Dopo il confronto Letta-Salvini, continua la nostra analisi dei manifesti elettorali che tappezzano i muri delle nostre città in queste settimane di campagna elettorale. Oggi abbiamo preso in considerazione il manifesto della lista Più Europa con Emma Bonino, e quello del partito guidato da Carlo Calenda, Azione. Entrambi i cartelloni sono occupati dalla foto a mezzo busto del(la) leader e da brevi slogan densi di impliciti, costruiti in diretta opposizione ai partiti concorrenti.
Il testo del manifesto di Più Europa recita: “Io sono Emma. C’è un’Italia che i diritti li libera”. Lo slogan si apre con un richiamo alla campagna elettorale di un altro partito; dicendo “Io sono Emma”, Bonino si pone in contrasto con Giorgia Meloni, implicando dunque di essere portavoce di valori e proposte politiche opposte. Quali siano, secondo Più Europa, i punti di contrasto tra Bonino e Meloni è chiarito nella seconda parte dello slogan. Il verbo “liberare”, appartenente al gruppo dei predicati di cambiamento di stato, attiva la presupposizione che i diritti al momento siano intrappolati (infatti, non si può liberare qualcosa che è già libero). Nonostante sia vero che sui diritti civili l’Italia ha ancora un po’ di strada da fare, affermare esplicitamente che in giro non si vedono diritti sarebbe senz’altro ritenuto un po’ esagerato. Invece la formulazione implicita ha più possibilità di superare il vaglio critico degli elettori. Notiamo poi una scelta particolare rispetto all’ordine del verbo “liberare” e del complemento oggetto “i diritti”. Solitamente in italiano il complemento oggetto segue il verbo, non lo precede: la scelta più normale sarebbe “C’è un’Italia che libera i diritti”. Se si decide per qualche motivo di cambiare quest’ordine, si deve inserire un pronome: ecco perché dobbiamo dire “i diritti li libera”. Ma qual è il motivo dietro questa scelta? La costruzione usata sul cartellone di Più Europa ha la funzione di segnalare come topicale il complemento oggetto della frase. In altre parole, si vuole segnalare ai destinatari che i diritti sono già al centro dei loro pensieri. Questo sicuramente è vero per qualche elettore, ma non si può dare per scontato che lo sia per tutti. Infine, dicendo che “C’è un’Italia che i diritti li libera” si implica che vi sia un’altra Italia che invece li vorrebbe tenere prigionieri: ovviamente, il riferimento è ai partiti concorrenti, e probabilmente in particolare a Fratelli d’Italia, a cui è già stato instaurato un riferimento nella prima parte dello slogan. Segnaliamo come ultimo dettaglio che l’immagine aiuta a chiarire a quali diritti si fa riferimento: alla spalle di Bonino si notano una donna con la testa velata e una coppia omosessuale. I diritti in discussione sono dunque quelli civili.
Il cartellone di Carlo Calenda recita: “Basta promesse. L’Italia, sul serio”. Anche in questo caso, gli impliciti non mancano. In primo luogo, l’espressione “basta” presuppone e segnala come presente nella memoria a breve termine dei destinatari che si facciano promesse (non si può dire basta! a qualcosa che non è in corso): ma questo in campagna elettorale è vero. Però “basta” implica anche che il contenuto seguente sia indesiderabile (in campagna elettorale, non sentirete nessuno tuonare: “Basta finanziamenti agli ospedali!”). Ma le promesse di per sé non sono una cosa negativa: solo quelle non mantenute lo sono. Quindi Calenda, con un’abile stratificazione di due diversi impliciti, sta presupponendo che le promesse che si sentono in questi giorni – ovviamente quelle dei suoi avversari – non saranno realizzate. Infine, la frase “L’Italia, sul serio” implica che gli altri partiti politici non prendano sul serio il Paese e la sua gestione, mentre Calenda – invece di limitarsi a irrealistiche promesse – lo fa.
Anche in questo confronto, abbiamo visto che i cartelloni si avvalgono di strategie simili. La linea comunicativa è basata principalmente su attacchi impliciti ai rivali politici, di cui si lasciano intendere le tendenze illiberali da una parte e la sbruffonaggine dall’altra. Per contrasto, si suggerisce – sempre in modo implicito – che Più Europa e Azione possiedono le qualità che agli avversari mancano.