Un saluto ai nostri lettori! Questa settimana l’osservatorio OPPP! punta la sua lente verso un claim diffuso dalla piattaforma di streaming Netflix in occasione del suo lancio in Italia avvenuto nel 2015.
L’efficacia persuasiva dello slogan fa leva su un abile uso di diverse strategie implicite che permettono di compromettere la comprensione piena e consapevole dei contenuti veicolati.
L’uso dell’avverbio “più” in frasi negative presuppone la preesistenza di un determinato stato di cose fino a un certo momento, il quale (tramite un’implicatura conversazionale) sarà fatto coincidere dal lettore con l’arrivo di Netflix in Italia. Lo slogan riesce così a trasmettere implicitamente dei contenuti discutibili che, se proposti in via esplicita, solleverebbero facilmente obiezioni: “I film, le serie tv e gli altri contenuti d’intrattenimento di cui hai disposto finora raccontavano una storia monotona e noiosa. Grazie allo sbarco di Netflix in Italia, d’ora in poi potrai usufruire di contenuti originali e fuori dal comune”.
Le informazioni implicite sopramenzionate sono rafforzate da un’ulteriore presupposizione, attivata dal sintagma nominale introdotto da un articolo determinativo “la solita storia” (in linguistica, si parla di descrizione definita). La funzione di questo attivatore è quella di presentare come nota e identificabile l’esistenza di una “solita storia”, alla quale il lettore sarebbe stato abituato.
Infine, lo slogan contiene una certa dose di vaghezza, poiché non specifica quale sia la solita storia a cui fa riferimento e lascia così al ricevente il compito e la libertà di identificarla. Né chiarisce in che cosa la storia cambierà. In questo modo, Netflix si ripara furbamente da un eventuale disaccordo dei lettori, i quali, avendo opinioni e preferenze differenti, interpreteranno una storia come solita o insolita ciascuno in base al proprio punto di vista. Insomma, ognuno immaginerà da parte di Netflix la rivoluzione positiva che preferisce lui.