Ogni enunciato linguistico è fatto non solo di ciò che dice, ma anche di contenuti nascosti. Vedendo una borsa in una vetrina, potremmo constatare con soddisfazione che è bella ma economica. L’uso di ma esprime un contrasto, e si giustifica per il fatto che quando una borsa è bella, ci aspettiamo che non sia economica. Ma allora come si spiega che è altrettanto naturale, passando davanti alla vetrina con la borsa, dire: è bella, ma cara? Se ha senso esprimere contrasto fra l’essere bella e l’essere economica, come può avere senso esprimere un contrasto fra l’essere bella e l’essere cara? La spiegazione è che mentre nel primo caso il contrasto si istituisce fra ciò che è detto, nel secondo riguarda ciò che è implicato: l’esser bella fa implicare che vorrei comprarla, ma l’esser cara fa implicare che non potrò.

“è bella”                                “è cara”

↓                           “ma”       ↓

(vorrei comprarla)                (non posso comprarla)

L’implicatura è il meccanismo per cui una cosa non detta dall’emittente viene supplita dal ricevente, spesso senza esserne consapevole. Immaginiamo di domandare a un comune amico: Gianni è tornato da Parigi?, e che lui ci risponda: C’è una bicicletta rossa davanti al fioraio. Anche se, letteralmente inteso, questo enunciato non risponde alla nostra domanda, noi lo interpretiamo in base a quello che H. P. Grice ha chiamato il Principio di Cooperazione, e cioè secondo la certezza che il nostro amico volesse risponderci. Poiché interpretata letteralmente si tratterebbe di una risposta infelice, più o meno consapevolmente ci regoliamo in base al fatto che l’intenzione del nostro amico è invece di farci implicare una risposta felice in maniera indiretta. Quindi capiamo che Gianni è tornato da Parigi, e che la bici rossa parcheggiata davanti al fioraio è la sua. In questa implicatura può avere un ruolo anche il contesto: siamo facilitati nel trovare la giusta interpretazione dell’enunciato se sappiamo che Gianni possiede una bici rossa, e che la fioraia è la sua ragazza. Un diverso contesto porterebbe a un’interpretazione diversa sul ritorno di Gianni da Parigi; per esempio, se sapessimo che a possedere una bici rossa è Piero, il rivale di Gianni nelle grazie della fioraia.

In ottica persuasiva, l’implicatura ha il vantaggio che se il ricevente costruisce lui un certo contenuto, difficilmente lo metterà in discussione. Ne sono un buon esempio i cartelloni elettorali delle elezioni politiche 2006 che commentiamo qui: Persuasione politica. Ma anche queste pubblicità commerciali, dove sono lasciati implicare contenuti che, se asseriti, risulterebbero più evidentemente discutibili:


– “Plasmon è il migliore possibile esempio di cosa sana!”

– “L’aspartame è il migliore esempio di cosa “sicura”!”

– “Pregare è efficace e produce risultati nella realtà!”

I politici, per questo, fanno largo uso di implicature quando vogliono contrabbandare contenuti discutibili senza che i destinatari si accorgano che sono tali. Riportiamo i seguenti brevi brani da discorsi politici, indicandone tra parentesi l’autore e facendoli seguire da una esplicitazione del contenuto che è insinuato come implicatura, e che nella maggior parte dei casi se asserito suonerebbe falso, esagerato, o almeno così antipatico da rendere il messaggio controproducente:

– Noi non siamo un partito dove c’è uno che decide per tutti. (Renzi) – Negli altri partiti c’è uno che decide per tutti.

– Abbiamo fatto una campagna elettorale basata sui concetti di serietà e di verità. Continuiamo a ritenere che la verità non è alternativa alla speranza. Non si può dare speranza raccontando balle. (Letta) – I miei avversari danno speranza raccontando balle.

– Considero questo voto un voto di speranza straordinaria, di un Paese che ha tutte le condizioni per poter cambiare, e per poter invitare l’Europa a cambiare. (Renzi) – Occorre ed è desiderabile che l’Italia e l’Europa “cambino”.

– Ma pensiamo che sia possibile, lavorando alla riduzione delle spese, a far sì che ci siano delle riduzioni dei costi standard in tutte le regioni; che ad esempio nella sanità non si paghi dieci volte tanto una siringa che si compra in Calabria rispetto al costo di una stessa siringa in una regione del Nord. (Berlusconi) – In Calabria una siringa costa davvero proprio dieci volte di più, e questo significa che gli amministratori calabresi rubano. E che quelli delle “regioni del Nord” non rubano.

– A Roma, nei palazzi della politica, nessuno ha più alibi. Non c’è più spazio per rinviare le riforme, quelle istituzionali, costituzionali, elettorali, del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia, del fisco. (Renzi) – Tutte queste cose sono da riformare, e quindi il fatto di non riformarle costituisce un rinvio e un ritardo, per il quale i miei avversari cercano degli alibi.

– Prossimo presidente non dev’essere complice della bandiera di questa UE. PRODI, VELTRONI, AMATO… alla faccia del super partes” #portaaporta (Salvini) – I precedenti presidenti erano “complici”, cioè alleati nel crimine, della bandiera di questa UE.

– Voglio riforme fatte non coi piedi, e che le voti chi sa cosa vota: una porcata resta tale chiunque la voti. (Giannino) – La riforma in discussione è fatta coi piedi, chi la vota non sa cosa vota, ed è una porcata.

– Allora siete pronti a tornare in campagna elettorale per dare all’Italia un Governo solido, capace e liberale? (Berlusconi) – L’attuale governo non è né solido, né capace, né liberale.

– Votare a destra o votare a sinistra significa votare tedesco. (Salvini) – Votare tedesco è una cosa negativa.

– O vi mettete in gioco, o ci mettiamo in gioco, o se no diventiamo come gli altri. (Renzi) – Diventare come “gli altri” è una disgrazia da evitare, perché loro sono peggiori di noi.