La propaganda politica usa gli stessi espedienti della pubblicità, per sviare l’attenzione critica dai contenuti più discutibili di cui ci vuole persuadere. Ad esempio, nella campagna per le elezioni politiche del 2006, i due schieramenti adoperavano esattamente lo stesso trucco.
Vediamo prima che cosa faceva la Destra. Questi erano i cartelloni della campagna nazionale:
Apparentemente, dicono solo che la Destra è sfavorevole a una serie di provvedimenti, descritti in maniera vaga e minacciosa. Simili messaggi, se significassero solo ciò che dicono espressamente, sarebbero quasi delle ovvietà. Ma il contenuto importante è un altro: questi cartelloni, dato il contesto in cui vennero diffusi, facevano implicare che la Sinistra, se avesse vinto le elezioni, avrebbe adottato tutti quei provvedimenti. “C’è il pericolo che la sinistra metta più tasse sulla tua casa”, “Se vince, la sinistra introdurrà immigrati clandestini a volontà”, e così via. Queste cose erano esagerazioni che non si potevano asserire, perché non erano nel programma della Sinistra, e perché asserirle avrebbe messo la Destra in cattiva luce. Ma si potevano insinuare, lasciando che fossero gli elettori a implicare quelle accuse alla sinistra. E un significato che costruivano loro stessi, gli elettori non lo avrebbero messo in discussione.
La Sinistra si comportava nello stesso modo. Ecco alcuni dei cartelloni nazionali:
Anche qui, le affermazioni sono così condivisibili che i messaggi, se si limitassero a significare ciò che dicono esplicitamente, sarebbero pressoché inutili. La loro utilità elettorale sta invece in ciò che fanno implicare al lettore: che la Destra, se vincesse, toglierebbe risorse dalla sanità e dal welfare in generale, oltre a emanare provvedimenti che determinerebbero un aumento del lavoro precario.
I messaggi che cercano di convincere non mediante ciò che dicono esplicitamente, ma mediante qualche contenuto implicito nascosto nelle pieghe della formulazione linguistica, sono innumerevoli e continui. Anche i discorsi dei politici, al pari della propaganda su cartellone, si fondano su questa pratica. Lo scopo è ingannare l’elettore, facendogli credere che ciò di cui finisce per convincersi non sia un’opinione del politico, ma qualcosa che l’elettore stesso pensa, o a cui è arrivato da solo.
Gli strumenti principali di questo procedimento sono quattro, a cui la linguistica ha dato dei nomi non tutti facilissimi: la vaghezza, le implicature, le presupposizioni e le topicalizzazioni. Nelle pagine raggiungibili a questi link ne diamo delle brevi spiegazioni.
A questo link, invece, spieghiamo in breve come si possa fare per misurare quanto implicito c’è in un testo, e in particolare quanta informazione discutibile è trasmessa in forma implicita. Cioè, se e in che misura un testo è onesto, o tendenzioso.