Allora, sono i giorni decisivi, sono i giorni decisivi, e io sono contento che oggi qui ci sia quella stessa sensazione, quello stesso stato d'animo che io ho trovato fin dalle prime ore successive all'annuncio che sarebbe stato necessario il ballottaggio.

Combattività, voglia di reagire, e voglia di vincere nel prossimo turno del 27 maggio per avere un sindaco che continui l'esperienza condotta da Francesco Rutelli come sindaco di Roma.

Combattività, voglia di vincere, sicurezza.

Noi non siamo quelli che a cinque giorni dal voto sparano numeri, peraltro numeri non clamorosi.

Ho visto che oggi era annunciata, come al solito con grande fanfara, una conferenza stampa di Berlusconi e Tajani, il cui esito, al cui esito mi viene da dire "tutto qui?".

Tutto quello che Berlusconi ha da promettere per Roma sono quelle migliaia di miliardi che sono proposte nel testo, nelle indicazioni che Berlusconi ha dato?

Per me, per l'idea che ho di Roma, e per quello che Roma deve fare come grande capitale di uno stato federale, quelle cifre, quelle risorse, sono poche.

E io sono certo che Francesco Rutelli, Antonello Falomi, tutti i parlamentari nostri, presenteranno nella prossima finanziaria emendamenti per aumentare di molto le risorse finanziarie disponibili per la capitale d'Italia, per questa città che noi, che noi, non a chiacchiere, non a chiacchiere, ma in questi sette anni, lavorando duramente, come ha fatto Francesco e come ha fatto la sua giunta, e come abbiamo fatto noi al governo nazionale, perché qui sì, c'è stata sintonia, c'è stata sintonia perché c'era una intensità dello sforzo, per affrontare partite difficili come quella del giubileo.

C'è una sola cosa che a me manda veramente in bestia in una campagna elettorale, ed è quando i miei avversari, per cercare di raccattare qualche voto, cercano di raccontare un'immagine di Roma che danneggia la nostra città.

Cercano di dire che a Roma fa tutto schifo, che a Roma non funziona niente, e cercano di indicare non so più quale città in Europa come modello al quale Roma dovrebbe ispirarsi.

Roma si deve ispirare a qualcuno?

Roma, questa grande città che oggi per fortuna è diventata essa stessa un modello per nuove amministrazioni.

Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, chiede di studiare le esperienze di innovazione amministrativa che si sono determinate a Roma e noi, questa città, pur con le ferite che sono state prodotte nel passato da una certa difficoltà a governare il territorio e a dare certezze, regole e trasparenza, persino.

In questi sette anni abbiamo conosciuto la ripresa di Roma.

E allora, ve lo voglio dire, la mia impressione è molto netta e molto secca.

Il 27 maggio si decide qualcosa di importante.

Qualcosa di importante per il destino della nostra comunità.

Se Roma dovrà tornare ad essere, perché di questo si tratta, perché le persone sono le stesse, la città che era prima dell'esperienza di governo di Francesco Rutelli, con tutte le sue confusioni, i suoi disordini e i suoi problemi, e con la sua instabilità politica e con la sua difficoltà a fronteggiare le grandi questioni sociali, culturali, ambientali di Roma, o se invece a Roma dovrà continuare quest'opera di innovazione.

Noi abbiamo mandato in questa campagna elettorale un messaggio chiaro che io questa sera qui vorrei ribadire.

Il buon bilancio, non significa che a Roma non ci siano problemi, come è del tutto evidente che ci sono in tutte le grandi aree metropolitane del mondo, a New York, a Londra, a Parigi.

Le periferie non sono degli Eden, le periferie sono zone nelle quali si vive difficilmente, e quelle periferie, sono periferie che non sono nate spontaneamente, come noi diciamo.

Non sono quelle periferie alle quali la giunta ha dovuto portare acqua, luce e fogne nel corso di questi anni.

Sono periferie che comunque vivono una condizione difficile e io sento questo come il mio principale dovere per il futuro.

Di che cosa si occuperà in primo luogo il sindaco del centrosinistra?

Si occuperà di affrontare le due grandi questioni che a Roma sono aperte, e che riguardano la condizione di vita nelle periferie della città e le grandi questioni sociali, che riguardano chi ha di meno, chi vive in una condizione di disagio, chi affronta con maggiore difficoltà la sfida della vita quotidiana.

I risultati elettorali ci dicono che questo messaggio è arrivato.

Guardate, dobbiamo avere orgoglio dei nostri risultati, di quelli che abbiamo conquistato a livello politico e a livello amministrativo.

Io faccio il conto delle ultime elezioni.

Nel 1998 il centro-sinistra aveva il 2 per cento in meno del centrodestra.

Nel 1999 ha avuto il 4 per cento e nel 2000 ha avuto l'8 per cento, raddoppiava costantemente.

A queste elezioni, alle elezioni comunali di Roma, così come alle elezioni politiche, il centro-sinistra ha preso il 3 per cento in più del centrodestra, e il candidato sindaco del centrosinistra è in testa di tre punti, dimostrando anche di avere una capacità espansiva rispetto alle liste che lo hanno sostenuto, perché noi cresciamo di 2 punti percentuali, e il candidato del centrodestra ha preso il 2 per cento in meno delle sue liste.

Ora, domenica 27 si voterà su due persone.

Non bisogna votare i partiti, bisogna votare due persone, bisogna votare due programmi, due sistemi di valori, e fatemi dire anche due esperienze, e io voglio, con molta forza, sostenere due argomenti.

Primo argomento: è davvero utile che a Roma sia tutto dello stesso colore, governo nazionale, giunta regionale, giunta provinciale, giunta comunale?

È utile, è utile per il futuro di Roma?

Lasciamo stare considerazioni politiche, parlo del futuro della mia città, parlo dell'autorevolezza con la quale si può rappresentare Roma, se c'è una dialettica.

E allora Roma può avere la garanzia di non essere strumento di scambio per un governo che adesso dice quelle cose, ma poi io lo voglio vedere in parlamento Bossi, che voleva bruciare Roma, votare provvedimenti a favore della capitale.

Noi, noi dobbiamo rivendicare l'autorevolezza e la forza con la quale Roma deve essere condotta, e questa è la seconda questione.

Io non faccio considerazioni di merito tra i due candidati, non sarebbe corretto e non le voglio fare certo non da parte mia, voglio però dire una cosa: Roma è una specie di grande aereo, il più grande aereo italiano a rappresentare, diciamo, la dimensione delle varie città.

Su questo aereo, il pilota deve sapere che cosa fa.

Se è un Boeing 747, e Roma è il Boeing 747 dell'Italia, non si può mettere a pilotare il Boeing 747 chi non ha mai guidato neanche un motorino, chi non ha mai fatto un'esperienza amministrativa, chi non ha mai amministrato neanche un condominio.

Io sono stato, io sono stato dieci anni consigliere comunale, quando sindaco di Roma è stato Luigi Petroselli, e sono stato, e sono stato vicepresidente del consiglio con Romano Prodi, e sono stato ministro dei beni culturali e penso di aver fatto, per la mia città, molte cose in più delle chiacchiere che vengono fatte durante la campagna elettorale.

Il mio candidato vicesindaco, Enrico Gasbarra, è stato presidente di circoscrizione, consigliere regionale, assessore al commercio.

Questo siamo noi, questo patrimonio di esperienza e di sicurezza possiamo mettere a disposizione di Roma.

Su quell'aereo, ci siamo seduti in 2 milioni e 600 mila, e se il pilota non sa guidarlo, siamo tutti a rischio.

Ecco allora qual è il messaggio che io vorrei dare: la Roma che noi vogliamo fare, la Roma moderna e solidale, la Roma che riparte dalle periferie e dei problemi sociali, la Roma che rifà il suo sistema fiscale.

Guardate noi abbiamo avanzato una proposta rilevante in questi giorni, rilevante perché concreta e realistica, di rivedere l'ICI.

Noi abbatteremo completamente l'ICI per 8 mila famiglie bisognose, e dimezzeremo l'ICI per quelle famiglie che hanno un reddito medio e basso, e per quelle famiglie che hanno un numero di figli elevato, e soprattutto, lo voglio dire qui, in questo quartiere, in questa circoscrizione, anzi, in questa municipalità che Enzo Puro guiderà con la stessa forza con la quale l'ha guidata nel corso di questi anni e che i cittadini gli hanno riconosciuto, noi cambieremo gli indici delle rendite catastali, che sono quelle sulle basi delle quali si calcola l'ICI, e che oggi stabiliscono che una casa di Piazza di Spagna valga tanto quanto una casa del Prenestino, il che non può essere, non deve essere e non sarà più.

E poi, e poi abbiamo annunciato che cancelleremo per i commercianti le tasse sulle insegne e persino le tasse sull'ombra che ci sono per le tende.

E perché potremo farlo?

Non perché facciamo la demagogia pre-elettorale.

Ci hanno detto prima delle elezioni che avrebbero abolito l'IRAP, l'hanno detto agli italiani, hanno ottenuto il loro voto su questo, e due giorni dopo, non dico un mese, ma due giorni dopo hanno già detto che non aboliranno l'IRAP.

Io invece quello che dico farò, e se lo potrò fare è perché la giunta guidata da Francesco Rutelli ha creato le condizioni di una lotta all'evasione che dà al comune ogni anno 100 miliardi, che noi restituiremo ai cittadini più poveri, alle famiglie di reddito medio-basso e alle imprese che generano ricchezza.

Noi vogliamo una Roma più moderna e più solidale, e siamo a un passo dal raggiungimento di questo obiettivo.

Io l'invito che mi sento di fare a tutti voi è lo stesso invito che ha fatto Francesco.

Siete tanti, tantissimi stasera, siete anche sparsi, io mi scuso per quelli ai quali abbiamo voltato le spalle ma che saluto con grande affetto, noi abbiamo bisogno che si torni tutti a votare.

Lo so, è stato uno spettacolo indecoroso, e penso che abbia avuto anche un effetto sul risultato elettorale, perché non si può tenere per ore la gente in attesa di esercitare il suo diritto democratico, e credo che l'intero paese debba dire grazie a quegli straordinari elettori che hanno aspettato in fila un'ora e mezza, due ore per esercitare un diritto democratico, ma non può funzionare così.

Domenica 27, io ho già scritto al commissario Mosino, perché domenica 27 ci siano più cabine elettorali, ci siano i servizi, anche se probabilmente non ce ne sarà bisogno, perché si vota qui in questa circoscrizione con una sola scheda in cui bisogna fare la croce su uno dei due nomi, in altre circoscrizioni si vota su due schede, quindi le operazioni saranno rapide, però io stasera vi voglio rivolgere un appello.

Però credetemi, un appello che vi prego veramente di tradurre in azione, mancano otto giorni, nove giorni, ciascuno di voi prenda in carico 10, 15, 20 nominativi, e si preoccupi di garantire la partecipazione di questi al voto.

Se voi farete questo tanti quanti siete stasera e quelli che incontriamo in questa ripresa di orgoglio e di combattività in tutta Roma, e noi potremo raggiungere un grande risultato, un grande risultato.

E non sarà il risultato mio, di Enrico Gasbarra, o di chi come Francesco ci sta dando un contributo pari all'intensità con la quale ha ben condotto la campagna elettorale nazionale, e credo che tutti lo dobbiamo ringraziare di questo.

No, se vinceremo il 27 maggio, il risultato sarà non solo nostro, ma sarà di tutti voi, sarà di tutte le donne e di tutti gli uomini, di tutte le ragazze e di tutti i ragazzi che prendono in mano il destino della loro città, che vogliono un sindaco vero, che vogliono un sindaco che possa decidere, che abbia l'autorevolezza e la forza per rappresentare Roma, che non sia subalterno a nessun altro potere, che non sia, come dice Francesco, un pilota automatico.

Noi, noi abbiamo bisogno di rendere ancora più grande Roma.

È la nostra città.

È la città che amiamo.

E io voglio concludere così, ribadendo qualcosa che dovrebbe, nella vita politica italiana, suonare come un'anomalia.

Io sono stato, e sono ancora fino a lunedì prossimo, a lunedì 28, il segretario del partito che era il partito di maggioranza di governo in questo paese.

Io ho annunciato, nel momento stesso in cui mi sono candidato, ho accettato la candidatura, che non avrei più fatto il segretario del partito.

E ho detto anche di più: ho detto che, nonostante io sia stato eletto in parlamento, perché mi sono voluto candidare per dare una mano a Francesco, alla coalizione, anche al mio partito, io, quale che sia l'esito del ballottaggio, non andrò in parlamento, ma resterò in comune a rappresentare le idee, i valori e le ragioni per le quali mi sto battendo in questa campagna elettorale.

Non succede frequentemente nella vita politica italiana.

Questo vi dice qual è l'amore e la passione per questa città, ed è pensando al futuro di Roma, ed è pensando alla Roma che potremmo fare noi, e alla Roma che farebbero loro, e a quello che sarebbe soprattutto delle periferie e della politica sociale, della vita culturale e dell'ambiente, che io mi sento di dire stringiamoci, mettiamoci in movimento, ciascuno di noi prenda la campagna elettorale, sia il capo della mia campagna elettorale, siete tutti i capi della mia campagna elettorale.

Vinceremo insieme, vinceremo insieme il 27 di maggio e continueremo a cambiare la nostra città.