
Oggi vi proponiamo il confronto tra due discorsi pronunciati in momenti politici molto diversi, ma che entrambi cercano di legittimare mediante la comunicazione implicita tentate alleanze con avversari politici “inconsueti”. Si tratta di un discorso pronunciato da Antonio Di Pietro nel 1997 e di un discorso di Roberto Fico del 2020.
Cominciamo vedendo un interessante passaggio del discorso di Di Pietro.
La fiducia: oggi che c’è il maggioritario – e mi rivolgo a tutti quelli di Rifondazione Comunista, a quelli dalla destra – oggi che c’è il maggioritario, che senso ha gli schieramenti, tra virgolette, per partito preso?
È vero o non è vero, voi di Alleanza Nazionale, che per tutta la mia attività e la mia esperienza passata avete sempre inneggiato a quella voglia di giustizia. Volete la giustizia dalla mattina alla sera, tutti i giorni ne avete parlato, tutti i giorni avete detto: finalmente ci ha liberato del craxismo, ci ha liberato dalle mazzette, ci ha liberato dalle tangenti eccetera
Con queste parole Di Pietro voleva persuadere la destra a non allearsi con Berlusconi ma con lui. E ormai sappiamo che dove c’è persuasione ci sono (molto probabilmente) degli impliciti.
Scegliendo di usare l’articolo determinativo (gli schieramenti, tra virgolette, per partito preso), Di Pietro presuppone che esistano degli schieramenti per partito preso. Poi fa implicare un collegamento fra il suo invitare alleanze e la domanda: che senso ha gli schieramenti, tra virgolette, per partito preso?, cioè che Rifondazione Comunista e la destra abbiano scelto con chi allearsi per partito preso. Il fatto che si tratti di una domanda retorica implica inoltre che allearsi per partito preso non abbia senso. Il passaggio successivo, mediante una nuova implicatura, suggerisce che se Alleanza Nazionale desidera giustizia la cosa più sensata sia che Alleanza Nazionale si allei con lui.
Questo frammento di discorso è interessante anche per una serie di impliciti non connessi con lo scopo di convincere Alleanza Nazionale. L’uso del verbo liberare presuppone che si fosse prigionieri del craxismo, delle mazzette, e delle tangenti. L’accostamento di questi termini in una lista fa scaturire l’implicatura che craxismo significhi mazzette e tangenti. L’uso di “eccetera” lascia vago che cosa altro componga il craxismo, lasciando all’ascoltatore il compito di saturare la lista con altri fenomeni di valore morale negativo.
Da ultimo, si noti ciò che implicito non è: l’appello ad Alleanza Nazionale. Viene da chiedersi se oggi una personalità afferente all’area riformista potrebbe fare così chiaramente offerte alla destra.
Il discorso del 2020 di Roberto Fico viene pronunciato in un contesto politico del tutto diverso; ma anche in questo caso l’oratore affida alla comunicazione implicita una serie di contenuti con cui cerca di legittimare un’apertura a forze politiche tradizionalmente lontane.
Fico si serve molto dell’implicatura, lasciando ai propri ascoltatori il compito di completare dei ragionamenti che legittimino l’alleanza con altri partiti. Questo lo pone più al riparo dalle critiche delle frange più radicali del Movimento, avverse a ogni tipo di alleanza.
Nella parte iniziale del suo discorso, Fico suggerisce che il Movimento 5 Stelle è ormai parte del sistema (ad esempio, perché ha voce in capitolo sulle nomine Rai). Il ragionamento si conclude con questa domanda, la cui risposta è affidata a chi ascolta:
Siamo uguali o siamo diversi a tutti gli altri?
La risposta che Fico suggerisce implicitamente è: Siamo uguali a tutti gli altri; un contenuto che, se asserito esplicitamente, avrebbe probabilmente causato lo sdegno di molti dei presenti.
Più avanti nel testo, Fico ripropone la sua strategia in questo passaggio, dove vengono implicitamente giustificate le alleanze che il Movimento ha stretto rispettivamente con la Lega Nord e con il Partito Democratico:
Abbiamo, sbagliando o non sbagliando, fatto un primo contratto con la Lega, addirittura con la Lega Nord, e poi l’abbiamo fatto col Partito Democratico. Perché? Perché pensiamo di portare avanti le nostre idee, i nostri temi.
Con l’inciso sbagliando o non sbagliando Fico non vuole esprimere una vera e propria alternativa, ma suggerire che anche se queste alleanze erano discutibili, ciò era secondario rispetto al fine ultimo raggiunto. Tale fine che giustifica i mezzi è infatti suggerito nella frase successiva, quando l’oratore ci rivela che il Movimento 5 Stelle ha stretto queste alleanze perché pensiamo di portare avanti le nostre idee, i nostri temi. Anche qui c’è un implicito, e sarà chi ascolta a completare il ragionamento: se il M5S si è alleato con Lega e PD perché voleva portare avanti le sue idee, se ne implica che senza alleanze non sarebbe stato possibile farlo.
Abbiamo voluto confrontare questi discorsi per mettere in luce come, anche in momenti diversi della politica italiana, gli oratori facciano affidamento sulla comunicazione implicita per legittimare scelte discutibili; in questo caso le aperture verso alleati “poco canonici” rispetto alle ideologie tradizionali dei propri partiti, come Alleanza Nazionale per l’Ulivo o la Lega Nord e il PD per il Movimento 5 Stelle.