Questa settimana osserviamo un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter) da Gianni Alemanno, presidente del neonato partito di destra cattolico Indipendenza!.
Il politico scrive: «Lollobrigida si svegli: servono interventi concreti. Basta seguire la Von Der Leyen e la sua politica “ambientalista” dannosa per l’agricoltura UE!». Queste poche parole seminano una serie di contenuti impliciti che vogliamo portare alla luce. Le espressioni «Lollobrigida si svegli» e «basta seguire la Von Der Leyen» presuppongono rispettivamente che il ministro Lollobrigida non sia attore vigile sulla scena politica (che sia addormentato, per l’appunto), e che questi stia seguendo passivamente le indicazioni della Presidente della Commissione Europea. Entrambi questi contenuti sono evidentemente discutibili. Il secondo, in particolare, risulta particolarmente controverso in quanto fino a pochi giorni prima (come riportato da molti quotidiani autorevoli il giorno 25 gennaio) il ministro Lollobrigida ha speso parole critiche rispetto alle politiche del Green Deal, proprio sottolineando come, secondo lui, non vadano a sostegno degli agricoltori.
Alemanno rivolge poi la sua critica direttamente a Von Der Leyen, e presuppone, mediante l’articolo determinativo messo davanti al sintagma «sua politica “ambientalista” dannosa per l’agricoltura UE», che la sua politica sia dannosa per l’agricoltura – altro contenuto controverso, data la centralità del tema all’interno del Green Deal.
Vogliamo infine attirare l’attenzione su un ultimo meccanismo, forse ancora più implicito, perché ancora meno manifesto, e sul quale è probabile che il lettore medio non si soffermi: le virgolette attorno alla parola ambientalista. Con questa strategia, Alemanno implica, seppur non linguisticamente in senso stretto, che quella del Green Deal non sia in realtà una politica ambientalista, ma che lo sia solo di facciata – a differenza di quella di Alemanno che invece si sta spendendo nell’incontrare gli agricoltori. Il politico mette così implicitamente in discussione l’onestà, la competenza e la credibilità della Commissione Europea. Il che, in altre parole, veicola il messaggio che della Commissione Europea, di Von Der Leyen – e anche dei ministri del governo, se la seguono – non ci si può fidare. Nel lettore poco attento, la combinazione di questi contenuti impliciti potrebbe generare un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni, e specularmente una certa simpatia e fiducia nei confronti dell’autore e del suo partito. E il gioco della persuasione è fatto.