A tutta prima, i valori globali di implicitezza per Salvini e Di Maio mostrano tendenze simili nell'arco di tutto il 2017. In particolare, il confronto appare significativo per i discorsi tenuti in occasione delle elezioni amministrative e per quelli in cui il segretario della Lega Nord e il vice-presidente della Camera hanno inaugurato la loro candidatura a premier nelle prossime elezioni nazionali. Come si può notare, le differenze più evidenti sono quelle prodotte dai discorsi tenuti per le amministrative, in cui Di Maio si mostra mediamente più tendenzioso di Salvini. Rispetto ai discorsi di candidatura, le differenze appaiono invece meno nette e, per ragioni verosimilmente legate ad intenti persuasivi volti a convincere l'elettorato a portare al Governo l'uno o l'altro candidato, i valori globali di implicitezza sono in generale superiori a quelli ottenuti dall'analisi degli altri discorsi. Per entrambi i politici, il maggiore impatto esercitato dall'uso di impliciti è determinato dal diffuso ricorso a strategie presupposizionali.
Dal confronto con Giorgia Meloni emerge che l'implicitezza del discorso di Di Maio contro la legge elettorale Rosatellum superi di 12 punti quello tenuto dalla deputata del Centro Destra sullo stesso tema.
Invece, al comizio Liberiamoci e Ripartiamo, cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno preso parte, l'analisi del discorso di Meloni ha restituito un valore globale di implicitezza di ben 56 punti superiore al valore ottenuto dal discorso di Salvini.
Mentre nel discorso di Meloni contro l'approvazione del Rosatellum il valore globale di implicitezza è trainato dalla notevole presenza di implicature e presupposizioni, nel discorso di confronto con Matteo Salvini, l'apporto principale è costituito dal genere presupposizionale.