è finito.

Credo che, l'incoraggiamento che vorrei rivolgervi, riguarda un punto fondamentale, la battaglia non è finita.

Non è vinta.

La battaglia è ancora difficile.

Dobbiamo prendere la rincorsa, in queste ultime ore della campagna elettorale, per vincere il 21 di novembre, ma per lasciare lontano l'inseguitore, il segretario del Movimento Sociale, Fini, il nostro avversario del primo turno, per poterlo battere con grande forza, con il popolo romano, nel ballottaggio del 5 dicembre.

Io voglio dire grazie alle donne di questa città.

Alle donne del Campidoglio.

A quella maggioranza di dipendenti e lavoratrici del comune, che sono donne e con noi, vi daranno il riscatto di questa città.

Voglio dire, continuiamo le nostre battaglie assieme, alle madri, alle lavoratrici, alle studentesse.

Una donna, a voi cara, guiderà nella nostra giunta, guiderà nel nostro futuro assemblaggio di forze coerenti ed amiche, il lavoro per dare a Roma un piano regolatore dei tempi e degli orari della città che sia all'avanguardia in Italia e in Europa.

Questa è una rivendicazione delle donne del PDS, questa è una rivendicazione del movimento delle donne italiane, lo assumerà la nostra giunta, se vinceremo le elezioni, come uno dei punti qualificanti della nostra battaglia.

Fatemi anche dire che io sono orgoglioso, l'ho detto da marzo... da aprile, l'ho detto in tutti questi mesi di polemiche, di asprezze, e lo dirò, nei prossimi giorni, nelle televisioni e nella conclusione della campagna elettorale.

Io sono orgoglioso di avere avuto, e di avere il sostegno del Partito Democratico della Sinistra.

E saluto, anche qui, le migliaia di cittadini, che ho incontrato in questi mesi, assieme a voi.

Se vinceremo, ci rivedremo in Campidoglio.

Ci rivedremo con i lavoratori dell'industria e dell'edilizia, con coloro che operano nel commercio, nel pubblico impiego, con gli anziani, con coloro che lavorano nella ricerca, che sono nella scuola, nell'università, nell'artigianato, con i lavoratori dei servizi, dei trasporti, con la grande realtà di quel popolo romano della sinistra democratica che raccoglie oggi tante battaglie, per portarle, io spero, ad un approdo nuovo, anche inedito, con forze nuove, con nuovi amici e compagni di strada che rappresentino in questa città le radici antiche di quelle battaglie, e l'innovazione che, sola, può portarci a vincere e a conquistare la maggioranza dei romani.

Lo abbiamo detto fin dall'inizio.

Le elezioni a Roma si vincono con una grande aggregazione.

Non solo perché lo impone la nuova legge elettorale e non c'è più spazio per un orgoglio lecito, legittimo, probabilmente sacrosanto, di battaglie di minoranza.

Dobbiamo conquistare la maggioranza dei romani, perché solo così strapperemo il potere dalle sgrinfie di coloro che lo hanno tenuto, in questi ultimi anni, degradando e infamando la nostra città, ma dobbiamo essere uniti.

Perché Roma ha sempre avuto in questi ultimi anni un'anima moderata, ed oggi, quel nostro giudizio, quella nostra valutazione...

Lo puoi togliere l'ombrello va, che qua forse non piove più.

Quella nostra valutazione, di unità.

Oggi, forse, lo vediamo.

Quell'invocazione, quell'invito, quanto era giusto.

Chi di noi si sarebbe atteso che, nel giro di poche settimane, il Movimento Sociale, la destra, quella destra che come ricordava Goffredo Bettini si richiama apertamente, quasi in segno di sfida, all'eredità del fascismo, potesse conquistare tanti consensi nella nostra città?

E unendo almeno tre componenti, un voto che a Roma è sempre stato forte per il Movimento Sociale, che ha raggiunto anche il 18% nel '72, che oggi potrebbe essere sul 10, sul 15% già per conto suo, saldandolo con una forte componente di quel voto democristiano, legato ad Andreotti, che è sempre stato vicino al voto di destra e del Movimento Sociale, non lo dimentichiamo da dove vengono.

Gli Sbardella, i Ciarrapico, i Giubilo, che sono stati dirigenti ed esponenti della destra romana prima di diventare il perno del sistema di potere andreottiano, negli anni '80, qui a Roma.

Si risalda di nuovo e rapidamente, questa intesa.

E poi, ancora, purtroppo, e questo lo aspettavamo meno, un voto di protesta.

Un voto di protesta che va al MIS, che va alla destra, individuata come una forza antagonista, alternativa a tutti i partiti.

Ecco, queste tre componenti fanno oggi nella nostra città un temibile intreccio, e fanno un temibile intreccio per il risultato elettorale, lo sappiamo, lo dobbiamo sapere.

Ma dobbiamo anche sapere che se vinceremo le elezioni di Roma, potremo far partire, caro Achille, da questa città, e cari amici e cari compagni delle forze di una nuova alleanza dei democratici, possiamo fare partire, intanto il sindaco, e la coalizione di progresso, che si è unita attorno a lui, potremo far partire l'incontro tra le forze che dovranno guidare l'Italia in questa transizione, difficile, insidiosa, verso la democrazia, verso un'alternanza che porti quelle forze di progresso a governare, prima le nostre città, e poi il paese, l'Italia, dopo il dominio dei partiti, della partitocrazia, della Democrazia Cristiana e dei suoi satelliti, oggi, le forze progressiste si candidano, se vincono il 21 novembre e il 5 di dicembre, a governare l'Italia.

Ebbene, queste forze fanno già a Roma un assieme sano, forte e originale.

Gli ambientalisti, la sinistra democratica, i cattolici e i laici, che con noi sono impegnati in questa battaglia.

Io voglio rivolgere però un appello, anche attraverso di voi, a coloro che vogliono votare altre forze della sinistra, altre forze progressiste, non solo perché si uniscano con noi nel secondo turno, ma perché si uniscano da subito con noi, gli elettori delle forze che oggi pensano ad altre candidature, comprendano insieme con noi quanto è necessario battere fin dal primo turno il candidato della destra, battere fin dal primo turno il segretario del Movimento Sociale, dare un segno di speranza, di fiducia, fin dal 21 di novembre, fin da domenica, agli elettori romani in vista del ballottaggio.

Coloro che hanno dei dubbi, leggano in queste ultime ore il nostro programma, un programma serio, un programma concreto, un programma che ha fugato tante incertezze in coloro che lo hanno potuto conoscere.

Fatelo conoscere, aiutateci, perché il frutto di un'elaborazione ricca e forte, sarà lo strumento con cui governeremo Roma, se ci darete la forza per conquistare questa città, per vincere le elezioni.

Io concludo con un riferimento, me lo dovete permettere, all'ineffabile senatore Miglio.

Il senatore leghista ieri ha detto che la capitale d'Italia bisogna spostarla a Frosinone.

Noi abbiamo simpatia naturalmente, e amicizia per Ciociaria e per Frosinone, dove tra l'altro c'è una grande colonia di romani e tanti sono qui nella nostra città, ma sappiamo che c'è un segno di disprezzo, di scherno, di questa supponenza insopportabile, in questa apparente provocazione della Lega nei confronti della capitale.

Bene, noi vogliamo dire, questa è Roma.

Questa è la capitale d'Italia.

Noi la riscatteremo.

Noi restituiremo il Campidoglio alle forze di progresso, faremo tornare in Campidoglio coloro che governano Roma nell'interesse dei cittadini, delle persone più deboli, di coloro che in questi anni sono stati calpestati e macinati dalla macchina di potere del sistema di Andreotti.

Vedete, a pochi passi da qua c'è l'obelisco, che ci ha in verità più di 3000 anni, 3500 anni, l' obelisco di San Giovanni.

Però pochi sanno che l'obelisco di San Giovanni stava al Circo Massimo prima, e qui, sulla piazza di San Giovanni, c'era il Marco Aurelio, che poi fu trasferito sul Campidoglio, a rappresentare la nostra città.

Beh, l'inquinamento, i guasti, che noi troviamo oggi, che ereditiamo dalle amministrazioni degli anni '50, dai rebecchini, e vedete quanti rebecchini oggi si affollano intorno a Fini, noi ereditiamo una Roma guastata, una Roma asservita alla speculazione edilizia, persino il Marco Aurelio, abbiamo dovuto far scendere dal piedistallo del Campidoglio.

Noi riporteremo, il Marco Aurelio.

Certo, riporteremo una copia, probabilmente, ma almeno, oltre alla copia del Marco Aurelio, sopra al piedistallo del Campidoglio, sono tante, le cose che noi vogliamo tornare a fare splendere nella nostra città, tante le glorie, le glorie storiche e artistiche, ma le glorie civili delle battaglie sociali, che in questa città hanno visto capitoli fondamentali e decisivi per la nazione.

Noi raccogliamo, amici e compagni, un'eredità disastrosa in tempi difficili per la nostra nazione.

Raccogliamo un'eredità di una giunta che lascia un'amministrazione scassata, le casse del Campidoglio dissestate, un rapporto di sfiducia tra i cittadini, questa fiducia, la ricostruiamo, la ricostruiremo, l'abbiamo vista crescere nella campagna elettorale, la dovremo fare affermare nel voto di domenica, e poi nel voto del ballottaggio.

Ma io vi dico, non perdete tempo.

Adesso ascoltate Occhetto, e poi torniamo tutti a impegnarci nei nostri quartieri, nei nostri posti di lavoro, per farcela.

Oggi, stasera, a Roma, ci sono ancora 300, 400 mila elettori indecisi, incerti, che non sanno per chi votare.

Lo sapete bene.

Avviciniamoli uno ad uno, convinciamo la gente, abbiamo la forza e la credibilità per farlo, portiamo Roma fuori dalla palude, facciamo tornare in Campidoglio le forze sane, oneste, le forze del progresso, della sinistra, degli ambientalisti, le forze che hanno tenuto le mani pulite in questi anni di Tangentopoli, e con queste mani, pulite, e sicure, vogliono governare Roma, restituire a Roma l'orgoglio di essere la capitale d'Italia, di una grande nazione democratica, e di guidare la riscossa democratica del paese intero.

Evviva noi tutti, forza a noi tutti in questi ultimi giorni per vincere le elezioni e per ritrovarci a festeggiare il nostro successo, che abbiamo sudato, e che meritiamo in Campidoglio, dopo il 21 di novembre.

Dopo il 21 di novembre, ma soprattutto dopo il 5 di dicembre.

Una Roma più pulita, più sana, più onesta, come piace a voi, come piace ai romani, come siete voi in tutti questi anni di coerenza e di battaglie, rimasti, non per testimoniare la bellezza del passato, ma affermare il futuro che amiamo per i nostri figli, per la nostra Roma.

E voi, che Roma vorreste voi?

Beh posso dire una cosa: alle sette e mezza la piazza è piena.

E non abbiamo ancora iniziato proprio, davvero!

Allora, come noi gli insegneremo come si riempie una piazza, noi gli insegneremo come si fa politica a Roma!

Ci accusano di essere inesperti.

Eppure gli esperti l'hanno distrutta Roma.

Gli esperti Roma se la sono mangiata con i loro amici, con le lobby.

Ecco in che cosa erano esperti.

Noi quell'esperienza non la vogliamo.

Noi ne vogliamo un'altra, vogliamo questa.

Vogliamo quella che ci viene da vivere ogni giorno nella città.

Svegliarsi la mattina, provare a prendere i mezzi pubblici e quando non ce l'hai, perché te l'hanno tagliato - hanno detto che l'hanno razionalizzato - quando non ce l'hai prendi la macchina e stai chiuso nella tua scatoletta di metallo per andare al lavoro.

Quando ce l'hai il lavoro, perché poi tra la legge Fornero e il Jobs Act, è una fortuna se ti resta il lavoro!

Legge Fornero, votata anche dalla Meloni, che va in piazza a difendere le persone.

E allora noi siamo qui.

Così mi emoziono!

E allora noi siamo qui, io sono qui con voi, per...

Li asfaltiamo, li asfaltiamo, mi suggeriscono.

Sì li asfaltiamo!

Sono qui con voi, perché questo è il nostro momento.

Perché noi, noi, che siamo portavoce, avevamo una vita esattamente come voi.

Eravamo sul divano, guardavamo la televisione e dicevamo: "Guarda questo che dice sempre le stesse cose, guarda quest'altro...".

E invece di lamentarci a un certo punto abbiamo detto: "Beh iniziamo a fare qualcosa".

E abbiamo rinunciato un po' a quelle che erano le nostre vite, per impegnarci in questa avventura bellissima che si chiama "la politica".

Signori, la politica fatta così è una cosa bellissima.

Pensare alla nostra città.

Ricostruire quel senso di comunità che non c'è più.

Ce lo ricordiamo l'episodio di Sara?

Le parole sono queste: "Se qualcuno si fosse fermato, quella ragazza forse oggi sarebbe ancora viva".

Noi questo dobbiamo fare, dobbiamo ricostruire, ricostruire oltre a una città, un senso di comunità che non c'è più.

Questo dobbiamo fare.

Allora, allora Mafia Capitale noi non ce la dobbiamo dimenticare, perché se siamo qui è perché sino ad oggi, è perché sino ad oggi, sino ad oggi chi era in politica ha distrutto tutto.

S'è mangiato il passato, il presente.

Ci ha rubato la speranza del futuro.

E allora non ce la dimentichiamo Mafia Capitale.

Non ci dimentichiamo lo scempio che hanno fatto.

Non ci dimentichiamo mai, mai neanche dell'accoppiata Alemanno-Meloni.

Non ce li dobbiamo dimenticare.

C'erano gli Assessori della Meloni nella Giunta Alemanno.

E AMA, il CdA di AMA, si riuniva nella sede del PdL.

E Parentopoli è loro!

Allora che loro oggi si presentino con le loro facce, a dire: "Faremo, rinnoveremo, la mobilità e i rifiuti..."

C'hanno campato Cerroni con i rifiuti.

Oggi voglio riformare, e prima che hanno fatto?

Ma dove stavano?

Giachetti dov'era quando se magnavano la città?

Dov'era?

Ah, era solo capo del gabinetto!

Allora, noi insieme a voi abbiamo scritto un programma.

Un programma pieno di soluzioni per far ripartire la città.

E io ho provato, in tutte le trasmissioni in cui sono andata, ho provato a raccontare com'è il nostro programma.

Certo poi mi chiedevano: "Come mai oggi ti sei pettinata i capelli così?

Come mai hai messo queste scarpe?".

Perché questo è, questo è il grado di interesse che avevano.

Però, il programma noi ce l'abbiamo!

Ricordiamolo che voi avete votato le tre priorità per Roma che sono: la mobilità; la trasparenza e la legalità - e lo stop agli sprechi - e il decoro e la gestione dei rifiuti.

Che cosa chiediamo noi?

Sulla mobilità non chiediamo la luna!

Chiediamo di tornare, di far tornare Roma una città del mondo, una città che sia vivibile.

Una città dove non sia impossibile prendere l'autobus.

Vogliamo disegnare tante corsie preferenziali.

Non è una cosa dell'altro mondo, ce l'hanno tutte le città.

Noi ne abbiamo poche.

Corsie preferenziali e semafori intelligenti.

Che cosa c'è di male nel voler dire che gli autobus per noi devono essere tanti, devono arrivare in tutta la città?

Devono arrivare soprattutto nelle periferie, che quando sono ancora senza servizi pubblici, sono ancora più lontane dal centro.

Che male c'è a dire questo?

Che male c'è a farlo?

Nulla!

Non l' hanno mai fatto, anzi, sempre per la famosa razionalizzazione, i servizi di trasporto pubblico l'hanno tagliati, perché ovviamente servivano i soldi!

E allora noi che cosa chiediamo?

Beh tagliamo gli sprechi in ATAC: consulenze, appalti esterni, evasione da biglietto, biglietti non pagati.

Ma che ci vuole?

Biglietti falsi, biglietti falsi.

C'è un'indagine in Procura sui biglietti falsi.

Che fine avrà fatto?

Chi li stampa i biglietti?

Chi ha interesse affinché si stampino miliardi o chissà quanti biglietti falsi, se non per guadagnarci sopra?

Adesso ATAC la stanno distruggendo.

L'hanno distrutta piano piano.

Parlano di licenziare se sarà necessario.

Loro, che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro!

Stanno solo in Parlamento, a prendere uno stipendio da favola e giocano a fare i candidati sindaco, peraltro, con quello stipendio che noi gli paghiamo.

Hanno distrutto ATAC e adesso la vogliono svendere ai privati.

E allora no!

Noi abbiamo un piano per ATAC.

Per ATAC, per AMA.

Ma per ATAC in particolare.

La legge dice che 2019 il servizio di trasporto pubblico dovrà andare a gara.

Questo dice la legge.

Allora noi diciamo un'altra cosa: facciamo che se non riusciamo a cambiare la legge, facciamo che a quella gara, ATAC ci arrivi sana, efficiente e competitiva, perché quella gara ATAC deve essere in condizione di poterla vincere, da azienda pubblica.

E poi, e poi parliamo di piste ciclabili.

Ce l'hanno in tutto il mondo, in tutta Europa.

Una rete di piste, corsie ciclabili.

Questo chiediamo.

Non è una cosa dell'altro mondo, è una cosa normale!

Ci sono tante persone che vogliono prendere la bicicletta per andare al lavoro o per spostarsi.

Perché devono farlo rischiando la vita?

Lo possiamo fare!

Sono gli stessi ciclisti che ci comunicano quali sono i percorsi che frequentano di più.

Basta semplicemente ascoltare e provare a disegnare.

Questo vogliamo fare.

E bike sharing, car sharing comunali a flusso libero, soprattutto nelle periferie.

E poi vogliamo ridisegnare gli orari e le modalità della logistica, carico-scarico merci.

Perché, nelle altre città del mondo, questi orari non si sovrappongono a quelli di entrata e uscita dalle scuole o dal lavoro?

Sono tutti matti o forse siamo matti noi?

E poi ho parlato di un'idea, attenzione, un'idea, le funivie.

Ce le ricordiamo?

Sono stata attaccata - quando poi peraltro le funivie l'hanno pure proposte loro, diciamolo - ma siccome lo propongo io, sia mai!

Che cos'è questo progetto, che peraltro esiste in tutto il mondo?

A Berlino apre il prossimo anno.

Londra ce l'ha.

Barcellona ce l'ha.

Medellín, Rio...

Ce l'hanno tutte le più grandi città, perché?

Perché hanno capito che il futuro è quello di costruire verso l'alto, non verso il basso.

Allora noi abbiamo un gruppo di cittadini.

Questo deve fare il MoVimento 5 Stelle, deve ascoltare.

Abbiamo un gruppo di cittadini, un comitato di quartiere che vive, che nasce a Casalotti, una periferia romana che è collegata al centro.

L'autoambulanza, mi segnalano.

C'è una persona che si è sentita male?

Allora mi segnalano che c'è una persona che si è sentita male.

Aprite un attimo, fate passare?

La persona è più o meno sotto l'obelisco, davanti al palco.

Aprite un po' la folla per favore?

Grazie.

Grazie.

Aspettiamo un attimo.

Tutto a posto?

Grazie!

Grazie!

Ecco adesso, con una funivia...

Tutto bene?

Ok, grazie.

E allora parlavamo di funivie.

E tutto il mondo ce l'ha!

E questa, questo comitato di quartiere che cosa ha fatto?

Ha capito che l'unico modo per superare la via Boccea, che è stretta, non è la metropolitana, perché è satura la Metro A, non può arrivare fino lì.

Non è il tram, non sono le corsie preferenziali, non c'è spazio.

Ha ipotizzato di raggiungere il centro di Roma...

Il centro no, diciamo la metro A Battistini oppure la fermata FM3 Gemelli.

Ha ipotizzato una funivia.

Ha iniziato a fare degli studi, ha contattato le ditte, ha contattato degli ingegneri, dei professori dell'università che questo studiano.

E cosa dovrebbe fare una buona amministrazione?

Ascoltare.

Ascoltare e studiare.

E ci prendono in giro, mentre tutto il mondo le funivie già le ha!

Tutto il resto del mondo capisce quali sono i bisogni dei cittadini e prova a metterli in atto.

Quindi è questo quello che io dico: ascoltiamo!

E per quanto riguarda la legalità, la trasparenza.

Beh signori, dopo Mafia Capitale!

Ma dopo Mafia Capitale non si può non parlare di trasparenza, perché quello che è accaduto, è accaduto perché nessuno controllava e perché lì dentro facevano i loro porci comodi!

E ce lo ricordiamo lo scandalo dei campi rom?

Lo scandalo dell'accoglienza?

Buzzi, ricordatelo sempre, diceva che con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga!

Con le persone si fanno più soldi che con la droga!

Oh!

Sono persone!

Questo è il loro modo di gestire i problemi: capire dove c'è il guadagno e spartirsi la torta.

Allora forse serve una gestione diversa.

Una gestione nella quale, quando si parla di appalti, si inizia a capire e ci si legge innanzitutto!

Perché forse loro la legge, il Codice degli Appalti non se lo sono mai letto!

Adesso peraltro l'hanno modificato!

E analizzeremo, poi, che modifiche che hanno fatto.

Quindi ci si legge la legge, si studia, si capisce come si fanno le gare.

Non si arriva il giorno prima della scadenza del contratto e si dice: "Uh, non c'è tempo per fare una gara!

Come facciamo a non interrompere il servizio?

Beh, tocca affidarlo alla ditta che già lo stava portando avanti, altrimenti è un'interruzione del servizio!".

E via di proroga.

"Uh, come facciamo?

Qui c'è un'urgenza, non ho tempo di fare la gara.

Via, affidamento diretto, lo diamo all'amico Tizio, all'amico Caio".

Così facevano e così hanno fatto anche sulle buche.

Una campagna elettorale passata parlare delle buche di Roma!

Sono diventate il programma del Governo le buche di Roma.

Perché?

Perché la Procura ci ha detto che riuscivano a gestire male anche la questione delle buche.

Le ditte pagavano mazzette ad alcuni funzionari del Comune di Roma per la controllare i lavori.

Eh...ottimo così!

La strada io la riasfalto.

Tu non sai cosa c'ho messo dentro, non sai che materiale c'è, quanto è spesso.

Così alla prima pioggia e al primo carico la strada si riapre e io dovrò necessariamente riaffidarti il lavoro.

"Stai tranquillo, lavoro ce n'è!".

E infatti Roma è un colabrodo!

E questo è il modo in cui gestivano gli appalti.

E allora trasparenza significa, trasparenza e legalità significa iniziare a far rispettare la legge.

Perché se per fare le gare serve, servono sei mesi, bisognerà iniziare a mettersi in agenda la scadenza delle gare.

E bisogna iniziare a programmare, esattamente come farebbe ciascuno di noi.

E quando parliamo di sprechi...

Noi abbiamo presieduto la Commissione revisione della spesa per due anni e mezzo e in soli - mi permetto di dire - in soli due anni e mezzo abbiamo individuato oltre un miliardo e duecento milioni di euro di sprechi l'anno!

Sprechi e mancati incassi.

Soldi nostri!

Soldi nostri che, invece di essere utilizzati per servizi, venivano utilizzati per finanziare gli amici o non venivano riscossi.

Perché non si può chiedere ovviamente a qualcuno che abita, a qualcuno di ricco che abita in una casa del comune di pagare più di cento, duecento euro o sette euro.

"Sia mai!

Che poi quella persona non me vota più!".

Questo era il modo in cui gestivano i nostri soldi.

E quando noi alla Giunta Marino gli abbiamo presentato quell'elenco, quella noticina, quella noticina con l'elenco di tutti gli sprechi da tagliare o le spese da andare a prendere, a recuperare.

Oh, tutti fermi!

Si so' guardati un attimo, messo sotto il tavolo.

"Io non l'ho visto, nessuno ha visto niente!"

Zitti, zitti come prima.

Così hanno continuato a fare, perché non potevano andare a tagliare gli sprechi.

Quindi infatti oggi cosa continuano a dire?

"Faremo, vedremo...".

Cioè, ma con quali soldi?

Con i soldi dei servizi.

Continuano a tagliare i servizi invece tagliare gli sprechi.

Scusate, non è ammissibile!

E poi i rifiuti, i rifiuti.

La grande piaga di Roma, i rifiuti.

L'Europa ci dice, che cosa ci dice?

Che innanzitutto i rifiuti andrebbero ridotti alla fonte.

Quindi noi dovremmo iniziare a pensare quando inventiamo i prodotti.

Dovremmo iniziare a pensare a prodotti che magari alla fine della loro vita possono essere disassemblati e riutilizzati o completamente riciclati.

E invece noi continuiamo a produrre imballaggi, doppi imballaggi...

Talvolta, quando vai a comprare quattro mele al supermercato, ti danno quattro mele, una vaschetta di polistirolo e tutto il cellophane intorno.

E io sto comprando quattro mele!

Però poi devo buttare queste cose.

Ce le ricordiamo le isole di rifiuti galleggianti negli oceani?

Ecco, è anche colpa nostra, diciamolo.

Quindi, iniziamo a puntare sulla riduzione dei rifiuti alla fonte.

Poi cosa dobbiamo fare?

Eh, dobbiamo creare delle isole ecologiche in ogni municipio.

Dobbiamo creare dei centri di riparazione e riuso, perché non è detto che un prodotto che arriva a fine della vita non possa essere in qualche modo riparatore e reimmesso sul mercato.

Non è detto!

Quindi facciamolo.

E poi soprattutto AMA deve diventare proprietaria dell'intera filiera!

Oggi ama si accolla la parte più onerosa, più costosa del servizio: fa la raccolta, fa il trasporto, poi paga i privati, che puliscono, ripuliscono, differenziano bene e vendono sul mercato.

I privati guadagnano due volte: una volta da AMA - che paghiamo noi - e un' altra volta quando rivendono prodotto.

Ma siamo cretini?

No, io mi chiedo.

Fino ad oggi nessuno delle persone, nessuna delle persone che ci ha governato ha capito questo meccanismo così oscuro?

Oggi tutti a dire: "AMA deve chiudere il ciclo dei rifiuti".

Scusa ma fino a ieri non lo potevi fare?

No, vieni oggi a dire: "Lo faremo un'altra volta".

E pensi che io, dopo vent'anni, adesso ti creda?

Ecco no, no, non gli crediamo più, basta!

Questo gli dobbiamo dire.

tutti a casa, tutti a casa.

Si dovrebbero fermare almeno uno o due anni.

Si dovrebbero fermare un giro, invece di continuare a guadagnare soldi nostri e farsi i comodi loro.

Questo è il punto.

Ma glielo dobbiamo dire, perché purtroppo hanno ancora il coraggio di venire a parlare di come risolvere i problemi di una città che hanno devastato loro!

E ci accusano a noi di essere inesperti.

Nel frattempo la piazza è sempre più piena, siete fantastici!

Siamo fantastici!

Stiamo dando vita a qualcosa di nuovo.

E voi siete qui a scandire il mio nome, ma voi dovreste scandire il vostro, perché la grande rivoluzione che stiamo facendo, qui oggi, che è già iniziata in altre quindici città italiane, è quella di portare i cittadini all'interno delle istituzioni.

È il vostro nome che deve risuonare in questa piazza.

Cinque Stelle, sì Cinque Stelle, cittadini.

È questa la nostra rivoluzione.

Hanno paura, continuano a parlare di noi.

Addirittura vi dico una cosa.

Oggi il Premier - oggi, ieri - il Premier ha detto: "Se il Cinque Stelle vince al primo turno, mi dimetto".

Signori.

Signori, questo è un motivo in più per convincere gli indecisi, quelli che si vogliono astenere, quelli che vogliono andare al mare.

Ricordate, l'ha detto, l'ha detto, si dimette.

Signori, è la nostra occasione.

Riprendiamoci questa città.

È nostra, è nostra!

Vi saluto.

Ci rivediamo dopo, ciao!

Condividi l'articolo:

Articoli correlati

L’implicito della settimana: la vaghissima “strada concreta” di Valditara contro la violenza di genere

L’implicito della settimana: presupposizioni da paura

Informazioni utili alla lettura

Ogni contenuto discutibile è evidenziato con un colore diverso che corrisponde al tipo di implicito linguistico usato dal parlante in quell’occasione. Il tipo di implicito è indicato nell’etichetta che compare al passaggio, e che ne esplicita anche la funzione comunicativa.

Ogni contenuto implicito serve a realizzare un certo obbiettivo nella comunicazione: cioè, è dotato di una Funzione comunicativa. Ad esempio: Autoelogio, Elogio di altri, Attacco, Difesa e Opinione personale. 

La Presupposizione è un contenuto presentato come se i destinatari ne fossero già al corrente: in questo modo non sono indotti a metterlo in discussione.

L’Implicatura è un contenuto che non è detto esplicitamente, ma è lasciato intuire. Poiché lo implica lui, il destinatario si accorge di meno che gli è stato trasmesso dall’emittente. 

Un’Espressione vaga è compatibile con molti diversi contenuti concreti, per cui è difficile accorgersi se essa sia falsa o esagerata.

Un Topic, per i linguisti, è un’informazione presentata come se se ne stesse già parlando, quindi come se fosse già abbastanza accettata nel discorso.