Questa settimana vi proponiamo l’analisi di un recente cartellone pubblicitario di un gruppo bancario, che recita: “Arriviamo dove gli altri non arrivano”. In questo breve slogan, la strategia implicita che la fa da padrona è la vaghezza. Intanto, chi sono “gli altri”? I gruppi bancari concorrenti? Le banche straniere? Altre realtà del mondo finanziario? Il resto dell’umanità?
L’apoteosi della vaghezza è concentrata nell’espressione “dove gli altri non arrivano”: benissimo, cioè dove? L’immagine su cui lo slogan campeggia prova a suggerire una risposta, mostrando un consulente intento a ricevere una cliente sul ciottolato di una piazzetta, tra una bancarella di frutta e il mercato dei fiori. Forse, quindi, la pubblicità ci vuole suggerire che sarà facile trovare in qualsiasi paesino un bancomat dove prelevare senza commissioni o una filiale a cui rivolgerci. Ma i potenziali clienti più romantici potrebbero pensare che la banca ci vuole dire che è capace di arrivare nella realtà viva del Paese, uscendo dagli sterili palazzi della finanza, dove “gli altri” si fermano. Essendo così umana, questa banca forse arriva addirittura nella terra promessa dove si garantiscono mutui straordinariamente accessibili? Dove si stipulano investimenti redditizi e sicuri? Dove si consolidano generosi prestiti?
La vaghezza è un meccanismo persuasivo proprio perché lascia al destinatario la possibilità di colmare il vuoto di significato lasciato dall’espressione linguistica impiegata: e per via di una propensione all’egocentrismo che è tipica della specie umana, ognuno è portato a proiettare su quel vuoto l’aspetto che ritiene più rilevante e che gli sta più a cuore.