Cirinnà e Formigoni sulle unioni civili (2016)

Un confronto tra le informazioni discutibili trasmesse in modo implicito

1 1

Il confronto che pubblichiamo oggi è tratto da una discussione parlamentare di qualche anno fa, che ci è stata riportata alla mente dal dibattito sul ddl Zan di queste settimane (di cui ci occuperemo prossimamente). Abbiamo messo a confronto un discorso di Monica Cirinnà (PD) e uno di Roberto Formigoni (Area Popolare), tratti dalla seduta del Senato dedicata alla discussione della legge che dalla Senatrice PD prende il nome: la Legge 76 del 2016 sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Cirinnà, che parla naturalmente in favore del disegno di legge, usa meno impliciti, mentre l’intervento di Formigoni, che comprende vari punti di critica, ne contiene di più. Già all’inizio del suo discorso si trova un esempio di presupposizione attivata da un costrutto controfattuale: “Se il contenuto di questo disegno di legge fosse coerente con il titolo […] io sarei qui […] per intervenire a favore”. In questa costruzione, Formigoni dà per noto a tutti che il contenuto del disegno di legge non sia coerente con il titolo, e che dunque il suo reale scopo non sia la disciplina delle convivenze omosessuali. Tutto il testo è poi caratterizzato dalla presenza di numerose implicature con funzione di attacco: in particolare, in più punti e senza dirlo esplicitamente, il Senatore di Area Popolare evoca scenari in cui la Legge Cirinnà darebbe origine a un piano inclinato che porterebbe alla legalizzazione dell’utero in affitto.

A questo tipo di attacchi, Cirinnà risponde a sua volta con una implicatura. Affermando: “Non devo ricordare qui […] che […] la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita […] vieta e punisce esplicitamente la pratica della gestazione per altri”, Cirinnà suggerisce che gli scenari evocati dall’opposizione siano del tutto privi di fondamento, perché il tanto temuto “utero in affitto” è già materia di legge nell’ordinamento italiano.

Gli indici di implicitezza emersi da questo confronto ricalcano un modello che abbiamo osservato anche in altre circostanze: nel caso di dibattiti parlamentari che vedono posizioni discordanti tra maggioranza e opposizione, la comunicazione dell’opposizione tende a essere più implicita rispetto a quella della maggioranza. Questa differenza sembra essere legata a un maggiore ricorso da parte dell’opposizione a strategie implicite di attacco, mentre chi parla in favore di qualcosa tende ad adottare uno stile più esplicito. Vedremo se anche l’analisi del dibattito sul ddl Zan confermerà questa tendenza…

Grazie , presidente .

Colleghi , è molto difficile per me raccontare in pochi minuti la straordinaria avventura che ho vissuto in questi due anni di lavoro .

È difficile perché , più di questioni di diritto e di giurisprudenza , vorrei comunicarvi le emozioni che ho provato girando l' Italia , da Aosta a Barletta , incontrando migliaia di coppie , famiglie , militanti di tutti i partiti , attivisti LGBT , tutti cittadini interessati a cambiare , e a cambiare in meglio , questo paese .

La gran parte degli italiani sa che il contrario della parola discriminazione è uguaglianza .

Attenzione : questa non è ideologia , è semplicemente giustizia .

Tenetelo a mente , colleghi : ogni qualvolta violeremo il principio di uguaglianza , avremo prodotto una discriminazione e ci esporremo al vaglio di ragionevolezza della Corte costituzionale .

Un diritto può essere riconosciuto o negato .

È su questo che si esprimono giuristi e magistrati , poiché i diritti incidono sull' ordine costituito .

Se un diritto è riconosciuto senza limiti costrittivi ad alcuni e ingiustamente negato ad altri , c' è discriminazione .

Un altro motivo di difficoltà che ho affrontato in questo duro lavoro è stata la costruzione di un nuovo istituto giuridico : appunto , le unioni civili tra persone dello stesso sesso , pur essendo personalmente favorevole - come molti tra di noi - all' estensione del matrimonio egualitario .

È per questo ...

E vi chiedo scusa , vi chiedo davvero scusa se qualche volta , nelle nostre discussioni , sono stata un po ' brusca .

Ho cercato solo di spiegare che il nuovo istituto delle unioni civili nell' attuale quarta versione è già una sintesi moderata , e ogni tentativo di mediazione sui diritti può produrre nuove disuguaglianze .

A lungo mi sono posta come domanda se questo testo fosse effettivamente ciò di cui hanno bisogno le famiglie arcobaleno , se fosse all' altezza delle loro legittime richieste .

È stato difficile , perché ho vissuto sulla mia pelle i risvolti di un dibattito avvelenato , fin dalla lunghissima discussione in commissione che ha appesantito un iter parlamentare di per sé molto complicato .

Abbiamo scelto la via delle unioni civili per rispondere a criteri di prudenza , nella convinzione che la piena uguaglianza si potrà arrivare passo dopo passo .

Allo stesso tempo , questa è una scelta che non pregiudica né misconosce la richiesta di riconoscimento che proviene dalle coppie omosessuali ed assicura un adeguato livello di tutela a loro e sopratutto ai loro figli .

A proposito delle questioni di incostituzionalità sollevate attorno a questa proposta , pensando al provvedimento e alla nostra Carta costituzionale ho voluto rivolgere il pensiero alle grandi donne della nostra repubblica .

A Nilde Iotti , a Teresa Noce , a Lina Merlin : esempi chiari e limpidi di una vera e propria politica di umanità .

Penso alla loro profonda sensibilità verso le mille sfumature dell' universo familiare che chiedevano riconoscimento costituzionale , alle battaglie per l' uguaglianza tra i coniugi e l' uguaglianza tra i figli .

Concetti , oggi , ancora di un' attualità esplosiva .

Quando sembrano passati secoli dal lavoro dei Padri costituenti , ora , nel 2016 , a quasi trent'anni dalla prima proposta di riconoscimento per coppie dello stesso sesso , ci apprestiamo a dare all' Italia una legge tanto attesa .

Guardo all' articolo 2 della Costituzione , su cui si fonda questo provvedimento .

Guardo all' articolo 29 , indiscutibilmente al centro di questo nostro confronto parlamentare .

Penso alla loro correlazione indissolubile , alla doppia dimensione individualista e pluralista per la lotta contro il totalitarismo di stato , il quale intacca , come diceva Aldo Moro , innanzitutto la famiglia , per poter , attraverso questa via , più facilmente , intaccare la libertà della persona .

È per questo : l' istituto di diritto pubblico unione civile è in maniera cristallina in linea con l' articolo 2 della nostra Carta .

Per cui lo stato - e vi ricordo le parole di La Pira - non fa che riconoscere e tutelare dei diritti anteriori alla Costituzione dello stato stesso .

Che sono i diritti dei singoli , diritti delle società e comunità naturali , laddove " naturale " , lungi dal cristallizzare una determinata accezione culturale o religiosa , voleva semplicemente affermare il carattere pregiuridico , come reazione all' impostazione autoritaria del diritto di famiglia che aveva caratterizzato lo stato fascista .

La Costituzione è un processo di liberazione della persona umana naturalmente inconcluso e da rinnovare continuamente con spirito di cooperazione solidale .

La Costituzione è stata scritta avendo in mente il passato , il presente e il futuro , considerando chi aveva già la voce per farsi sentire e chi ancora non aveva trovato spazio nella comunità politica , come le persone omosessuali , oggetto di un pervasivo e doloroso stigma sociale .

Queste persone , per troppo tempo assenti e taciute , noi oggi le rendiamo finalmente presenti al resto della comunità politica , riconosciamo la loro esperienza di vita familiare come una realtà meritevole di tutela , perché attinente alla loro dignità di persone .

Così , concretamente , realizziamo quella parte di Costituzione scritta per gli assenti , quegli assenti - individui , adulti , bambini , famiglie - che finalmente diventano presenti , con pari diritti e pari dignità già riconosciuti agli altri cittadini .

Colleghi , vi chiedo : da che parte vorremo farci trovare dai nostri figli e dai nostri nipoti , quando fra trent'anni torneranno a leggere i resoconti di questa seduta ?

Dalla parte di chi ha creduto possibile far muovere all' Italia il primo e tanto atteso passo verso l' uguaglianza o dalla parte di chi ha visto nella Costituzione il patrimonio di pochi privilegiati e nell' estensione dei diritti un pericolo ?

Rifletto , però , su quanta disinformazione e strumentalizzazione politica hanno fuorviato il dibattito pubblico .

La frase che ritengo più falsa è che in Italia stiamo introducendo il matrimonio e l' adozione gay .

Questo non è vero !

Stiamo dando semplicemente tutela giuridica alla vita privata e familiare di coppie omosessuali , attraverso le unioni civili , fondate sull' articolo 2 della Costituzione , come indicato dalla stessa Corte nelle sentenze del 2010 e del 2014 .

E stiamo , poi , soltanto riconoscendo ad una delle parti dell' unione civile di chiedere al giudice la possibilità di estendere la responsabilità genitoriale sul figlio minore del partner , attraverso l' applicazione della legge sulle adozioni .

Cosa già applicata dai tribunali dei minori poiché ritenuta quella che consente la maggior tutela del bambino , anche in caso di morte del genitore naturale .

Su questo punto , colleghi , si sono agitati i fantasmi più spaventosi .

Sono settimane che leggiamo sui giornali che , così facendo , si rischia di aprire la strada in Italia all' istituto della gestazione per altri .

Non devo ricordare qui , in Parlamento , che una delle nostre leggi italiane , la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita , quasi interamente riscritta dalla consulta , vieta e punisce espressamente la pratica della gestazione per altri .

Questo divieto è in vigore , resterà in vigore , e in nessun modo il testo di cui discutiamo oggi interferisce con tale divieto .

È quindi un argomento fuorviante e strumentale .

Il punto è uno : il nostro ordinamento non ammette discriminazioni tra i figli , basate sulla cornice giuridica del rapporto tra i genitori , non ammette la discriminazione tra eterosessuali ed omosessuali in relazione alla valutazione della loro capacità di essere genitori , né ammette discriminazioni tra figli , in ragione del modo in cui sono venuti al mondo .

In ragione di tutto ciò , è evidente che deve sempre prevalere l' interesse del bambino alla stabilità e alla continuità degli affetti .

Sono bambini , sono cittadini di questo paese e oggi decideremo del loro futuro .

Meritano di essere riconosciuti e tutelati .

Con l' articolo 5 facciamo un primo passo decisivo per la loro tutela , nella concreta situazione in cui si trovano a vivere , sulla base del buonsenso e dell' imperativo costituzionale dell' uguaglianza , e senza togliere diritti a nessuno .

Mi avvio alla conclusione , presidente , e passo rapidamente ad illustrare il secondo obiettivo ambizioso di questo provvedimento , quello della codificazione dei diritti delle coppie conviventi , omosessuali o eterosessuali che siano .

Il titolo secondo intende per conviventi due persone , non parenti , unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale .

A tutti coloro che convivono more uxorio , senza distinzioni basate sull' orientamento sessuale dei componenti della coppia , vengono riconosciuti alcuni diritti e doveri , già ampiamente sanciti da giurisprudenze consolidate .

In conclusione , nei prossimi giorni , colleghi , saremo chiamati , come senatori della repubblica , a rispondere come rappresentanti di un' Italia che lavora , che fa progetti , che ama , che vuole tornare alla modernità di un' Europa da costruire sulle basi dell' inclusione e della parità di trattamento dei cittadini .

Come senatori della repubblica siamo dunque chiamati a dare tutela a tutti i figli di un' Italia che non può più tollerare una discriminazione generata dal come una vita viene al mondo .

Dobbiamo rispondere ai giovani LGBT , che nelle nostre scuole si preparano ed essere gli italiani e gli europei del domani .

Siamo obbligati a dare a ciascuno di loro una risposta , prima che il peso oppressivo della discriminazione spinga altri di loro alla fuga all' estero o al suicidio .

Per questo porterò per sempre nel cuore le parole di due giovani amici , per i quali il riconoscimento dello stato ai loro progetti di vita rappresenterebbe la possibilità di esistere per la prima volta .

" Esistere per il mio paese " – dice uno di loro – " esistere , come se stessi per nascere , esistere , senza pensare di aver fatto un torto alla mia famiglia " .

Colleghi senatori , saremo chiamati a fare una scelta e non ci saranno sondaggi che potranno giustificare un altro giorno di ritardo , non ci saranno motivazioni abbastanza esaustive da consentire la perpetrazione dell' illegalità del nostro paese davanti al resto d' Europa .

Non ci saranno scuse per l' ennesima porta chiusa davanti a chi chiede solo di entrare a far parte della grande comunità delle famiglie italiane , senza nulla sottrarre a tutte le altre famiglie del nostro paese .

Come ormai è ben chiaro , stiamo esaminando un testo che affronta in modo ampio ed inclusivo tutte le forme di relazioni affettive , siano esse eterosessuali o omosessuali , puntando a riconoscere diritti e anche obblighi a realtà sociali fino ad oggi rimaste nell' ombra del nostro ordinamento giuridico , pur essendo presenti nel diritto vivente .

Vorrei concludere , presidente , questo mio intervento con il ricordo di un grandissimo italiano , mancato da pochi giorni , il regista di " Una giornata particolare " , Ettore Scola , che era solito dire : " Bisogna credere ai miracoli , soprattutto quelli fatti dall' uomo , e impegnarsi perché i sogni e le utopie si realizzino " .

Per fare questo , colleghi , ci vuole un' assunzione di responsabilità totale e collettiva .

Certo , noi non faremo miracoli , ma abbiamo il compito di fare una buona legge .

In questo modo , daremo dignità e tutela alla vita dei tanti nostri cittadini .

Perché i diritti non possono e non devono rimanere dei sogni .

Signor presidente, voglio iniziare questo mio intervento dicendo con chiarezza che se il contenuto di questo disegno di legge fosse coerente con il titolo, che parla di unioni civili tra persone dello stesso sesso e di disciplina delle convivenze, beh, io sarei qui oggi, e credo con me molti altri, per intervenire a favore di un disegno di legge di tal fatta.

Infatti, sia io personalmente, sia gli appartenenti al mio gruppo, siamo del tutto favorevoli al riconoscimento pieno dei diritti di ogni persona, qualunque sia l’orientamento sessuale o il tipo di convivenza che questa persona sceglie di avere o mette in campo, senza discriminazione alcuna, con il pieno totale rispetto che si deve ad ogni persona, ciascuna portatrice di una identità grande, che ha lo stigma del divino, a nostro modo di vedere, e che non può mai essere limitata, riassunta, in un aspetto delle sue scelte di vita.

Riconoscimento pieno dei diritti di cui si è parlato nel dibattito pubblico nel corso di queste settimane, perché sarebbero, sono calpestati: riconoscimento all’assistenza reciproca, all’assistenza in tutte le situazioni di difficoltà, il diritto al subentro nei contratti di varia natura, i diritti patrimoniali, i diritti ereditari.

Su questi temi, io e il mio partito siamo sempre stati pronti a votare a favore.

Area Popolare ha anche presentato un disegno di legge autonomo che va in questa direzione e vari emendamenti a questo disegno di legge che proporremo e illustreremo nel corso del dibattito.

Ma purtroppo, questa mia premessa è smentita dalla lettura dell’articolato, la quale è in totale discontinuità e contraddizione con il titolo, e questo rende il disegno di legge per noi del tutto inaccettabile.

La proposta della collega Cirinnà parla di unioni, ma nella realtà introduce nell’ordinamento italiano il matrimonio omosessuale.

Non c’è alcuna differenza tra la disciplina del matrimonio di un uomo e di una donna e la disciplina delle unioni civili secondo questo disegno di legge.

Questa è la realtà, che nessuna descrizione ipotetica può cancellare, cambia solo il nome, la sostanza è identica.

Tutte le norme del codice civile e delle leggi speciali che si riferiscono al matrimonio vengono trasferite tal quale alle unioni civili.

Questo è inaccettabile per noi, ma è anche inaccettabile, e voi lo sapete, per la maggioranza del popolo italiano, che come tutti i sondaggi riportano, dice sì ai diritti dei conviventi omosessuali e no ai matrimoni gay.

Certo, si cerca di dire, si cerca di dire all’opinione pubblica che la differenza tra i due istituti sarebbe insita nel loro diverso fondamento costituzionale, ma è un inganno.

La disciplina prevista da questo disegno di legge è esattamente identica, quella derivante dall’articolo 29, e non dall’articolo 2.

Brevemente ricordo , sia per i matrimoni, sia per le unioni civili previste da questo disegno di legge, le nullità e gli impedimenti sono gli stessi, sono identiche le forme della celebrazione che avviene alla presenza dell’ufficiale di stato civile e di due testimoni, è identica la facoltà di assumere lo stesso cognome, sono identici gli effetti del matrimonio e dell’unione civile, tanto è vero che l’articolo 3 richiama espressamente tutte le norme relative ai coniugi eterosessuali, il regime successorio relativo al coniuge è esteso, senza alcuna eccezione, al partner dell’unione civile, la disciplina del divorzio e della separazione è integralmente estesa anche alle unioni civili.

Su questi punti, noi abbiamo più volte invocato la strada della ragionevolezza, a partire dall’analisi delle pregiudiziali di costituzionalità che abbiamo sollevato, non con intenti ostruzionistici, ma allo scopo di prevenire un pronunciamento futuro della corte, che se non interverranno emendamenti significativi, mi pare del tutto scontato.

Ricordo, anche qui sinteticamente, ad essere in contrasto con la costituzione è in qualche modo l’insieme del provvedimento, che contrasta fortemente gli articoli 29 e 31.

C’è una violazione chiara dell’articolo 3, laddove viene assimilato al regime della famiglia quello di una formazione sociale diversa, mentre il compito del legislatore è di trattare fattispecie uguali in modo eguale e fattispecie diverse in modo diverso.

Un altro punto di illegittimità è relativo al doppio binario costruito dal provvedimento per le coppie omosessuali ed eterosessuali.

Siamo giunti ad una forma di discriminazione indiretta delle coppie etero.

Se le unioni civili omosessuali sono una formazione sociale, non lo sono anche le coppie di fatto eterosessuali?

Quando la costituzione richiama le formazioni sociali, e i diritti dei componenti omosessuali o eterosessuali, mette sotto accusa proprio la discriminazione che è insita in questo ddl, e cioè un trattamento per le unioni civili omosessuali e un trattamento completamente diverso per le coppie di fatto eterosessuali.

E infine, contrariamente alla collega che mi ha preceduto, ritengo che sia manifestamente violato anche l’articolo 81 della costituzione, perché la copertura di bilancio prevista è del tutto insufficiente.

È palese che l’onere della reversibilità, nel caso della pensione, non può essere stimato solo in presenza di coppie omosessuali giovani, come è stato fatto, ma deve essere stimato su un periodo temporale di lungo respiro, almeno trent’anni, quando si porrà con tutta evidenza la questione di un numero molto più alto di pensioni di riversibilità da erogare.

Per tutto questo, sono convinto che la corte, come ha già fatto nel recente passato, non potrà fare altro che intervenire per ribadire la non omologabilità del matrimonio con le altre formazioni sociali.

E faccio notare, per incidens, come vi sia un altro tema su cui la corte potrà intervenire, ed è quello segnalato dal nostro e da altri gruppi nelle questioni sospensive che sono state respinte da quest’aula.

È evidente a tutti che la procedura che stiamo seguendo, non è quella prevista dal regolamento del senato, né dalla costituzione.

È una procedura scorretta che non potrà che essere sanzionata dalla corte, così come accadde per la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi.

Ecco perché, presidente, colleghi, su questi punti che ho voluto tratteggiare, la proposta del nostro gruppo è chiara, netta e fa appello, torno a dirlo, alla ragione.

L’invito è a depurare il testo del ddl da tutti quegli impropri riferimenti che lo rendono surrettiziamente identico al matrimonio eterosessuale.

Avremo così una buona legge, che non spacca il paese, che in tantissimi, forse tutti, potremmo votare, e che riconosce più diritti alle persone nelle formazioni sociali.

Il che, fra l’altro, colleghi, è esattamente ciò che ci chiede l’Europa: una legge sulle convivenze omosessuali, non il riconoscimento di matrimoni.

Prendo ora in esame un altro aspetto, a mio avviso gravemente critico del provvedimento, quello che riguarda le adozioni e, in particolare, la stepchild adoption, trattata dall’articolo 5, ma già prevista negli articoli precedenti, colleghi, già prevista negli articoli precedenti.

In primis voglio sottolineare un dato di fatto poco ricordato nel dibattito sin qui svolto.

Il bambino del padre biologico o della madre biologica non è destinato affatto a rimanere solo e privo di tutela.

Già dal 1983, l’articolo 44, lettera a) della legge 184, prevede che in caso di morte del genitore biologico, chi con quel bambino ha avuto una consuetudine di vita perdurante nel tempo, può procedere all’adozione.

Evitiamo, quindi, di attribuire alla norma prevista all’articolo 5 presunti aspetti salvifici che sono già presenti nel nostro ordinamento.

Ricordiamo anche che stiamo parlando di un numero di bambini attualmente esistente in carico a coppie omosessuali, che non sono i 100mila di cui si favoleggia, ma secondo i dati ISTAT, 528. 528 persone, 528 bambini, a cui vanno garantiti con chiarezza tutti i diritti.

Ritengo che l’esame delle leggi esistenti mostri come queste garanzie già esistono, ma dico con altrettanta fermezza che, se si volessero scrivere i loro diritti in una forma anche più cogente, noi siamo pronti a farlo.

I bambini che già ci sono devono avere pari diritto, come tutti gli altri.

Ma, colleghi, non nascondiamoci dentro varie forme di ipocrisia.

La stepchild è tutta un’altra cosa, com’è evidente a chi guarda la realtà.

Chi è il figliastro del partner?

Per una coppia omosessuale maschile i casi sono due e solamente due: o è il figliastro nato da un precedente matrimonio o relazione eterosessuale di uno dei componenti della coppia omosessuale, e allora questo figliastro, questo bambino ha già due genitori, e non è possibile inventarne un terzo, ed è difeso ed è protetto dalle legislazioni che ho ricordato, oppure c’è un solo altro modo con cui due maschi possano avere un figlio, non potendo essi né concepirlo, né partorirlo da soli, e questo modo è prendere in affitto l’utero di una donna affidandole il seme di uno dei due maschi affinché essa partorisca un figlio che le sarà strappato immediatamente.

Torno a dire, l’intento del disegno di legge, ancorché negato a parole, pare essere rivolto a consentire questa pratica, che comunque la vogliamo chiamare è e rimane una pratica barbara, disumana.

La vogliamo chiamare "maternità surrogata", "gestazione per altri"?

Si tratta sempre e comunque di utero in affitto, una pratica condannata con forza da tutti gli stati europei.

Una pratica nei confronti della quale le parole del parlamento europeo nella risoluzione del 2011 sono senza scampo.

Si parla di riconoscere il grave problema della surrogazione di maternità, che costituisce uno sfruttamento del corpo e degli organi riproduttivi femminili, si dice che i bambini e le donne sono soggetti a forme di sfruttamento e sono considerati merci sul mercato internazionale.

Parole chiarissime e pesantissime, altro che dire "ce lo chiede l’Europa".

Bene ha fatto il ministro Lorenzin a definirlo "ultraprostituzione".

D’altra parte l’utero in affitto è la premessa indispensabile, senza la quale non ci sarebbe stepchild adoption, e bisogna qui ringraziare la brutale chiarezza del senatore Lo Giudice, che ha reso evidente per tutti con il suo racconto ciò che era già chiaro: due omosessuali maschi possono avere un figlio soltanto comprandolo da una donna.

D’altra parte questa pratica, di cui le leggi italiane impediscono anche ogni forma di pubblicità, è ormai invece facilmente accessibile.

Esistono siti Internet, cataloghi patinati che spiegano a chiunque le semplici modalità con cui è possibile acquistare un figlio, con prezzi che variano dai 50mila euro in su.

E non dimentichiamo che questa pratica prevede anche la condizione crudelissima che alla madre che genera, il bimbo debba essere strappato subito dopo il parto.

Mi si può obiettare, è stato fatto, che l’utero in affitto è escluso dalla legge italiana vigente e il disegno di legge non ne parla.

Lo ha ripetuto più volte la senatrice Cirinnà.

Collega Cirinnà, la voglio prendere sul serio.

Colleghi del PD, se la vostra opposizione all’utero in affitto è vera, e io lo vorrei credere, unitevi a noi nel votare l’emendamento che prevede che l’utero in affitto sia dichiarato reato universale, l'utero in affitto utilizzato sia da omosessuali che da eterosessuali, un reato punibile per ogni cittadino italiano, anche quando commesso all’estero.

Avviandomi alla conclusione, voglio ancora parlare ai colleghi del Partito Democratico, perché il disegno di legge è una loro iniziativa e perché sono il gruppo di maggioranza dentro questo senato.

Voi sapete, colleghi, che il tema di cui stiamo parlando vede nettamente contraria la grande maggioranza del paese.

Tutti i sondaggi lo dicono, ultimo quello dell’Istituto Ixé per Agorà, che ha attestato un 73 per cento di contrari ad adozioni per i gay e alla stepchild adoption e solo un 20 per cento di favorevoli, ed è un divario, questo, che è aumentato di sette punti in due settimane, il che significa che più i cittadini sono informati, più si dicono contrari, e anzi disgustati, e noi rivendichiamo a nostro merito questo risultato, perché in questi mesi ci siamo battuti e ci siamo spesi per informare correttamente il massimo numero di cittadini, e questo è certamente uno dei risultati più positivi della mobilitazione del Family Day.

E allora colleghi, io credo che tutte queste cose meritino una riflessione.

Ancora una sollecitazione, voglio sottolineare.

Io credo che sia profondamente sbagliato trattare questo tema distorcendolo in una contrapposizione tradizionale tra destra e sinistra, tra cattolici e laici, tra progressisti e retrogradi, tra oscurantisti e portatori di luce.

Sui temi etici le divisioni sono trasversali e la prudenza che è richiesta a tutti noi non significa volontà di rimandare l’approvazione di una norma che sia equilibrata, ma è una prudenza resa indispensabile dalla necessità di trovare, appunto, un equilibrio, e di impedire il varo di un provvedimento che potrebbe portare a conseguenze pesantissime per il nostro paese, per la società italiana e per il suo futuro, minandone alla base l’istituzione fondamentale, che è la famiglia.

Ancora una volta, colleghi della sinistra, colleghi del Partito Democratico, mi rivolgo a voi perché la vostra storia è anche la storia in cui è presente una componente umanitaria, attenta, io credo, a queste riflessioni.

Non è un caso, che molti esponenti del mondo di sinistra in queste settimane hanno manifestato profonde perplessità.

È stato ricordato il presidente dell’Istituto Gramsci, Giuseppe Vacca, che ha esposto chiaramente i propri dubbi e la propria contrarietà.

Così hanno fatto numerose esponenti del femminismo storico di sinistra, italiano e internazionale.

Alcune di loro sono state messe a tacere, altre coraggiosamente continuano ad esprimere la loro contrarietà.

Dubbi e perplessità sono stati esposti da personaggi come Giulietto Chiesa e in quest’aula dal senatore Tronti, e da altri senatori del Partito Democratico, che si sono rammaricati del fatto che non sia stata accolta la proposta di modifica dell’articolo 5, né la proposta di fare due leggi diverse trattando il tema delle adozioni in una sede appropriata ed in modo autonomo.

E lo stesso è accaduto al livello internazionale.

Cito il clamoroso evento di quindici giorni fa all’assemblea nazionale francese, voluto e diretto dalla vicepresidente socialista di quell’importante consesso, insieme a numerose associazioni della sinistra, evento che ha avuto in Francia e sui media europei una vasta eco, anche se da noi, non a caso, nessuno ne ha praticamente parlato.

Concludo colleghi.

Io credo che, di fronte a temi come questi, nessuno di noi possa in coscienza pensare di approvare una legge che vede all’opposizione una percentuale così grande di cittadini.

Il mio invito alla riflessione vale ovviamente anche per il presidente del consiglio.

Non è giusto spaccare il paese.

E non è neppure conveniente per il governo, io credo, che siano varati provvedimenti così osteggiati dalla grande maggioranza dei cittadini.

Non credo che la maggioranza del popolo italiano, contraria a questo provvedimento, aumenterebbe la propria stima e la propria considerazione, già a livelli non eccelsi, nei confronti del governo.

E neppure, credo, possiamo pensare di sostituire all’adozione una sorta di affido rafforzato o di pre-affido che avrebbe le stesse conseguenze pratiche e in più sfregerebbe e stravolgerebbe un istituto che è dono e generosità, lo stravolgerebbe in una pretesa egoistica di genitorialità.

Riflettiamo bene tutti, dunque.

È un tema straordinariamente sensibile, che divide clamorosamente il paese, tale da sconsigliare di essere affrontato con forzature ideologiche rispetto al sentire comune medio del nostro popolo, tale da sconsigliare che possa essere votato con una maggioranza, quale maggioranza?

Una maggioranza occasionale, spuria o una maggioranza minima.

Se passerà, lo sappiamo tutti che nei punti cruciali i voti di differenza saranno minimi.

Colleghi, io credo che su questi temi occorra una dose di umiltà e di realismo.

La scelta di procedere a piccoli passi, magari per tappe successive, cominciando con ciò che è largamente condiviso.

E l’abbiamo detto, lo sappiamo tutti ciò che è largamente condiviso: il riconoscimento dei diritti dei conviventi anche omosessuali.

Una legge di questo tipo, sarebbe già una novità nel panorama italiano.

Abbiamo la possibilità di farlo.

Ogni altra forzatura ci porterebbe su una strada sbagliata.

Io credo che nessuno di noi debba in coscienza poterla percorrere.

Grazie.

Condividi l'articolo:

Articoli correlati

L’implicito della settimana: Ikea: scopri la vaghezza accogliente della tua casa!

La lite sul Mes Meloni – Conte

Informazioni utili alla lettura

Ogni contenuto discutibile è evidenziato con un colore diverso che corrisponde al tipo di implicito linguistico usato dal parlante in quell’occasione. Il tipo di implicito è indicato nell’etichetta che compare al passaggio, e che ne esplicita anche la funzione comunicativa.

Ogni contenuto implicito serve a realizzare un certo obbiettivo nella comunicazione: cioè, è dotato di una Funzione comunicativa. Ad esempio: Autoelogio, Elogio di altri, Attacco, Difesa e Opinione personale. 

La Presupposizione è un contenuto presentato come se i destinatari ne fossero già al corrente: in questo modo non sono indotti a metterlo in discussione.

L’Implicatura è un contenuto che non è detto esplicitamente, ma è lasciato intuire. Poiché lo implica lui, il destinatario si accorge di meno che gli è stato trasmesso dall’emittente. 

Un’Espressione vaga è compatibile con molti diversi contenuti concreti, per cui è difficile accorgersi se essa sia falsa o esagerata.

Un Topic, per i linguisti, è un’informazione presentata come se se ne stesse già parlando, quindi come se fosse già abbastanza accettata nel discorso.