Discorso di Giuseppe Conte dell’11 dicembre 2018: le comunicazioni alla Camera dei Deputati prima del Consiglio Europeo del 13-14 dicembre
Puoi vedere il video dell’intervento qui.
- Signor Presidente, Gentili Deputate e Deputati,
- il prossimo Consiglio Europeo è il terzo al quale partecipo da quando ho l’onore di presiedere il Governo italiano; il quarto se
- consideriamo anche quello straordinario dedicato alla Brexit del 25 novembre scorso. Tradizionalmente, il Consiglio Europeo di
- dicembre ambisce, come ultimo appuntamento del massimo organo rappresentativo dei governi dell’Unione Europea, a segnali
- chiari; se possibile, decisioni significative sui temi prioritari dell’agenda europea. Questo Consiglio Europeo assume una valenza
- particolare sul piano politico, giacché si svolge cinque mesi prima delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo. La legislatura
- europea è dunque giunta al suo ultimo tratto, il che restringe la possibilità di tradurre le decisioni in un iter completo con l’attuale
- Parlamento Europeo, con l’attuale Commissione Europea. Affronterà, questo Consiglio, il tema Brexit con una discussione a 27,
- dopo il rinvio del voto di ratifica dell’accordo di recesso da parte britannica. Dopo il dibattito alla Camera dei Comuni, infatti,
- sapete che il governo britannico ha chiesto, sta chiedendo maggiori assicurazioni sul fatto che la questione irlandese sarà risolta
- nell’ambito delle future relazioni tra l’Unione Europea e il Regno Unito e che non entri in vigore la cosiddetta soluzione di “riserva”,
- prevista dal protocollo dell’accordo di recesso: il “back stop”, concordato dai negoziatori. Guardiamo con profondo rispetto al
- dibattito democratico che si sta svolgendo a Londra, ma, allo stesso tempo, a poco più di tre mesi dalla data fissata per la Brexit,
- dobbiamo sottolineare l’esigenza che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avvenga in maniera ordinata nell’interesse di
- offrire chiarezza e certezza ai tanti cittadini[impl], tra cui molti italiani, anche alle imprese che sono coinvolti da questo
- processo. In un contesto che contiene ancora elementi di incertezza, continueremo pertanto a lavorare con i nostri partner europei e
- con le istituzioni europee per prepararci anche allo scenario, per noi poco auspicabile, di un recesso senza accordo.
- L’avvicinarsi della fine della legislatura europea vede anche una crescente influenza sulla capacità decisionale del Consiglio
- dell’improcrastinabile esigenza di misurarsi col sempre più vicino bilancio politico che i cittadini europei tracceranno, col loro voto,
- a fine maggio 2019. Al Consiglio Europeo del 13 e 14 dicembre, pertanto, si dovrà tenere in debita considerazione l’orizzonte politico
- di un’Europa in evoluzione, un’Europa di cui, poco più di tre mesi, fra poco più di tre mesi, il Regno Unito non sarà più membro.
- Un’Europa in cui è sempre più chiara e urgente l’aspettativa dei cittadini di poter contare su istituzioni europee e
- nazionali che garantiscano maggiore equità, crescita, lavoro, sicurezza al nostro continente[ppp]. E,
- dunque, con un approccio ispirato al principio di responsabilità, sia verso coloro che ci hanno eletto, sia verso le future generazioni,
- che perseguiamo l’obiettivo di un’Europa più equa e più sicura[ppp]; e ci adopereremo in questa direzione anche in questo
- finale di legislatura europea. La priorità ineludibile è di lavorare oggi per un futuro migliore dell’Europa e il filo conduttore dei
- principali temi in agenda del prossimo Consiglio Europeo, che sono: la gestione europea dei flussi migratori – in attuazione delle
- conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso giugno – l’impulso al negoziato per un nuovo bilancio europeo pluriennale, il
- cosiddetto quadro finanziario pluriennale, e le prospettive di riforma dell’unione economica e monetaria.
- Quanto alla discussione all’Euro summit, vale una considerazione che si applica anche al nostro apporto con l’Europa, per quanto
- riguarda la legge di bilancio. Occorre infatti superare un rigorismo miope, che pretende di combattere l’instabilità con
- misure che invece finiscono per favorirla[vag].
- Per far avanzare l’unione bancaria e l’unione economica e monetaria, l’Europa deve perseguire un
- rapporto finalmente equilibrato tra riduzione e condivisione del rischio[impl]. Considero inoltre essenziale che l’Euro
- Summit possa avviare una discussione realistica, nei prossimi mesi, sul bilancio dell’Eurozona. E’ ormai evidente, specialmente
- dopo la crisi finanziaria, l’esigenza di affiancare gli strumenti accentrati di politica monetaria con una leva fiscale ugualmente
- centralizzata che permetta di attenuare le tendenze alla divergenza e gli effetti di possibili shock asimmetrici.
- L’Euro-gruppo, il 4 dicembre, ha visto purtroppo confermata, nell’esaminare la proposta franco-tedesca a riguardo, la netta
- distanzatra gli Stati Membri[ppp]. In particolare, se da un lato si è registrata una
- disponibilità ad approfondire la possibilità di istituire un bilancio comune, con le finalità di convergenza e di aumento della
- competitività, dall’altro lato permane un forte contrasto di vedute sull’ipotesi di attribuire a un bilancio
- comune anche la funzione di stabilizzazione. L’avanzamento di questo progetto va pertanto valutato con cautela, riservando una
- partita attenzione a tutti i profili che lo caratterizzano. Quanto al completamento dell’unione bancaria, la nostra visione richiede che
- la riduzione del rischio sia finalmente accompagnata da corrispondenti misure di mutualizzazione dello stesso. Comprendiamo, se
- ritenuto ineludibile, un differente timing dei due aspetti. Apprezziamo che si proceda con una misura di condivisione del rischio,
- quale sarà il “common back stop” del fondo di risoluzione unico. Pur tuttavia, il nuovo rinvio delle decisioni sullo schema
- assicurativo sui depositi è per noi il segnale di un’Europa che continua a farsi condizionare dai mercati[ppp], piuttosto che
- tentare di indirizzarli. Quanto alla riforma della governance e il meccanismo europeo di stabilità, manteniamo le nostre riserve su un
- approccio intergovernativo e ribadiamo che i ruoli attribuiti al meccanismo europeo di stabilità non devono minare
- irreversibilmente le prerogative della Commissione Europea, in particolare in materia di sorveglianza fiscale. Per quanto riguarda il
- tema della migrazione, il Consiglio Europeo dovrà esaminare i prossimi passi volti a compiere finalmente i progressi concreti
- nell’attuazione delle decisioni del giugno scorso[ppp]. Il testo delle conclusioni indica che il Consiglio affronterà il
- comprehensive approach to migration. Intendo ribadire ai colleghi europei, quanto a questo profilo, che è ora di far seguire alle
- parole i fatti e di dare corpo ad una regolazione e gestione dei flussi migratori autenticamente europea. Per essere
- tale, essa non può eludere la sfida prioritaria dei movimenti primari e della gestione dei salvati in mare. Non può più gravare sui
- Paesi di primo arrivo l’onere legato alla gestione degli sbarchi[impl], ed occorre, lo rivendico fin dall’estate, ed occorre un
- coordinamento europeo fin dalla fase di sbarco.
- Un meccanismo di gestione dei salvati in mare richiede inoltre uno sforzo condiviso e azioni congiunte, proprio per aderire alle
- conclusioni che abbiamo raggiunto in seno al Consiglio Europeo dello scorso giugno, soprattutto in tre componenti fondamentali: lo
- sbarco, che deve vedere uno forzo condiviso degli Stati Membri col coordinamento della Commissione Europea; la redistribuzione,
- su cui ribadirò la necessità ineludibile degli Stati Membri, non solo costieri e pertanto di primo arrivo, si facciano carico di uno
- sforzo realmente condiviso[impl]. Non posso accettare quanto propongono alcuni Stati Membri, cioè di limitare la
- redistribuzione dei salvati in mare alla sola categoria degli “aventi diritto alla protezione internazionale”. Una simile opzione
- implicherebbe un onere aggiuntivo sui Paesi di sbarco, complicando l’efficace gestione europea delle persone
- che sono sbarcate, anziché semplificandola, come invece sostengono gli Stati Membri, preoccupati quasi esclusivamente dei
- movimenti secondari. E, ancora, terzo obiettivo, i rimpatri dei salvati in mare, non aventi diritto alla protezione internazionale.
- Occorre, cioè, che si dia finalmente sostanza a una europeizzazione dei rimpatri[impl], ad esempio attraverso il mutuo
- riconoscimento, almeno negli Stati Membri, che procederanno in questa direzione, delle decisioni in materia, ed attraverso l’utilizzo
- della cooperazione per lo sviluppo come incentivo per una migliore cooperazione con i Paesi terzi. Dico questo nella prospettiva di
- quell’investimento, in primis, di stabilizzazione politica e di impulso alla crescita che reputo indispensabile nei confronti dell’Africa,
- un continente verso il quale l’Italia mostra una particolare attenzione, come peraltro anche testimoniato
- dalle mie recenti visite in Etiopia, Eritrea, Algeria e Tunisia. Nella stessa direzione, va l’impegno italiano ed europeo per la
- stabilizzazione e lo sviluppo della sponda Sud del Mediterraneo allargato[ppp], regione segnata da crisi umanitaria e
- crescenti conflitti; anche, ma anche terra di grandi opportunità, la cui realizzazione in termini di sicurezza e prosperità è nostro
- comune interesse promuovere. Sempre in tema di immigrazione, ricorderò ai colleghi europei che l’Italia considera inaccettabile,
- perché irrealistico nella sua effettiva attuazione, lo spacchettamento della riforma del sistema europeo comune di asilo. Senza la
- riforma del regolamento di Dublino, approvare gli strumenti legislativi del sistema già avanzati costituirebbe un vulnus politico alla
- logica del consenso, e sarebbe al contempo controproducente sul piano tecnico, proprio per il nesso tra i predetti strumenti e il
- regolamento di Dublino. Consideriamo inoltre essenziale che ci sia finalmente adeguata attenzione alla dimensione
- esterna, anche sul piano finanziario[impl]. Il trust fund per l’Africa merita con urgenza un rifinanziamento sostanziale, ed il
- negoziato, quadro finanziario pluriennale, deve identificare strumenti e meccanismi stabili, efficaci e di non minore portata rispetto
- a quello dedicato nel 2016 alla rotta del Mediterraneo orientale. Questo significa, infatti, un approccio davvero integrato alle rotte
- del Mediterraneo. La riduzione degli sbarchi nel Mediterraneo centrale è infatti un risultato da preservare ma, se mi permettete
- anche, da non sottovalutare, da non sopravvalutare. Vanno infatti tenute bene a mente sia la dinamica dei vasi comunicanti, che ora
- vede prevalere la rotta del Mediterraneo occidentale, ma domani chissà. Sia la fragilità della situazione libica e i complessi assetti dei
- Paesi limitrofi, che possono riportare ad aumenti del flusso migratorio. Il caso libico è singolare perché la Libia propone all’Unione
- Europea attori ed interlocutori differenti rispetto a quelli che sono protagonisti delle rotte del Mediterraneo orientale oppure
- occidentale. Tale aspetto rende ancora più necessario un approccio integrato ed equilibrato, anche in ordine al finanziamento della
- gestione dell’immigrazione. Desidero soffermarmi sul Mediterraneo centrale, anche per un altro aspetto centrale del dibattito
- europeo sulla migrazione. C’è quell’aggiornamento del mandato dell’operazione SOFIA, che l’Italia richiede fin dall’estate per evitare
- che gli sbarchi dei migranti salvati dalle navi dell’operazione avvengano soltanto in Italia. Anche su questo tema, occorre che tutti gli
- Stati Membri si chiedano davvero se valga la pena di mettere in pericolo un’operazione anche di forte valenza politica, in primo
- luogo per la sicurezza del Mediterraneo per reiterare un chiusura netta ad un aggiornamento del mandato che l’Italia chiede allo
- scopo di ottenere finalmente uno scopo condiviso sugli sbarchi. E’ prevista, al Consiglio Europeo, una sezione su sicurezza e difesa in
- cui esaminare i positivi avanzamenti dell’Unione Europea in tale settore, incluse le missioni di politica di sicurezza e difesa comune.
- Ebbene, una simile discussione va collegata ad un impulso del Consiglio Europeo, affinché la questione dell’aggiornamento del
- mandato dell’operazione SOFIA possa essere risolta in modo positivo e tempestivo. [n. caratteri – 10.230] [n. parole – 1.717]