Signor presidente, voglio iniziare questo mio intervento dicendo con chiarezza che se il contenuto di questo disegno di legge fosse coerente con il titolo, che parla di unioni civili tra persone dello stesso sesso e di disciplina delle convivenze, beh, io sarei qui oggi, e credo con me molti altri, per intervenire a favore di un disegno di legge di tal fatta.

Infatti, sia io personalmente, sia gli appartenenti al mio gruppo, siamo del tutto favorevoli al riconoscimento pieno dei diritti di ogni persona, qualunque sia l’orientamento sessuale o il tipo di convivenza che questa persona sceglie di avere o mette in campo, senza discriminazione alcuna, con il pieno totale rispetto che si deve ad ogni persona, ciascuna portatrice di una identità grande, che ha lo stigma del divino, a nostro modo di vedere, e che non può mai essere limitata, riassunta, in un aspetto delle sue scelte di vita.

Riconoscimento pieno dei diritti di cui si è parlato nel dibattito pubblico nel corso di queste settimane, perché sarebbero, sono calpestati: riconoscimento all’assistenza reciproca, all’assistenza in tutte le situazioni di difficoltà, il diritto al subentro nei contratti di varia natura, i diritti patrimoniali, i diritti ereditari.

Su questi temi, io e il mio partito siamo sempre stati pronti a votare a favore.

Area Popolare ha anche presentato un disegno di legge autonomo che va in questa direzione e vari emendamenti a questo disegno di legge che proporremo e illustreremo nel corso del dibattito.

Ma purtroppo, questa mia premessa è smentita dalla lettura dell’articolato, la quale è in totale discontinuità e contraddizione con il titolo, e questo rende il disegno di legge per noi del tutto inaccettabile.

La proposta della collega Cirinnà parla di unioni, ma nella realtà introduce nell’ordinamento italiano il matrimonio omosessuale.

Non c’è alcuna differenza tra la disciplina del matrimonio di un uomo e di una donna e la disciplina delle unioni civili secondo questo disegno di legge.

Questa è la realtà, che nessuna descrizione ipotetica può cancellare, cambia solo il nome, la sostanza è identica.

Tutte le norme del codice civile e delle leggi speciali che si riferiscono al matrimonio vengono trasferite tal quale alle unioni civili.

Questo è inaccettabile per noi, ma è anche inaccettabile, e voi lo sapete, per la maggioranza del popolo italiano, che come tutti i sondaggi riportano, dice sì ai diritti dei conviventi omosessuali e no ai matrimoni gay.

Certo, si cerca di dire, si cerca di dire all’opinione pubblica che la differenza tra i due istituti sarebbe insita nel loro diverso fondamento costituzionale, ma è un inganno.

La disciplina prevista da questo disegno di legge è esattamente identica, quella derivante dall’articolo 29, e non dall’articolo 2.

Brevemente ricordo , sia per i matrimoni, sia per le unioni civili previste da questo disegno di legge, le nullità e gli impedimenti sono gli stessi, sono identiche le forme della celebrazione che avviene alla presenza dell’ufficiale di stato civile e di due testimoni, è identica la facoltà di assumere lo stesso cognome, sono identici gli effetti del matrimonio e dell’unione civile, tanto è vero che l’articolo 3 richiama espressamente tutte le norme relative ai coniugi eterosessuali, il regime successorio relativo al coniuge è esteso, senza alcuna eccezione, al partner dell’unione civile, la disciplina del divorzio e della separazione è integralmente estesa anche alle unioni civili.

Su questi punti, noi abbiamo più volte invocato la strada della ragionevolezza, a partire dall’analisi delle pregiudiziali di costituzionalità che abbiamo sollevato, non con intenti ostruzionistici, ma allo scopo di prevenire un pronunciamento futuro della corte, che se non interverranno emendamenti significativi, mi pare del tutto scontato.

Ricordo, anche qui sinteticamente, ad essere in contrasto con la costituzione è in qualche modo l’insieme del provvedimento, che contrasta fortemente gli articoli 29 e 31.

C’è una violazione chiara dell’articolo 3, laddove viene assimilato al regime della famiglia quello di una formazione sociale diversa, mentre il compito del legislatore è di trattare fattispecie uguali in modo eguale e fattispecie diverse in modo diverso.

Un altro punto di illegittimità è relativo al doppio binario costruito dal provvedimento per le coppie omosessuali ed eterosessuali.

Siamo giunti ad una forma di discriminazione indiretta delle coppie etero.

Se le unioni civili omosessuali sono una formazione sociale, non lo sono anche le coppie di fatto eterosessuali?

Quando la costituzione richiama le formazioni sociali, e i diritti dei componenti omosessuali o eterosessuali, mette sotto accusa proprio la discriminazione che è insita in questo ddl, e cioè un trattamento per le unioni civili omosessuali e un trattamento completamente diverso per le coppie di fatto eterosessuali.

E infine, contrariamente alla collega che mi ha preceduto, ritengo che sia manifestamente violato anche l’articolo 81 della costituzione, perché la copertura di bilancio prevista è del tutto insufficiente.

È palese che l’onere della reversibilità, nel caso della pensione, non può essere stimato solo in presenza di coppie omosessuali giovani, come è stato fatto, ma deve essere stimato su un periodo temporale di lungo respiro, almeno trent’anni, quando si porrà con tutta evidenza la questione di un numero molto più alto di pensioni di riversibilità da erogare.

Per tutto questo, sono convinto che la corte, come ha già fatto nel recente passato, non potrà fare altro che intervenire per ribadire la non omologabilità del matrimonio con le altre formazioni sociali.

E faccio notare, per incidens, come vi sia un altro tema su cui la corte potrà intervenire, ed è quello segnalato dal nostro e da altri gruppi nelle questioni sospensive che sono state respinte da quest’aula.

È evidente a tutti che la procedura che stiamo seguendo, non è quella prevista dal regolamento del senato, né dalla costituzione.

È una procedura scorretta che non potrà che essere sanzionata dalla corte, così come accadde per la dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi.

Ecco perché, presidente, colleghi, su questi punti che ho voluto tratteggiare, la proposta del nostro gruppo è chiara, netta e fa appello, torno a dirlo, alla ragione.

L’invito è a depurare il testo del ddl da tutti quegli impropri riferimenti che lo rendono surrettiziamente identico al matrimonio eterosessuale.

Avremo così una buona legge, che non spacca il paese, che in tantissimi, forse tutti, potremmo votare, e che riconosce più diritti alle persone nelle formazioni sociali.

Il che, fra l’altro, colleghi, è esattamente ciò che ci chiede l’Europa: una legge sulle convivenze omosessuali, non il riconoscimento di matrimoni.

Prendo ora in esame un altro aspetto, a mio avviso gravemente critico del provvedimento, quello che riguarda le adozioni e, in particolare, la stepchild adoption, trattata dall’articolo 5, ma già prevista negli articoli precedenti, colleghi, già prevista negli articoli precedenti.

In primis voglio sottolineare un dato di fatto poco ricordato nel dibattito sin qui svolto.

Il bambino del padre biologico o della madre biologica non è destinato affatto a rimanere solo e privo di tutela.

Già dal 1983, l’articolo 44, lettera a) della legge 184, prevede che in caso di morte del genitore biologico, chi con quel bambino ha avuto una consuetudine di vita perdurante nel tempo, può procedere all’adozione.

Evitiamo, quindi, di attribuire alla norma prevista all’articolo 5 presunti aspetti salvifici che sono già presenti nel nostro ordinamento.

Ricordiamo anche che stiamo parlando di un numero di bambini attualmente esistente in carico a coppie omosessuali, che non sono i 100mila di cui si favoleggia, ma secondo i dati ISTAT, 528. 528 persone, 528 bambini, a cui vanno garantiti con chiarezza tutti i diritti.

Ritengo che l’esame delle leggi esistenti mostri come queste garanzie già esistono, ma dico con altrettanta fermezza che, se si volessero scrivere i loro diritti in una forma anche più cogente, noi siamo pronti a farlo.

I bambini che già ci sono devono avere pari diritto, come tutti gli altri.

Ma, colleghi, non nascondiamoci dentro varie forme di ipocrisia.

La stepchild è tutta un’altra cosa, com’è evidente a chi guarda la realtà.

Chi è il figliastro del partner?

Per una coppia omosessuale maschile i casi sono due e solamente due: o è il figliastro nato da un precedente matrimonio o relazione eterosessuale di uno dei componenti della coppia omosessuale, e allora questo figliastro, questo bambino ha già due genitori, e non è possibile inventarne un terzo, ed è difeso ed è protetto dalle legislazioni che ho ricordato, oppure c’è un solo altro modo con cui due maschi possano avere un figlio, non potendo essi né concepirlo, né partorirlo da soli, e questo modo è prendere in affitto l’utero di una donna affidandole il seme di uno dei due maschi affinché essa partorisca un figlio che le sarà strappato immediatamente.

Torno a dire, l’intento del disegno di legge, ancorché negato a parole, pare essere rivolto a consentire questa pratica, che comunque la vogliamo chiamare è e rimane una pratica barbara, disumana.

La vogliamo chiamare "maternità surrogata", "gestazione per altri"?

Si tratta sempre e comunque di utero in affitto, una pratica condannata con forza da tutti gli stati europei.

Una pratica nei confronti della quale le parole del parlamento europeo nella risoluzione del 2011 sono senza scampo.

Si parla di riconoscere il grave problema della surrogazione di maternità, che costituisce uno sfruttamento del corpo e degli organi riproduttivi femminili, si dice che i bambini e le donne sono soggetti a forme di sfruttamento e sono considerati merci sul mercato internazionale.

Parole chiarissime e pesantissime, altro che dire "ce lo chiede l’Europa".

Bene ha fatto il ministro Lorenzin a definirlo "ultraprostituzione".

D’altra parte l’utero in affitto è la premessa indispensabile, senza la quale non ci sarebbe stepchild adoption, e bisogna qui ringraziare la brutale chiarezza del senatore Lo Giudice, che ha reso evidente per tutti con il suo racconto ciò che era già chiaro: due omosessuali maschi possono avere un figlio soltanto comprandolo da una donna.

D’altra parte questa pratica, di cui le leggi italiane impediscono anche ogni forma di pubblicità, è ormai invece facilmente accessibile.

Esistono siti Internet, cataloghi patinati che spiegano a chiunque le semplici modalità con cui è possibile acquistare un figlio, con prezzi che variano dai 50mila euro in su.

E non dimentichiamo che questa pratica prevede anche la condizione crudelissima che alla madre che genera, il bimbo debba essere strappato subito dopo il parto.

Mi si può obiettare, è stato fatto, che l’utero in affitto è escluso dalla legge italiana vigente e il disegno di legge non ne parla.

Lo ha ripetuto più volte la senatrice Cirinnà.

Collega Cirinnà, la voglio prendere sul serio.

Colleghi del PD, se la vostra opposizione all’utero in affitto è vera, e io lo vorrei credere, unitevi a noi nel votare l’emendamento che prevede che l’utero in affitto sia dichiarato reato universale, l'utero in affitto utilizzato sia da omosessuali che da eterosessuali, un reato punibile per ogni cittadino italiano, anche quando commesso all’estero.

Avviandomi alla conclusione, voglio ancora parlare ai colleghi del Partito Democratico, perché il disegno di legge è una loro iniziativa e perché sono il gruppo di maggioranza dentro questo senato.

Voi sapete, colleghi, che il tema di cui stiamo parlando vede nettamente contraria la grande maggioranza del paese.

Tutti i sondaggi lo dicono, ultimo quello dell’Istituto Ixé per Agorà, che ha attestato un 73 per cento di contrari ad adozioni per i gay e alla stepchild adoption e solo un 20 per cento di favorevoli, ed è un divario, questo, che è aumentato di sette punti in due settimane, il che significa che più i cittadini sono informati, più si dicono contrari, e anzi disgustati, e noi rivendichiamo a nostro merito questo risultato, perché in questi mesi ci siamo battuti e ci siamo spesi per informare correttamente il massimo numero di cittadini, e questo è certamente uno dei risultati più positivi della mobilitazione del Family Day.

E allora colleghi, io credo che tutte queste cose meritino una riflessione.

Ancora una sollecitazione, voglio sottolineare.

Io credo che sia profondamente sbagliato trattare questo tema distorcendolo in una contrapposizione tradizionale tra destra e sinistra, tra cattolici e laici, tra progressisti e retrogradi, tra oscurantisti e portatori di luce.

Sui temi etici le divisioni sono trasversali e la prudenza che è richiesta a tutti noi non significa volontà di rimandare l’approvazione di una norma che sia equilibrata, ma è una prudenza resa indispensabile dalla necessità di trovare, appunto, un equilibrio, e di impedire il varo di un provvedimento che potrebbe portare a conseguenze pesantissime per il nostro paese, per la società italiana e per il suo futuro, minandone alla base l’istituzione fondamentale, che è la famiglia.

Ancora una volta, colleghi della sinistra, colleghi del Partito Democratico, mi rivolgo a voi perché la vostra storia è anche la storia in cui è presente una componente umanitaria, attenta, io credo, a queste riflessioni.

Non è un caso, che molti esponenti del mondo di sinistra in queste settimane hanno manifestato profonde perplessità.

È stato ricordato il presidente dell’Istituto Gramsci, Giuseppe Vacca, che ha esposto chiaramente i propri dubbi e la propria contrarietà.

Così hanno fatto numerose esponenti del femminismo storico di sinistra, italiano e internazionale.

Alcune di loro sono state messe a tacere, altre coraggiosamente continuano ad esprimere la loro contrarietà.

Dubbi e perplessità sono stati esposti da personaggi come Giulietto Chiesa e in quest’aula dal senatore Tronti, e da altri senatori del Partito Democratico, che si sono rammaricati del fatto che non sia stata accolta la proposta di modifica dell’articolo 5, né la proposta di fare due leggi diverse trattando il tema delle adozioni in una sede appropriata ed in modo autonomo.

E lo stesso è accaduto al livello internazionale.

Cito il clamoroso evento di quindici giorni fa all’assemblea nazionale francese, voluto e diretto dalla vicepresidente socialista di quell’importante consesso, insieme a numerose associazioni della sinistra, evento che ha avuto in Francia e sui media europei una vasta eco, anche se da noi, non a caso, nessuno ne ha praticamente parlato.

Concludo colleghi.

Io credo che, di fronte a temi come questi, nessuno di noi possa in coscienza pensare di approvare una legge che vede all’opposizione una percentuale così grande di cittadini.

Il mio invito alla riflessione vale ovviamente anche per il presidente del consiglio.

Non è giusto spaccare il paese.

E non è neppure conveniente per il governo, io credo, che siano varati provvedimenti così osteggiati dalla grande maggioranza dei cittadini.

Non credo che la maggioranza del popolo italiano, contraria a questo provvedimento, aumenterebbe la propria stima e la propria considerazione, già a livelli non eccelsi, nei confronti del governo.

E neppure, credo, possiamo pensare di sostituire all’adozione una sorta di affido rafforzato o di pre-affido che avrebbe le stesse conseguenze pratiche e in più sfregerebbe e stravolgerebbe un istituto che è dono e generosità, lo stravolgerebbe in una pretesa egoistica di genitorialità.

Riflettiamo bene tutti, dunque.

È un tema straordinariamente sensibile, che divide clamorosamente il paese, tale da sconsigliare di essere affrontato con forzature ideologiche rispetto al sentire comune medio del nostro popolo, tale da sconsigliare che possa essere votato con una maggioranza, quale maggioranza?

Una maggioranza occasionale, spuria o una maggioranza minima.

Se passerà, lo sappiamo tutti che nei punti cruciali i voti di differenza saranno minimi.

Colleghi, io credo che su questi temi occorra una dose di umiltà e di realismo.

La scelta di procedere a piccoli passi, magari per tappe successive, cominciando con ciò che è largamente condiviso.

E l’abbiamo detto, lo sappiamo tutti ciò che è largamente condiviso: il riconoscimento dei diritti dei conviventi anche omosessuali.

Una legge di questo tipo, sarebbe già una novità nel panorama italiano.

Abbiamo la possibilità di farlo.

Ogni altra forzatura ci porterebbe su una strada sbagliata.

Io credo che nessuno di noi debba in coscienza poterla percorrere.

Grazie.