La lente di Oppp! questa settimana si sposta sulla campagna pubblicitaria per l’8 per mille all’Unione Buddhista Italiana, diffusa soprattutto online e su cartelloni affissi nelle città.
La campagna è basata su uno slogan principale, affiancato da altri cinque messaggi che insieme suggeriscono lo stesso meccanismo comunicativo. Il messaggio principale: “l’8xmille all’Unione Buddhista Italiana, arriva davvero a chi davvero vuoi tu” si caratterizza per la ripetizione dell’avverbio “davvero”. La prima volta, l’avverbio insiste sul verbo “arrivare”, la seconda sul sintagma “chi vuoi tu”. Precisare che l’8xmille arriva davvero a chi davvero vuoi tu attiva l’implicatura che altri possibili destinatari dell’8xmille (ossia le altre confessioni religiose e lo stato) facciano solo finta di usare il contributo economico per coloro ai quali i contribuenti vorrebbero destinarlo. Nel messaggio è inoltre presente una buona dose di vaghezza: l’8xmille “arriva a chi davvero vuoi tu”, ma quindi esattamente a chi? Come si può pensare che tutti i “tu” a cui si rivolge la pubblicità abbiano in mente lo stesso destino per le proprie tasse? Su questo aspetto si sviluppa la comunicazione degli altri cinque cartelloni:
I cinque testi illustrano una serie di nobili fini in cui “tu” potresti voler investire l’8xmille (i canili, l’accoglienza dei migranti, la tutela dei fondi marini, l’agricoltura, la qualità dell’aria). Tuttavia, se osservati tutti insieme, sembrano suggerire un altro possibile livello di lettura: le espressioni “un branco di bastardi” e “gli ultimi arrivati” hanno anche accezioni negative, e “sul fondo del mare”, “sotto terra” e “sparso al vento” potrebbero alludere a sprechi nella destinazione dell’8xmille. Se ogni singolo cartellone veicola quindi solo un messaggio positivo rispetto a quello che l’Unione Buddhista farà con l’8xmille, tutta la campagna presa nel suo insieme sembra anche alludere a quello che potrebbe succedere se tu affidassi il tuo 8xmille a qualcun altro, contenuto implicito che come mostrato è senz’altro ben evidente nello slogan principale.
In questa campagna pubblicitaria osserviamo in azione il meccanismo linguistico dell’intertestualità: per recuperare i contenuti impliciti (ma, più in generale, perché la comunicazione sia efficace!) spesso è necessario fare riferimento a un livello testuale più ampio di un singolo messaggio, che si tratti di altri testi più o meno collegati o del riferimento a fatti che fanno parte delle nostre conoscenze enciclopediche.