A meno di un mese dal 25 settembre, la campagna elettorale infuria. E come spesso succede nel discorso politico, gli impliciti linguistici non mancano. Oggi abbiamo messo a confronto per voi due manifesti su uno dei temi più caldi del confronto: la questione energetica.
Il cartellone della Lega, diffuso in molte città italiane già da qualche settimana, recita: “Indipendenza energetica e nucleare sicuro. Credo nell’Italia pulita che coniuga crescita e ambiente”.
In questo testo è presupposto, grazie alla strategia linguistica della descrizione definita (sintagma nominale con l’articolo determinativo), che possa esistere un’Italia pulita che coniuga crescita e ambiente. Al tempo stesso, questa è presentata come una cosa in cui il politico “crede”, e dunque come una sorta di visione, addirittura un sogno da realizzare. Si suggerisce dunque, tramite implicatura, che coniugare crescita e ambiente in un’Italia pulita sia una prerogativa della Lega, qualcosa che le altre forze politiche non sperano nemmeno di ottenere. Lo slogan risulterebbe vago (come si ottiene un’Italia pulita che coniuga crescita e ambiente?) se non fosse il cartellone stesso a rispondere a questo legittimo dubbio: il nucleare è la soluzione. La scelta di inserire l’aggettivo “sicuro” veicola altri contenuti impliciti: la Lega è consapevole che il nucleare viene accusato di essere rischioso e si prende carico di questi dubbi.
Pochissimi giorni fa sono stati presentati i nuovi manifesti elettorali del PD. Molto sintetici, si basano sulla contrapposizione tra due alternative, su cui campeggia l’invito agli elettori: “Scegli”. Quello che vi proponiamo insiste, come quello di Salvini, sul tema delle energie: “Combustibili fossili. Energie rinnovabili. Scegli”.
L’intera campagna è basata su un meccanismo tendenzioso: la presupposizione – fallace – che non vi sia una terza opzione oltre alle due proposte. In questo caso, l’elettore è invitato a scegliere tra combustibili fossili e energie rinnovabili, come se non esistessero altre risorse per l’approvvigionamento energetico. Questo ovviamente è falso (come suggerisce ad esempio lo stesso manifesto di Salvini, che propone l’energia nucleare). La mancanza di alternative è poi accompagnata da una forte polarizzazione, ottenuta attraverso diverse strategie, che suggerisce che una delle due opzioni sia del tutto indesiderabile e che dunque l’elettorato non possa che preferire l’altra. Concorre a questo effetto, intanto, la scelta delle parole: da una parte “combustibili”, cioè cose che bruciano e provocano fumi, dall’altra “energie”. Il posizionamento su sfondo nero enfatizza il senso comune secondo cui le energie fossili siano l’alternativa inquinante e indesiderabile, mentre lo sfondo rosso brillante conferisce dinamismo e positività alle fonti rinnovabili. Infine, attraverso un’altra implicatura conversazionale, legata anche alla disposizione degli elementi sul manifesto bicolore, si suggerisce che il PD è l’unica forza politica che intende puntare sulle energie rinnovabili, mentre gli altri – e soprattutto le destre, storicamente associate al colore nero – hanno in mente per l’Italia un futuro di combustibili fossili.
I lettori più attenti noteranno probabilmente che il testo risulta anche vago: di quali combustibili fossili stiamo parlando? Del gas russo o delle centrali a carbone recentemente riattivate in Italia? E con quali rinnovabili il PD vorrebbe garantire l’autonomia energetica del Paese? Tuttavia, dato che il manifesto elettorale è per sua natura un tipo di testo in cui regnano la sintesi e la semplificazione, vogliamo su questo dare credito alla buona fede di chi ha prodotto i testi.