Come si può notare nei due grafici che seguono, l’impatto di presupposizioni e topicalizzazioni nel discorso di Salvini è pressoché identico e si caratterizza per l’associazione di queste strategie a contenuti di attacco/critica e, meno spesso, a contenuti di auto-elogio. Contenuti di critica ed attacco sono inoltre associati a strategie implicaturali, meno influenti in questo discorso di Salvini.
Nel discorso di Renzi la tendenziosità va attribuita in particolar modo all’impatto delle presupposizioni, che Renzi – come in altri suoi discorsi – associa sovente a contenuti di auto-elogio ed esortazione e, meno spesso, a contenuti di attacco. Seppure meno frequentemente, allo stesso uso sono destinate strategie di topicalizzazione ed implicature, queste ultime impiegate più spesso per esprimere contenuti di attacco.
Discorso di Matteo Renzi
Chiusura della campagna referendaria a Firenze il 2 dicembre 2016
Puoi vedere il video dell’intervento qui.
- Mi hanno detto che devo togliermi il cappotto per sembrare più bello, non ci penso neppure. Anche perché, per
- dirla con le parole di un film, sono un po’ stanchino, dopo questa serie di viaggi per l’Italia, ma sono
- gasatissimo all’idea che questa rimonta spettacolare possiamo portarla a casa! Siamo a un passo! Siamo alle 48
- decisive, siamo alle 48 ore che possono cambiare il futuro dei nostri figli[ppp]. Anzi, fatemi dire
- grazie a tutte le famiglie che sono in piazza, a cominciare dalla mia, naturalmente, ma a tutte le famiglie con i
- bambini che sono qui in piazza, e che stanno prendendo un freddo non banale, per dire che questa riforma
- è per loro, non è per noi, non è per il governo, non è per un partito politico! E allora, io vorrei che salutassimo
- Firenze, che salutassimo la torre di Arnolfo, che la guardassimo con lo stupore e la bellezza degli innamorati
- che guardano i luoghi più belli e più significativi delle proprie città. La loggia, la piazza che è un luogo di
- efferatezze, perché in Piazza della Signoria ci hanno combinato di tutto. Non soltanto Savonarola, ma insomma
- Savonarola ha fatto una finuccia da queste parti. In questa piazza, per prima cosa, prima di dire
- “Evviva, siamo insieme, vogliamo dire di sì al futuro[top]”, prima di tutto io vorrei che risuonasse
- forte il messaggio che noi vogliamo bene all’Italia e che chiediamo a tutti di abbassare i toni
- di questa competizione[ppp]. In questa piazza noi diciamo che prima di tutto siamo italiani che credono in
- questo Paese, che non rispondono agli insulti[ppp], che hanno tante sfide davanti da vincere insieme, e che
- amano riconoscere una cosa semplice, una cosa banale: che questa campagna referendaria è stata una
- campagna referendaria, sì, con alcuni insulti – io, mi pare di riconoscere qualcuno, non mi pare di vedere serial
- killer in piazza, non mi pare di vedere pericolose scrofe, neanche sane, non soltanto ferite. Però voglio dirvi una
- Questo è quello che è avvenuto agli occhi dei media nella discussione. Io però ho anche visto tante donne e
- uomini mettersi a discutere della nostra Costituzione, mettersi a discutere delle regole del gioco. Appassionarsi.
- Magari non abbiamo convinto tutti, è ovvio. Magari c’è scappata anche qualche polemica di troppo, giusto! Ma
- che bello un Paese che crede nella politica[top+impl]. La sfida referendaria è stato un grandissimo gesto
- d’amore per l’Italia e per il futuro delle istituzioni. Non consideriamo questo un
- problema! La democrazia[ppp+impl] non è mai un problema! Quando finalmente – tutti a dire non si vota
- mai, non si vota mai, non si vota mai – finalmente si vota. Eh, no! Hanno diviso il Paese[vag]. Ragazzi,
- abbassiamo i toni[ppp], prendiamola con il sorriso. Prendiamola con la tranquillità di chi sa, qui, in questa
- Piazza, che io per prima cosa devo dire grazie a tutte e a tutti voi per i vostri volantinaggi, per la vostra
- passione, per le vostre discussioni alle 7 del mattino nelle stazioni dei pendolari, per i soldi che ci avete
- rimesso[ppp], in questa campagna referendaria, perché siete delle cittadine e dei cittadini che credono nella
- politica. Ma la cosa fondamentale è che vorrei dirvi grazie per la vostra amicizia[ppp], io l’ho sempre
- sentita, c’è sempre stata, c’è, ci sarà. E, ve lo dico oggi perché, il 2 dicembre è un giorno un po’ particolare per
- alcuni di noi. È un giorno un po’ particolare per gli amici di Firenze perché qualche anno fa è morta una
- persona in questo giorno. Ma anche perché il 2 dicembre, 4 anni fa, abbiam perso le primarie e non era molto
- bello, però c’è da dire “che bel discorso che hai fatto, esattamente 4 anni fa”. Ora, questo discorso sarà meno
- brutto perché è un discorso della vittoria, e non della sconfitta[impl]. Mi perdonerete se, alla fine di
- questo discorso dovremo andare a vincere[impl]. Però vorrei chiedervi: pensate a dove eravamo 4 anni fa.
- Eravamo tutti a dire “è finita”. Eravamo tutti a dire “non ce la faremo più”. Eravamo tutti a dire “ormai è
- andata”. E invece, in quattro anni, guardate cosa è accaduto. Oggi, l’Italia ha leggi sul
- sociale, profondamente diverse da quelle di prima[vag], sul dopo di noi, sull’autismo, sulla
- cooperazione internazionale, sul terzo settore, sulle unioni civili, contro lo spreco alimentare[ppp]. L’Italia
- è un Paese più giusto[ppp], e lo avete fatto voi, con la vostra passione e con il vostro coraggio! L’Italia, oggi, è
- un Paese che non dice più “non faremo la fine della Grecia”[impl], che porta anche un po’ male. L’Italia
- torna ad essere un Paese che può essere punto di riferimento, per la cultura e per i valori nel
- mondo[ppp]. L’Italia è un Paese in cui Pompei non fa più notizia per i crolli[impl] ma fa
- notizia perché si superano i tre milioni di biglietti e tutto il mondo torna a parlare di noi come produttori
- di cultura[ppp]. Nel giro di 4 anni, una nuova generazione, senza chiedere il permesso, ha detto a quelli di
- prima, “grazie per il vostro servizio”. Adesso tocca a noi perché vogliamo mettere al centro i figli e il futuro e
- non soltanto le discussioni del passato. In quattro anni è cambiato tutto. E in quattro anni, quello che
- sembrava impossibile; in quattro anni, quello che sembrava lontanissimo; in quattro anni, quello che tutti
- dicevano essere obbligatorio; in quattro anni, la riforma della Costituzione è diventata una possibilità. Oggi, noi
- stiamo dando alle cittadine e ai cittadini italiani il diritto di scegliere. È una cosa enorme. Dicono[vag] che
- riduciamo gli spazi di democrazia. Noi stiamo dando il potere nelle mani degli italiani. Noi stiamo dando, a una
- matita, per 50 milioni di italiani la possibilità di scrivere una pagina di futuro e di non stare soltanto a
- lamentarsi[impl]. Per anni siamo cresciuti con quelli che si lamentavano soltanto[ppp+vag], che
- dicevano di no soltanto, che erano bravi il giorno dopo a dire “eh, però, si poteva fare in quest’altro modo. Ben
- altro sarebbe il problema”. Tu risolvevi una questione, e loro[vag] dicevano “Sì, però, il problema è un altro”.
- Tu riduci i costi della politica, “eh, sì, però il problema è un altro”. Tu intervieni sulla sistemazione tra
- Stato e regioni, che tutti dicevano centrale, “eh sì, però il problema è un altro”. Il problema sono stati
- loro[vag], che per decenni hanno avuto l’occasione di cambiare e non hanno cambiato. Il problema sono stati
- quelli che hanno detto soltanto di no[ppp+vag]. E allora noi oggi, quattro anni dopo, il 2 dicembre,
- siamo qui in Piazza della Signoria, con persone che vengono anche da altre città d’Italia. In una piazza che è
- magnifica e fa impressione. Ve lo dico, vista da qui, penso che saranno d’accordo gli amici che sono sul palco
- con me, è una piazza che riempie il cuore di emozioni. I brividi non sono solo quelli di freddo. A questa
- piazza io vorrei dire, ma cos’è che ci sta animando fino in fondo[ppp]? La discussione sul
- Cnel? Sì, certo, è importante. Infatti lo vogliamo eliminare. A proposito, io ho detto a tutti: anziché fare i
- collegamenti con le sedi del partito, io, fossi il direttore di un telegiornale, il 4 dicembre notte farei un bel
- collegamento con la sede del Cnel. Saranno lì con le bottiglie di champagne a sperare che vinca il no. Ma non è
- certo il Cnel quello che ci porta qua a sfidare il freddo o a sfidare, lasciatemelo dire, a sfidare tutto il sistema,
- perché son tutti di là, son tutti insieme, son tutti uniti, son tutti uniti a dire di no! E noi siamo soli con la gente,
- in mezzo alla gente, con le persone! Cos’è che ci porta? La riduzione dei costi? Sì, c’è! C’è! È inutile stare a fare
- discorsi. Son dieci anni che tutte le volte che si entra in una trasmissione televisiva “eh, gli sprechi
- della politica. Eh però ci sono troppi costi”[top]. Effettivamente, 950 parlamentari son tantini. Quando
- Obama mi ha chiesto quanti erano i parlamentari, io mi sono rifugiato nel mio meraviglioso inglese
- shish…..ahmmmammm…anta……aaahmmananana….anta. L’avevo capita la domanda, eh? È che, se ci pensate,
- fa un po’ impressione avere il Parlamento più numeroso e più costoso del mondo, e quindi è giusto cambiarlo, è
- giusto ridurlo, è giusto modificare un sistema che non funziona[impl]. Ma non siete qui a prender
- freddo per togliere 300 poltrone. Oddio, poi mi fa piacere, ma questo non è decisivo. E non siete qui nemmeno
- per superare il bicameralismo paritario. Che volevi fare te da piccolo? Io da piccolo volevo eliminare il
- bicameralismo paritario. Cioè, non c’è nessuno che dice una cosa del genere. È un sistema che non funziona.
- Ma se siete qui, oggi, in piazza, è perché, pensate, in questa piazza, guardando questo palazzo, guardando ciò
- che questa città ha saputo fare nel corso degli anni, dei decenni e dei secoli, che vi muove una grande
- ambizione, un grande sogno, un grande entusiasmo. È quello di pensare che il tempo dell’Italia[ppp+top]
- non è soltanto il passato. Che noi vogliamo costruire un futuro all’altezza dei nostri sogni[impl]. Che noi
- vogliamo dare alle nuove generazioni la speranza di poter capire che le cose possono cambiare,
- finalmente[im.convn]! E che non andiamo sempre avanti a dirci di no, non cambia niente, che non si può
- fare[ppp]! Siete qui perché volete cambiare il destino dei vostri figli. Siete qui perché credete nella politica e
- non nell’anti-politica! Quando siamo partiti da Firenze c’era il grande messaggio di Barack Obama: Yes, we
- can, noi possiamo! Non avrei mai immaginato, da ragazzo del contado, di poter arrivare a discutere con il
- Presidente Obama del grande ruolo che può avere l’Italia nel mondo e di tante
- altre questioni[ppp+top]. Ma ricordo, molto più banalmente, che quando si iniziò la campagna per le primarie. E
- anche allora sembra impossibile, anche allora ci dicevano “ce la farete”. Mi riferisco alle primarie della Sala
- Clemente Settimo. Il motto dei fiorentini era non “yes, we can”, era “no, ‘nun si pote”. Ma questo, si potrebbe
- pedonalizzare Piazza del Duomo. “No, ‘nun si pote. Non l’ha mai fatto nessuno”. Ma potremmo raddoppiare gli
- spazi per le “No! ‘Nun si pote!”. Il messaggio era di un auto-blocco, come se da soli ci costringessimo a dire che
- i sogni erano troppo arditi per noi. La cosa bella di questa campagna referendaria[ppp+top] è che
- tantissime persone stanno tornando a credere che non c’è un blocco per l’Italia, che l’Italia è un
- Paese che ha tutte le condizioni per poter tornare a dare fiducia, alle nuove generazioni, ma
- anche agli altri[ppp]. Tutti mi domandano “Che succede se vince il no?”. Allora rovescio il ragionamento.
- Che facciamo se vince il sì, va bene, ci sto. Io vi dico: che facciamo se vince il sì? Ce l’ho…io ce l’ho in mente, eh?
- Ce l’ho in mente cosa succede se vince il sì. Se vince il sì, l’Italia diventa leader in Europa. Mica perché siam
- bravi noi, eh? Ma non perché siamo bravi noi. Diventa leader in Europa perché la situazione internazionale è
- un tale caos che abbiamo l’Europa in difficoltà. I Paesi che sono stati portati dentro il grande disegno europeo[ppp]
- oggi sognano di innalzare muri. Proprio loro, che sono stati salvati dall’abbattimento dei muri. Il mondo, il
- mondo sembra non accorgersi che sta cambiando qualcosa alla radice di tutto[vag]. Che, la paura del
- diverso, la paura dell’altro, la paura del domani[ppp+top] è talmente forte che arrivano risultati
- elettorali sorprendenti e inattesi un po’ in tutto il pianeta. Milioni di persone fingono di non vedere che qualche
- migliaio di cittadini lascia l’Africa e il Medio Oriente perché il mondo[vag] negli ultimi anni si è girato
- dall’altra parte, e rischiano di morire nel Mediterraneo; e noi sappiamo perfettamente che i nostri valori,
- quelli che hanno fatto grande questa civiltà[ppp+top] ci portano a dire che noi non possiamo lasciare
- sole queste persone. Non possiamo e non vogliamo girarci dall’altra parte. E dall’altro lato sappiamo che noi
- non possiamo accettare un’Europa che lascia sola l’Italia[top+impl], e che è l’ora di dirlo con
- O loro cambiano linea[impl+vag] o noi smettiamo di essere il loro Bancomat[ppp], smettiamo di
- essere il loro salvadanaio[ppp], smettiamo di pagare il loro egoismo[ppp]! Se vince il sì, da lunedì
- mattina, l’Italia può essere il punto di riferimento sui temi culturali, educativi, valoriali. La Germania è in
- campagna elettorale, la Francia è in campagna elettorale. Il Regno Unito ha altri problemi, a cominciare dalla
- Brexit. È finita la stagione dei grandi tecnici[ppp+top], che dicevano. È ora di iniziare noi a dire che cosa
- chiediamo all’Europa, a darle un’anima[impl], a darle un sogno[impl], a darle dei valori[impl]. Perché
- l’Europa non è solo Bruxelles, l’Europa sono le strade di Firenze, sono le strade di Roma, sono le strade di
- Napoli, di Genova, di Bologna, delle nostre città! Se vince il sì, a Taormina – sì perché il G7 lo facciamo a
- Taormina. Io vi ho chiesto scusa, cari amici fiorentini. Avevo promesso che lo avremmo fatto qui. Poi è
- accaduto un fatto e voi lo sapete perché ve l’ho già raccontato. Una importante personalità del mondo
- istituzionale[vag] ha detto: “La Sicilia? C’è solo la mafia”. E io, Presidente del Consiglio dei Ministri della
- Repubblica Italiana ho guardato questa personalità e ho fatto “Ah, sì? Il prossimo G7 lo faremo in Sicilia, così
- vedrete cos’è Taormina, il teatro, l’educazione, i valori, la cultura, che questo Paese ha[ppp]. E noi
- non permettiamo a nessuno di offendere neanche un lembo del nostro territorio.
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Discorso di Matteo Salvini
Chiusura della campagna elettorale a Varese il 3 giugno 2016
Puoi vedere il video del discorso qui.
- Grazie, grazie…
- È venerdì, grazie a Dio, perché non ce la faccio più. Non so quanti migliaia di chilometri
- abbiam girato, da Nord a Sud, con l’orgoglio di aver risvegliato la speranza e la voglia di
- migliaia di persone che non credevano più alla politica e che non votavano più da
- vent’anni[ppp]. QUESTO[ppp] è il miglior risultato[ppp+top]: avere in piazza tanti ragazzi,
- anche di quindici, sedici, di diciassette, di diciotto anni – e anche più piccolini – che dicono
- “o adesso o mai più”. Su Gallarate non aggiungo altro perché ho già sentito tutto. Dico solo
- che c’è in ballo qualcosa in più, come diceva Giancarlo. C’è in ballo una visione del mondo.
- C’è in ballo un modo di concepire quella che sarà Gallarate, quella che sarà Milano nei
- prossimi trent’anni. La domanda da non fare a voi, ma la domanda che vi prego di fare da
- stasera a domenica sera ai vostri concittadini che ancora pensano di non andare a votare –
- perché son sicuro che, almeno uno – vuoi a casa, in negozio, in ufficio, a scuola, ce l’avete.
- Che tanto non cambia niente, tanto son tutti uguali, tanto son tutti bravi a promettere ma poi
- non mantengono. Quanti ne conoscete di dubbiosi, indecisi, depressi, incazzati. L’unica
- certezza che ho è che chi domenica non perde neanche tre minuti per scegliere il futuro del
- suo comune, poi per cinque anni taccia e non rompa le palle. Perché, per cinque anni, sulla
- stazione, sulla piazza, sul senso unico, sulla scuola, sulla strada. Perché, come sarà Gallarate
- fra vent’anni? Chi ci sarà a scuola a Gallarate fra vent’anni? Chi ci sarà in stazione a
- Gallarate fra vent’anni? È questo! L’idea della Sinistra è chiara! Ormai sono così
- arroganti[top] che non lo nascondono più. Lo dicono! Anche ieri, in televisione, ero dalla
- Gruber, e l’han detto! Salvini, è chiaro. Gli italiani non fanno più tanti figli. C’è bisogno di
- 300 mila immigrati ogni anno. Ragazzi, il loro progetto è chiaro. Evitare che i ragazzi che
- oggi hanno vent’anni a Gallarate abbiano un lavoro serio. E quando dico lavoro serio, non
- dico lavori che quel bugiardo di Renzi[ppp+top], quando va in televisione, “ho rilanciato il
- 500 mila posti di lavoro”. Poi, vai a guardare, calcolano come posti di lavoro i
- voucher da un’ora alla settimana. Ma che lavoro è un’ora alla settimana[impl]? Che mutuo ti
- danno in banca con un’ora alla settimana[impl]? Il loro progetto è chiaro: avere una società
- precaria, sotto ricatto, dove, se tu lavori a Gallarate – se fai il camionista, se fai l’infermiere,
- se fai l’operario, se fai il muratore, io ti do cinque euro all’ora, per lavorare sette giorni su
- sette, domenica compresa. Se ti va bene è così, se non ti va bene, accomodati perché fuori
- dalla porta io ho diecimila schiavi che si accontentano di un euro in meno. E io non voglio
- che i nostri figli crescano schiavi. Se il lavoro è un valore, va pagato. Il loro progetto è
- quello: avere una società precaria, senza certezze. Quanti miei coetanei di quarant’anni non
- hanno ancora un figlio anche se ne vorrebbero più di ogni cosa al mondo perché lui è
- artigiano o a partita IVA, lei ha un contratto di sei mesi. Va già bene se non vivono più a
- casa dai genitori. Ma come fai a pensare di mettere al mondo una creatura senza una
- certezza economica? Chi è che fa questi ragionamenti qua? Quando andate nei campi Rom,
- quelli figliano come conigli, 5, 6, 7, 8. Tanto poi, qualcuno che li mantiene lo trovano. Però,
- un cittadino responsabile[impl+top] non ragiona così. Una generazione precaria e impaurita.
- Poi, il bello è che quando andiamo alla Tele, siamo NOI[ppp] che incutiamo paura. Cioè è
- Cassani che terrorizza i gallaratesi. Ma, se uno ha paura a prendere il treno[top+impl] è
- colpa di Cassani? Se la sera spacciano e scippano[top+impl] è colpa di Cassani? Quindi, il
- ragionamento è questo. Il loro gioco[vag+top] è avere gente che non esce di casa, che non
- va al parco giochi perché è pericoloso, che non va a teatro perché è pericoloso, che non va in
- biblioteca perché la chiudono, che esce il meno possibile, che non va nel negozio sotto casa
- perché chiude. Al massimo, va una volta a settimana al centro commerciale, o altrimenti sta
- a casa a rimbambirsi davanti alla televisione, dove, se guardi il TG1, il TG2, il TG3, il TG4,
- il TG5, ti compare Renzi, che pare la Madonna, dalla mattina alla sera: che ha ridotto le
- tasse, che ha risolto i problemi. È riuscito perfino a fare il tunnel del Gottardo che arriva in
- Italia, anche se non gli avevano spiegato che non arrivava in Italia, ma non fa niente. Quindi,
- pensate che questi[vag] sono così infami[top] che l’anno scorso hanno provato[vag] a
- tassare gli invalidi, gli invalidi! Hanno provato a mettere nell’ISE, per fargli pagare reddito,
- quelli che dovrebbero essere aiutati, invece che tassati. Hanno provato a fregare le
- vedove e i vedovi, perché c’è la pensione di reversibilità, per le coppie gay ma non per le
- Ma vi rendete conto dell’assurdo a cui stiamo arrivando in questo Paese[ppp]?
- Siamo alla follia! Quindi, in ballo, non c’è tanto Guenzani, che non conosco ma, da come
- me lo avete raccontato, mi sembra uno sfigato. Quindi, non è questo! In ballo c’è qualcosa
- di più. Perché, quanti Guenzani abbiamo in giro per l’Italia, a tirar la schiena e a dire
- “Signor sì, signor sì”. Se chiama il prefetto – perché di solito lo fanno ad agosto. Se non c’è
- un sindaco della Lega, ad agosto, e il prefetto chiama Gallarate dicendo “Sai, non so dove
- piazzare altri 200 immigrati. Non è che me li prendi tu a Gallarate?”. Chi è che dice no? Chi
- ha le spalle larghe per dire no? Ma è un no dettato da bontà. Questo ditelo, fino a domenica,
- a quelli che magari incontrate fuori dalla messa. I veri cattivi[ppp+top], i veri
- egoisti[ppp+top], i veri assassini[ppp+top] sono quelli che fanno partire migliaia di disperati
- che poi crepano sul fondo del Mediterraneo[vag+impl], che poi crepano sul fondo del Mediterraneo!
- Perché, io son convinto che qua ci siano donatori di sangue, donatori di organi, volontari
- della parrocchia, volontari della Protezione Civile. Ci sono tanti uomini di chiesa, per
- fortuna, che dicono “apriamo le porte, ma finché la gente ci sta”. Se hai un monolocale, di
- 30 metri, e se sei buono, ospiti in questi 30 metri due persone, perché ci stanno. Se nel tuo
- locale di 30 metri pretendi di ospitare 100 persone non sei buono, sei un delinquente! Perché
- poi quelle 100 persone stanno male loro e fanno stare male tutti i vicini di casa.
- L’immigrazione giusta in Italia per i prossimi mesi è zero, zero, zero, zero. Abbiamo già
- dato, abbiamo già dato. L’accoglienza per le donne e per i bimbi che scappano dalla guerra è
- sacrosanta ma, non so a Gallarate, io a Milano, di donne e bimbi ne vedo pochini. Io vedo
- dei gran ragazzi, robusti, col cappellino, con le scarpette e col telefonino, in giro a far casino
- dalla mattina alla sera. Io non vedo tante donne e tanti bambini che scappano dalla guerra.
- Quindi, questo è. Ragazzi, su la testa e orgoglio. Il voto alla Lega, il voto alla coalizione. Io
- ringrazio il Centro-Destra che qua ha dato prova di maturità. E io farò di tutto perché il
- Centro-Destra sia unito in futuro a un patto, l’ho detto anche a Berlusconi. A patto che il
- Centro-Destra guardi avanti e non guardi al passato. Io non voglio guardare al passato,
- vecchi rottami alla Gianfranco Fini[top+impl] non li voglio più vedere in giro per strada,
- diciamocelo subito. Quindi, o guardiamo avanti – patti chiari e amicizia lunga. Il voto che
- darete mi darà anche più forza per far le nostre battaglie a livello nazionale. Una su tutti ne
- Perché ogni giorno che il buon Dio manda in terra…anche stamattina a Milano ho
- fatto due mercati, e mi ha fermato almeno 30 persone, soprattutto donne, che non mi hanno
- parlato delle coppie gay, del referendum, della Boschi. Mi hanno detto “Salvini, cancellate
- una legge, perché ci sta ammazzando”. E noi quella legge la cancelleremo, ché è una legge
- infame, che sta rubando anni di vita, di lavoro e di speranza a milioni di italiani. Però mi
- serve anche l’aiuto di Gallarate. Quindi, io ho lasciato in giro…ho girato il Veneto, ho girato
- il Friuli la settimana scorsa, ho girato la Calabria – sono stato a Lamezia, sono stato a
- Crotone, sono stato a Cassano, sono stato a Rossano, a Gallipoli, a Trieste, a Pordenone, a
- Savona e a Grosseto, anche a Bologna. Ogni volta che vado a Bologna mi diverto. E quando
- avremo finito con le ruspe e con i campi Rom[ppp+top] cominceremo coi centri sociali.
- Perché, va bene pensarla diversamente. Ma, l’ultima volta a Bologna io ho visto per la prima
- volta – non li avevo mai visti – quelli dei centri sociali tirare contro polizia e carabinieri
- degli ananas, degli ananas! Pensate che minorato mentale uno è che va in piazza – vabbè,
- uovo, il limone, il pomodoro, ieri sono riuscito a bloccare una melanzana. Ma, se ti arriva in
- testa l’ananas, fa male. Sapete dove glielo metterei io quell’ananas? Ecco, Guenzani ha
- messo in programma un bel centro sociale a Gallarate. Come fate a Gallarate senza moschea
- e senza centro sociale[impl]? Se volete qualche Rom ve li mando io da Milano, non c’è
- Il ragionamento è questo, e chiudo. Come Lega non abbiamo grandi promesse
- da fare. Non viene qua sul palco Cassani o Salvini a dire “Votateci perché, se ci votate noi
- da lunedì vi regaliamo 80 euro[impl]”, e poi ve li chiediamo indietro[impl]. No.
- Garantiamo onestà, sicurezza, impegno, una squadra con la schiena dritta, che non sia
- serva di nessuno[impl]. Con pochi soldi, prima vengono i cittadini di Gallarate, prima
- vengono gli italiani poi viene tutto il resto del mondo. Questo è un principio da cui nessuno
- ci può spostare. E poi, sul referendum, lo diceva Giorgetti, qual è la critica più grande che
- io faccio a questa riforma di Renzi. Vabbè, a parte il fatto che è una riforma fatta dalla
- Boschi e da Verdini, vi lascio immaginare come possa essere. Ma io una cosa critico, che
- se passa questa riforma, per i prossimi cinquant’anni gli italiani sono schiavi perché non
- potremo più dire, per Costituzione, nulla sulle scelte che ci piovono dalla testa e arrivano
- da Bruxelles. Perché questo servo della finanza, delle banche, dei massoni, delle
- multinazionali[ppp+top] ha venduto l’anima a Bruxelles e nella sua riforma della
- Costituzione ha confermato il fatto che gli italiani non potranno mai votare su nessuna
- scelta che arriva dall’Europa. E siccome dall’Europa arrivano solo cazzate[top], io non
- voglio vivere da servo, da schiavo della Merkel, dell’euro o di questa gente qua e quindi un
- uomo libero[top+impl] vota no, un uomo libero vota no, perché se dobbiamo sbagliare,
- sbagliamo da soli. Non è possibile che dobbiamo chiedere il permesso a qualcuno per
- quello che riguarda la moneta, la banca, i confini, il commercio, la pesca[top]. Io ieri ero a
- Cattolica, in Romagna, dove ci sono 40 imbarcazioni di pescatori che danno lavoro a 400
- persone che vanno a pescar vongole, che poi magari vi arrivano in tavola per farci gli
- spaghetti, che sono massacrati da una normativa folle europea, applicata dall’Italia che dice
- che non si possono tirar su vongole più piccole dei 25 millimetri. Perché, qualche
- genio[vag] a Bruxelles ha deciso che la vongola, se è di 23 millimetri è ancora adolescente.
- A parte il fatto che la vongola è vongola e non sa se è ancora adolescente o ha superato
- l’adolescenza. Ma, il dramma[ppp+top] è che la vongola fuori misura è reato penale; e
- questi pescatori hanno il terrore. Già si spaccano la schiena uscendo in mare di notte, ma
- devono andar lì col centimetro: 23, 24, 25…In Italia è più pericoloso spacciare vongole che
- spacciare droga. Rischi di più spacciando una vongola che non spacciando droga. E io non
- posso dire che è una cazzata[top], perché Renzi in Costituzione mi mette il bavaglio[impl]?
- Tienitelo tu il bavaglio. Qua in piazza ci sono donne e uomini liberi. Viva Cassani, viva la
- Lega, viva Gallarate. In bocca al lupo, e da qui a domenica non si dorme. Da qui a
- domenica – tutti voi avete il telefonino in tasca, immagino – guardare tutta la rubrica
- telefonica, dalla A alla Z, chiamando anche chi vi sta sulle balle. Però domenica il treno
- passa una volta, non passa un’altra volta. La differenza la fa, a Gallarate, chi non vota.
- L’avversario non è quello che sta giocando sui gonfiabili. L’avversario di Cassani e del
- Centro-Destra sono i cittadini per cui tanto non cambia niente[ppp], io non voto. Li
- andate a beccare, con le buone maniere, casa per casa, negozio per negozio, campanello
- per campanello? È un’occasione storica, o adesso o mai più. Noi ce l’abbiam messa tutta,
- io non mollo se voi non mollate. Viva Gallarate e spero di tornare in una città bella, sicura
- e libera.
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Commento all’analisi del discorso di Matteo Renzi
In Renzi l’uso di presupposizioni è talvolta associato a contenuti di attacco o critica, talvolta a contenuti elogiativi rivolti all’Italia o al Partito Democratico.
Contenuti di attacco/critica sono espressi dalle presupposizioni in 43-44 (torna ad essere un Paese che può essere un punto di riferimento, per la cultura e per i valori nel mondo) in cui è dato per scontato, mediante il verbo di cambiamento di stato tornare, che l’Italia sia stata in precedenza un punto di riferimento per la sua cultura e per i suoi valori. Dello stesso tipo è la presupposizione in 45-46 (torna a parlare di noi come produttori di cultura) in cui è presentato come già noto che il mondo abbia parlato dell’Italia come produttore di cultura. Altre presupposizioni veicolano contenuti tendenzialmente vaghi, come quelle in 54 (quelli che si lamentavano soltanto) e in 60 (quelli che hanno detto soltanto di no) in cui è presupposto che vi fossero persone che si lamentavano soltanto e che vi siano persone che hanno detto soltanto di no. Altri contenuti di attacco o critica sono codificati da verbi di cambiamento di stato, come smettere in 112-113 (smettiamo di essere il loro Bancomat, smettiamo di essere il loro salvadanaio, smettiamo di pagare il loro egoismo). Ciò che queste espressioni presuppongono è che l’Italia sia stata il Bancomat dell’Europa, che sia stata il suo salvadanaio e che abbia pagato il suo egoismo. A seguire, in 116, Renzi ricorre a una descrizione definita (la stagione dei grandi tecnici) con la quale presuppone che vi sia stata una stagione di “grandi tecnici” alludendo al fatto che spesso tali figure istituzionali non hanno realmente fatto gli interessi dell’Europa e dei cittadini italiani.
Strategie implicaturali di tipo conversazionale hanno talvolta scopo di critica, talvolta scopo esortativo. Del genere critico sono le implicature esemplificate in 42 (non dice più “non faremo la fine della Grecia”) e in 44 (Pompei non fa più notizia per i crolli). Mediante la prima, Renzi lascia inferire che sull’Italia si sia spesso detto che non avrebbe fatto la fine della Grecia, implicando peraltro che la Grecia sia un termine di confronto negativo per l’Italia. L’implicatura associata alla seconda occorrenza, invece, è che in precedenza Pompei abbia fatto notizia solo per i crolli. Un’altra implicatura, generata dall’uso enfatico della negazione, è quella in 53-54 (non stare soltanto a lamentarsi) in cui è lasciato intendere che ad oggi ci si sia solo lamentati della condizione economica italiana. Altre implicature significative sono quelle codificate in sequenza in 117 (a darle un’anima, a darle un sogno, a darle dei valori), che lasciano intendere che l’Europa non abbia un’anima, non abbia un sogno e non abbia valori al di fuori di quelli che l’Italia potrebbe darle.
Meno diffuso è l’uso di topicalizzazioni, principalmente associato a contenuti esortativi. A questo tipo appartengono le occorrenze in 11-12 (prima di dire “Evviva, siamo insieme, vogliamo dire di sì al futuro”) e in 22 (un Paese che crede nella politica). Nella prima Renzi comunica come informazione già presente nel contesto di discorso, e quindi già vagliata dall’interlocutore, che si debba esultare dicendo “siamo insieme” e dicendo di sì al futuro, ovvero, votando sì al referendum costituzionale. Nella seconda è implicato che l’Italia – con il Governo Renzi – sia un Paese che abbia le condizioni per credere nella politica.
In Renzi la vaghezza è talvolta espressa dall’uso di pronomi plurali con referenza generica, come Hanno diviso il Paese in 25, dicono in 51 e loro in 56 e 59, talvolta dall’uso di aggettivi come diverse in 39 (profondamente diverse da quelle di prima). Nel caso dei plurali generici, a risultare vago è il soggetto a cui il significato di loro, dicono e hanno diviso si riferiscono. Altrove, la vaghezza è realizzata mediante il ricorso a pronomi indefiniti, come in 104 (qualcosa alla radice di tutto), o a sostantivi preceduti da articolo indeterminativo, come in 121-122 (Una importante personalità del mondo istituzionale), o a sostantivi introdotti da articolo determinativo ma aventi significato generico, come il mondo in 107. In 104, con qualcosa Renzi non menziona specificamente cosa sia alla radice di tutto e, oltre a ciò, non specifica cosa sia questo “tutto” che, nell’insieme dei temi discussi sui problemi che tanto l’Italia quanto l’Europa stanno affrontando, rimane oscuro e ambiguo. Un effetto analogo è quello associato all’espressione in 107 (il mondo), in cui Renzi – mediante il noto artificio retorico della sineddoche – estende al mondo intero ciò che potrebbe valere per una sola parte della popolazione mondiale.
Commento all’analisi del discorso di Matteo Salvini
Nel discorso di Salvini, l’uso di presupposizioni è spesso associato a contenuti di auto-elogio o di critica. Ad esempio, in 3-4-5, la descrizione definita complessa (l’orgoglio di aver risvegliato la speranza e la voglia di migliaia di persone che non credevano più alla politica e che non votavano più da vent’anni) presuppone che la Lega Nord abbia risvegliato la speranza di molte persone e, mediante il verbo di cambiamento di stato risvegliare, è altresì presupposto che la speranza di molte persone nella politica fosse addormentata. Associata a un contenuto di auto-elogio è inoltre la descrizione definita in 5 (il miglior risultato) con cui Salvini attribuisce alla previa conoscenza dei suoi interlocutori che la Lega (e i suoi sostenitori) hanno raggiunto un buon risultato. Con valore di attacco o critica troviamo la descrizione definita in 24 (quel bugiardo di Renzi) in cui è veicolato come informazione nota che Renzi sia un bugiardo; quella in 63 che veicola come informazione già parte delle conoscenze condivise che esistano dei “veri cattivi”, “dei veri egoisti” e dei “veri assassini”. Sempre mediante descrizione definita, Renzi è additato in 112-113 come servo della finanza, delle banche, dei massoni e delle multinazionali. Altre presupposizioni sono proiettate da subordinate temporali, come quella in 92-93 (quando avremo finito con le ruspe e con i campi Rom) che dà per condivisa l’informazione che la Lega (una volta al governo) avrebbe sgominato i campi Rom dall’Italia, e da frasi relative come quella in 55 (dell’assurdo a cui stiamo arrivando in questo Paese) che presuppone che in Italia si stia arrivando a qualcosa di assurdo.
Anche le implicature sono spesso associate a contenuti di attacco, critica o contrasto. In molti casi, esse originano dal proferimento di atti linguistici indiretti, come gli enunciati interrogativi in 26-27 (Ma che lavoro è un’ora alla settimana? Che mutuo ti danno in banca con un’ora alla settimana?) in cui, mediante sfruttamento della massima di relazione, Salvini lascia intendere che il Governo Renzi abbia promosso solo lavori di un’ora alla settimana e che questo regime renda tutt’altro che favorevole la possibile richiesta di un mutuo in banca. Altre implicature originano da enunciati ironici, come quello in 99-100 (Come fate a Gallarate senza moschea e senza centro sociale?) o quelli in 102-103 (se ci votate noi da lunedì vi regaliamo 80 euro, e poi ve li chiediamo indietro). Con l’occorrenza in 99-100 Salvini lascia inferire – senza asserire esplicitamente – che moschee e centri sociali non hanno alcuna utilità a Gallarate, mentre con le implicature in 102-103 allude all’impopolarità della scelta di Renzi di “regalare 80 euro a ciascun italiano” una volta al Governo, per poi richiederli mediante aumenti della tassazione. A seguire, in 104-105 (non sia serva di nessuno) è implicato che la squadra di Governo del Partito Democratico sia stata serva di qualcuno e, più specificamente, dell’Europa.
Strategie di topicalizzazione si presentano soprattutto nell’uso di subordinate ipotetiche come in 41-42 (se uno ha paura di prendere il treno, se la sera spacciano e scippano) che, unitamente a strategie implicaturali, presentano come informazione già attiva nel discorso che in Italia si abbia paura di prendere il treno e che la sera spacci e scippi siano una consuetudine in questo Paese. Topicalizzazioni con valore di critica sono quelle esemplificate in 81 (vecchi rottami alla Gianfranco Fini) e la subordinata ipotetica in 115 (siccome dall’Europa arrivano solo cazzate). La prima occorrenza ad essere presentata come informazione già presente nell’universo di discorso è l‘idea che “Gianfranco Fini” sia un vecchio rottame, così come in 115 alle conoscenze attivate dal discorso precedente è attribuita l’informazione che dall’Europa non arrivino proposte valide per l’Italia.
Anche in questo discorso di Salvini la vaghezza è spesso codificata dall’uso generico del plurale, come mostrato dalle occorrenze in 43 (Il loro gioco) e in 51 (hanno provato) in cui ad essere indeterminata è l’identità di coloro a cui tale “gioco” è attribuito e quella di coloro che “hanno provato” a tassare gli invalidi. Altrove, essa trova espressione nell’uso di pronomi dimostrativi di significato indefinito, come questi in 51 e quelli in 64 impiegato come testa di una frase relativa, che presuppone che vi siano delle persone (senza dire quali) che fanno partire migliaia di disperati “che poi crepano sul fondo del Mediterraneo”.